Sabato 11 Gennaio 2025
ANTONIO PETRUCCI
Economia

Sette agricoltori su 10 vorrebbero lavorare oltre l’età pensionabile

La fotografia del Censis sul mondo agricolo: il 92% chiede più libertà di scelta sull’età in cui ritirarsi dal lavoro

epa11620533 A farmer works in rice harvesting in Valencia, Spain, 23 September. Valencia is well-known for rice cultivation due to its fertile soil, and rice farming is deeply rooted in Valencian culture. EPA/KAI FOERSTERLING

epa11620533 A farmer works in rice harvesting in Valencia, Spain, 23 September. Valencia is well-known for rice cultivation due to its fertile soil, and rice farming is deeply rooted in Valencian culture. EPA/KAI FOERSTERLING

Roma, 11 gennaio 2025 – Da un lato aumenta l’età per andare in pensione, dall’altro chi ci va vorrebbe continuare a lavorare, sentendosi ancora nelle condizioni di farlo. Non sempre si tratta di una scelta, a volte è percepito come un dovere in quanto l’assegno previsto è considerato troppo bassa per garantirsi una buona pensione, e quindi ritardare l’uscita dal lavoro è l’unica soluzione. Sono queste alcune delle conclusioni del secondo report dell’Osservatorio Enpaia-Censis del mondo agricolo.

I dati del report Enpaia-Censis

L'innalzamento dell'età di pensionamento è considerato dal 65% degli intervistati come “una costrizione alla libertà individuale”, mentre il 70% pensa che anche i pensionati dovrebbero avere modo di continuare a lavorare. Tale situazione, viene indicato nel report, è coerente con una società che invecchia e diventa più longeva, e che non vuole avere nell’età un fattore discriminante. "Il report – afferma il direttore generale di Enpaia (Ente Nazionale di Previdenza per gli Addetti e per gli Impiegati in Agricoltura), Roberto Diacetti - fotografa un'Italia dove il 92% degli occupati non disdegnerebbe avere più libertà di scelta per quanto riguarda l'età di pensionamento, con una maggiore flessibilità in uscita dal lavoro, quindi con la possibilità di poter andare in pensione un po' prima con delle penalizzazioni ridotte, ma anche di poter restare al lavoro più a lungo, oltre l'età pensionabile. Ma nel nostro Paese - aggiunge Diacetti - abbiamo un enorme problema costituito da salari troppo bassi che impatta negativamente anche sulle future pensioni oltre che sulla domanda interna. Perciò l'idea di rinunciare a una minima quota di dividendi da parte delle imprese per aumentare le retribuzioni, merita una riflessione seria».

Il pensiero di Onofrio Rota

Anche per il segretario generale Fai-Cisl, Onofrio Rota, rendere possibile di allungare il periodo lavorativo oltre l’età pensionabile, anche in settori come l’agricoltura, è uno strumento necessario. "Gli italiani hanno la necessità di lavorare oltre il requisito pensionistico, perché in questo settore si esce dal lavoro con l’assegno sociale o poco più. C’è, dunque, la necessità di lavorare più a lungo. Per le altre professioni la scelta di restare al lavoro oltre l’età pensionabile è un’opportunità utile, buona. E a volte si conservano anche buone professionalità, che possono affiancare percorsi di cambi generazionali. Noi, per esempio - continua Rota - li gestiamo già dentro alcune aziende, dove vengono allungati percorsi in uscita per permettere e facilitare i cambi generazionali sull’apprendimento di nuove conoscenze nei luoghi di lavoro”.

Tra 5 anni ci saranno 700mila lavoratori in meno

Vi è anche un altro tema molto delicato, quello della scarsa natalità in Italia, che genera un tasso di sostituzione inadeguato della forza lavoro. "Entro il 2030 nel sistema produttivo ci saranno 700mila lavoratori in meno in età da lavoro – ha aggiunto il numero uno della Fai – nel 2040 saranno 4 milioni in meno, nel 2050 si dovrebbe arrivare a 7 milioni in meno. Questo vuol dire una società molto più vecchia con un sistema di welfare da sostenere economicamente e con alcuni settori merceologici che avranno disperatamente bisogno di manodopera”.