Roma, 18 ottobre 2023 - La fine di Quota 103 e l’arrivo di Quota 104 fa saltare i piani di chi raggiunge i 62 anni di età nel prossimo anno. Così come non avranno più la possibilità dell’uscita anticipata (anche se penalizzata) le lavoratrici che volevano puntare su Opzione donna. E, analogamente, la stessa sorte avranno i lavoratori che speravano di lasciare il lavoro con l’Ape sociale vecchia maniera. Il che porta a sottolineare che la stretta annunciata dal governo nei pensionamenti anticipati finirà per restringere significativamente le platee dei salvati e allargare quelli che rimarranno sommersi. Vale la pena, dunque, individuare quali sono le classi di età che dovranno dire addio, per ora, all’agognata pensione.
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Sommario
Quota 104 esclude i nati del 1962. Se fosse stata confermata Quota 103 (composta da 62 anni di età e 41 di contributi) il prossimo anno avrebbero potuto lasciare il lavoro anche i nati del ’62 che raggiungeranno i 62 anni, a condizione anche di conquistare i 41 anni di attività. Ma con il passaggio a Quota 104 (composta da 63 anni di età e 41 di contributi) dovranno attendere altri dodici mesi, senza sapere, però, se nel 2025 non si passerà a Quota 105. Il punto è che i nati nel ’61 sono potuti andare via fin da quest’anno o lo potranno fare entro dicembre, perché i 62 anni richiesti li hanno già conquistati in questi mesi. E, dunque, alla fine nel 2024 Quota 104 servirà solo a coloro che nati nel ’61 o negli anni precedenti raggiungeranno i 41 anni di attività dal prossimo primo gennaio.
La formula è utilizzabile oggi dai lavoratori dipendenti e autonomi con almeno 63 anni di età e 36 di contributi (30 per i lavoratori dell’edilizia) che svolgono o hanno svolto attività "gravose" (come, a titolo di esempio, professori di scuola primaria, pre-primaria e professioni assimilate, tecnici della salute, magazzinieri, operatori dei servizi socio-sanitari, operai specializzati, artigiani, agricoltori, operai della siderurgia, addetti della chimica, della nettezza urbana, addetti alle catene di montaggio, operai edili e vi di seguito). O da lavoratori con almeno 63 anni di età e 30 anni di contribuzione che siano stati riconosciuti invalidi civili, caregiver, disoccupati. Per le lavoratrici è prevista attualmente una riduzione dei requisiti contributivi: un anno in meno per ciascun figlio nel limite massimo di 2 anni. E, dunque, si scende a 28 anni di contributi (anziché 30) o a 34 anni (anziché 36). La nuova Ape fisserebbe i contributi richiesti per tutti a 36 anni (35 per le donne), con la conseguenza che di fatto verrebbero esclusi tutti coloro che, nati nel 1961, hanno cominciato a lavorare tra il 1989 e il 1994.
Opzione donna verrà eliminata dal primo gennaio prossimo anche nella versione ridotta e limitata operativa quest’anno. E, dunque, non potranno più utilizzare questo canale, per quanto ristretto, le lavoratrici con 35 anni di contributi che siano nate dal 1964 al 1966 e che, dunque, raggiungano i 58-60 anni nel 2024.
Sospesa, al momento, la sorte del canale precoci che permette di andare in pensione anticipatamente con 41 anni di contributi ai lavoratori dipendenti e autonomi, che abbiano lavorato prima dei 19 anni per almeno 12 mesi. Dovrebbero poter lasciare il lavoro, se la formula verrà confermata nel prossimo anno, coloro che, a prescindere dall’età anagrafica, abbiano cominciato a lavorare entro il 1983. Sempre che rientrino nelle categorie dell’Ape sociale.