Per i lavoratori "interamente contributivi" sarà possibile accedere al canale di pensionamento anticipato con almeno 64 anni di età grazie a un "ponte" con la previdenza integrativa. La somma dei contributi previdenziali con l’aggiunta di quelli complementari varrà ai fini del raggiungimento dell’importo richiesto per accedere alla pensione. Allo stesso tempo però la soglia di contributi richiesti salirà, dal primo gennaio, da 20 anni a 25 per poi lievitare a 30 dal 2030. L’attuale normativa consente di andare in pensione a 64 anni ai lavoratori in regime contributivo, con un minimo di 20 anni di contributi, solo se l’importo dell’assegno che si percepirà è pari a 3 volte la pensione minima per gli uomini e 2,8 volte per le donne. Al momento la norma riguarda pochissime persone. Si calcola che un maggiore effetto ci sarà dal 2030. "L’emendamento presentato dalla deputata della Lega Tiziana Nisini - spiega il sottosegretario al lavoro Claudio Durigon - premia la flessibilità in uscita". Polemici i sindacati: per la Cgil si tratta di un peggioramento.
EconomiaPensioni anticipate. Arriva il ’ponte’