Roma, 20 dicembre 2024 – Il pacchetto pensioni della manovra per il 2025 introduce una novità rilevante destinata a molteplici sviluppi quando il governo metterà mano, secondo gli annunci più volte arrivati in questi mesi, alla riforma complessiva del sistema nel corso del prossimo anno. Per la prima volta il primo pilastro, quello della previdenza obbligatoria, e il secondo, quello della previdenza complementare, si “parlano” e si intersecano per consentire ai giovani lavoratori, spesso con carriere precarie e discontinue, di poter andare in pensione a partire dai 64 anni senza dover attendere i 70 anni e oltre.
Fondi pensione, la spinta della Lega
È da tempo che la Lega punta sullo sviluppo della previdenza complementare in Italia: tant’è che l’obiettivo del sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon era quello di far inserire in manovra o l’obbligatorietà del trasferimento parziale del 25 per cento del Tfr ai fondi pensione o il cosiddetto silenzio-assenso sempre sulla destinazione delle liquidazioni ai fondi. Rinviato il progetto al riassetto complessivo, il Carroccio è riuscito a far passare nella manovra due soluzioni innovative che riguardano entrambe i Millennials, i giovani lavoratori che hanno cominciato l’attività dopo il primo gennaio del 1996.
Oggi uscite a 70 anni e oltre
Attualmente i lavoratori “interamente contributivi” possono conquistare il pensionamento di vecchiaia a 67 anni a condizione di aver maturato un trattamento pari almeno all’assegno sociale (534,41 euro mensili), con almeno 20 anni di contributi. E, allo stesso modo, possono lasciare il lavoro a 64 anni solo se abbiano maturato un trattamento pari ad almeno 3 volte l’assegno sociale (534,41 euro mensili). Il paletto era fissato a 2,8 volte l’assegno sociale, ma l’anno scorso è stato incrementato. Sempre con almeno 20 anni di contributi. A conti fatti, due possibilità (soprattutto la seconda) difficili da raggiungere, tanto più per chi ha carriere discontinue e bassi salari, con il risultato che non si potrà lasciare il lavoro prima dei 70 anni.
Il nuovo doppio canale
Con la doppia soluzione proposta dalla Lega (l’ultima introdotta attraverso un emendamento della deputata Tiziana Nisini), dal prossimo anno, per conquistare entrambe le soglie, i lavoratori post ‘95 potranno utilizzare una quota dell’eventuale rendita della pensione complementare. Di particolare rilievo la possibilità per il pensionamento anticipato a 64 anni. Con l’emendamento della Lega, chi vorrà uscire potrà sommare la rendita integrativa con la pensione pubblica per arrivare alla soglia prevista: 3 volte l’assegno sociale, ridotto a 2,8 volte per le donne con un figlio e a 2,6 volte per le donne con due o più figli, nel 2024 rispettivamente pari a 1.603,23 euro, 1.496,35 euro, 1.389,36 euro. In questo caso, però, il requisito di contribuzione richiesto salirà nel 2025 da 20 a 25 anni, e dal 2030 a 30 anni. Ma va puntualizzato che per chi non utilizzerà la previdenza integrativa, l’accesso all’anticipo rimarrà con 64 anni e 20 di contributi.
Una strada per la riforma
La “prima volta” della somma dei due trattamenti rappresenta una via destinata a estendersi e ampliarsi, in connessione con le sollecitazioni a rendere la previdenza complementare sempre più a adesione obbligatoria. “Per la prima volta nella previdenza italiana si potranno cumulare la previdenza obbligatoria e quella complementare per raggiungere un assegno pensionistico pari a tre volte il minimo, riuscendo ad anticipare la pensione a 64 anni – spiega Durigon –. Con il provvedimento si interviene in tema pensionistico affrontando concretamente il problema delle pensioni povere, destinate ad aumentare a fronte di un sistema contributivo che sarà più prevalente. Convinti che la strada intrapresa sia quella giusta, nella prossima finanziaria cercheremo di ampliare la platea dei lavoratori interessati”.