Roma, 4 dicembre 2024 – La formula è astrusa, revisione dei coefficienti di trasformazione, ma l’effetto concreto è percepibile. E così, per effetto di questa operazione apparentemente solo tecnica, i lavoratori che andranno in pensione dal primo gennaio prossimo si vedranno tagliato l’assegno rispetto a coloro che sono andati via anche solo il 31 dicembre 2024 per una percentuale compresa tra l’1,5 e il 2,18 per cento. Il risultato, in termini pratici, è che su una pensione di circa 2mila euro lordi mensili si perderanno circa 15-20 euro netti al mese: tra i 180 e i 240 euro in un anno.
A determinare il taglio è il cambiamento dei coefficienti, quei numeretti che servono per calcolare il trattamento pensionistico in relazione alle differenti età di uscita e che vengono adeguati periodicamente rispetto all’aspettativa di vita: più questa cresce, più quelli si riducono, per fare in modo che la spesa previdenziale non risenta del fenomeno. L’ultimo aggiornamento è contenuto in un recente decreto del Ministero del Lavoro che fissa i coefficienti di trasformazione applicabili nel biennio 2025-2026.
Ebbene, in relazione all’età (dai 57 ai 71 anni) alla quale si decide di andare in pensione sono fissati parametri, che non sono altro che numeretti o indici che servono proprio per trasformare il capitale accumulato da ciascuno con il versamento dei contributi in rendita, sulla base di un criterio semplice semplice: più si è avanti negli anni, quando si lascia il lavoro, più questi numeretti sono vantaggiosi o meno penalizzanti. E il perché è evidente: più tardi si esce, più tardi e prevedibilmente per un tempo più limitato sarà dovrà erogata la rendita e, dunque, il capitale accumulato potrà essere restituito in rate più consistenti.
I coefficienti di cui parliamo sono costruiti e modificati periodicamente, dal 2012 ogni tre anni e dal 2019 ogni due anni, tenendo conto di una serie di variabili demografiche (incrementi dell’età media e della speranza di vita, indici di mortalità) ed economiche (in particolare l’andamento del Pil di lungo periodo).
Ebbene, tutte le precedenti revisioni, salvo quella del 2022 che ha scontato gli effetti della pandemia, sono state negative ed hanno prodotto un graduale abbattimento dei rendimenti. Il nuovo aggiornamento è ugualmente negativo e produrrà una riduzione dei parametri tra l’1,55 per cento in corrispondenza del 57esimo anno e il 2,18 per cento in corrispondenza del 71esimo anno di età rispetto agli attuali valori. Tradotto significa, come hanno calcolato gli esperti di pensionioggi.it, che un montante contributivo di 300mila euro che al 31 dicembre 2024 vale in pensione, all'età di 67 anni, 17.169 euro, dal 1° gennaio 2025 si riduce di 345 euro annui in corrispondenza della medesima età anagrafica.