Roma, 30 novembre 2024 – La rivalutazione delle pensioni in relazione al costo della vita farà aumentare i trattamenti nel 2025 in misura variabile tra i 104 euro in più l’anno per un assegno di 1.000 euro lordi mensili e i 461,59 euro per un assegno da 5mila euro lordi mensili. È questo il risultato derivante dall’applicazione degli incrementi dello 0,8 per cento, pari all’inflazione calcolata dall’Istat, e del sistema di calcolo previsto dalla legge di Bilancio secondo uno schema che cancella il taglio drastico dell’adeguamento valido per quest’anno.
Il provvedimento
A certificare gli aumenti è un decreto del 15 novembre 2024 del ministero dell’Economia e di quello del Lavoro apparso pubblicato nei giorni scorsi sulla Gazzetta ufficiale. Il provvedimento prevede, come di consueto, la rivalutazione delle pensioni in via provvisoria in base all’indice Istat registrato nei primi nove mesi dell’anno in corso salvo il conguaglio che verrà effettuato il prossimo anno nel caso in cui l’indice definitivo sia più elevato. Ebbene, il decreto stabilisce un incremento pari allo 0,8 per cento. Ma questa percentuale verrà applicata – e qui entrano in gioco le regole della manovra – in maniera differenziata a seconda delle fasce di reddito.
Le fasce di reddito
Partiamo dalle minime. La legge di bilancio 2025 conferma per gli anni 2025 e 2026 la rivalutazione straordinaria delle pensioni minime (attualmente pari a 598,61 euro) in misura, rispettivamente, del 2,2% e dell’1,3%. Ai pensionati esteri non verrà riconosciuta nessuna rivalutazione se titolari di pensioni di importo superiori al minimo Inps. Il risultato è che gli assegni non superiori al trattamento minimo (598,61 euro mensili al 31 dicembre 2024), oltre alla rivalutazione del 100% dell’indice Istat, avranno anche una rivalutazione straordinaria del 2,2% (con riassorbimento della rivalutazione straordinaria del 2,7% riconosciuta quest’anno). Il trattamento minimo nel 2025 arriverà a 603,40 al mese, ma grazie alla rivalutazione straordinaria del 2,2% salirà ai 616,67 euro con un recupero di circa 2 euro rispetto al valore attuale (614,77 euro), ma evitando addirittura il calo dell’importo se si fosse applicata solo la rivalutazione ordinaria. I trattamenti superiori al minimo Inps e fino a 4 volte il suo valore (entro i 2.394,44 euro lordi mensili al 31 dicembre 2024) avranno la rivalutazione del 100% dell’indice Istat (0,8%) e, dunque, una rendita di 1.000 lordi dal 1° gennaio 2025 salirà a 1.008 euro (+104 euro annui), una da 2.000 lordi verrà aumentata di 16 euro mensili.
Gli assegni superiori a quattro volte il minimo e fino a cinque volte il minimo (entro 2.993,04 euro lordi mensili al 31 dicembre 2024) avranno il 100% dell’indice Istat sino a 2.394,44 euro e il 90% dell’indice Istat per la quota eccedente: un assegno di 2.500 euro sarà incrementato di 19,95 euro mensili (258,9€ annui).
Le rendite superiori a cinque volte il minimo (cioè oltre 2.993,04 euro) avranno il 100% dell’indice Istat per la quota sino a 2.394,44 euro; il 90% dell’indice Istat per la quota superiore a 2.394,44 euro sino a 2.993,04€ e il 75% dell’indice Istat per la quota eccedente 2.993,04 euro: dunque 3.000 lordi mensili saliranno di 23,51 euro (+305,59 annui), 4.000 cresceranno di 29,51 (+383,59 annui). Un trattamento da 5.000 euro lordi verrà rimpolpato di 35,51 euro (+461,59 annui).