Venerdì 22 Novembre 2024
CLAUDIA MARIN
Economia

Pensioni 2025, via quota 103: ora è 41. Le mosse del governo in vista della Manovra

L’esecutivo sta lavorando alle nuove misure di welfare per l’anno prossimo. Obiettivo: meno vincoli in uscita, ma con assegni esclusivamente contributivi e tagli fino al 20%

Roma, 14 agosto 2024 – Quota 103 addio, arriva Quota 41. Con l’inizio del 2025, la flessibilità in uscita non passerà più, con tutta probabilità, dalla possibilità di andare in pensione a 62 anni con 41 anni di contributi, ma, a prescindere dall’età, dal raggiungimento della sola soglia di 41 anni di attività e di versamenti. Anche se il rovescio della medaglia sarà costituito dal calcolo dell’assegno esclusivamente con il meno vantaggioso sistema contributivo. È questa, insieme con l’utilizzo parzialmente obbligatorio della previdenza complementare per garantire pensioni più dignitose e meno lontane per i giovani, la principale novità del pacchetto previdenza che la Lega intende far passare in autunno nell’ambito della legge di Bilancio.

L’idea della Lega

I vertici della Lega sono determinati ad allentare i vincoli che hanno impedito le uscite flessibili e che hanno fatto dire al leader della Cgil che questo governo ha finito per peggiorare la riforma Fornero. In più occasioni recenti Salvini ha spiegato che “stiamo lavorando sull’argomento pensioni per agevolare chi non ce la fa più e ha la schiena rotta al ritorno alla vita familiare”. Un avviso che il suo uomo della previdenza, Claudio Durigon, ha tradotto in una proposta fondata sul cavallo di battaglia del Carroccio, Quota 41, come gli anni di contributi da conquistare per lasciare il lavoro, a prescindere dall’età. Con il corollario del ricalcolo dell’assegno con in metodo interamente contributivo. Il che comporta un taglio dell’assegno del 15-20 per cento, a seconda dei casi.

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I paletti di Giorgetti

Ma è del tutto evidente che l’ipotesi del Carroccio, sostenuta con forza da Matteo Salvini, dovrà tenere conto delle scarse risorse che il governo avrà a disposizione per la manovra per il 2025: una manovra che dovrà essere adeguata alle richieste pressanti di Bruxelles per deficit e debito. Da qui l’inevitabile correttivo del ricalcolo contributivo dell’assegno per chi deciderà di uscire con Quota 41. Sarebbe questo l’aggiustamento che dovrebbe permettere alla misura di passare al vaglio del Ministero dell’Economia. Quota 41 pura, basata sui sistemi di calcolo misti propri di chi abbia cominciato a lavorare negli anni Ottanta, finirebbe, infatti, per costare circa 4 miliardi nel 2025 e 9 miliardi l’anno a regime. Un ammontare di risorse impossibili da reperire e utilizzare per uno strumento come questo. Sarebbe ben differente e meno oneroso l’impatto nel caso in cui gli assegni dovessero essere computati con il sistema, meno favorevole, fondato solo sui contributi versati. L’onere per lo Stato sarebbe ben più contenuto, mentre il prezzo per i lavoratori sarebbe, però, più salato: la sforbiciata all’assegno, come accennato, potrebbe superare anche il 20 per cento con effetti crescenti per gli anni successivi.

Quota 103 addio

L’introduzione di Quota 41 comporterà la fine di Quota 103, che ha avuto un ruolo rilevante nel frenare la spesa pensionistica nel 2024. Basti pensare che la stretta sulle regole di uscita prevista dalla legge di Bilancio per il 2024 ha fatto sì che nei primi sei mesi dell’anno le pensioni anticipate liquidate sono state 99.707 con un calo del 14,15% rispetto a quelle con decorrenza nello stesso periodo del 2023. Il dato, nello specifico, è legato soprattutto alla previsione di marchingegni che hanno fatto sì che nel 2024 coloro che hanno raggiunto i requisiti anagrafici e contributivi per Quota 103 sono riusciti a andare in pensione solo agli inizi di agosto.

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Confermati Ape sociale e Opzione donna

Saranno confermati due strumenti che da anni permettono uscite anticipate per determinate categorie: l’Ape sociale per coloro che svolgono lavori gravosi o si trovano in specifiche condizioni di disagio (caregiver, invalidi, disoccupati), e Opzione donna, che, sia pure entro margini ristretti, è tuttora operativa e sarà confermata anche nel 2025.