Uno strumento unico per realizzare la staffetta generazionale e favorire gli esodi incentivati nelle aziende in crisi con uscite a partire dei 62 anni di età. È la proposta che ha presentato la ministra del Lavoro, Marina Calderone, alla ripresa del tavolo sulla riforma delle pensioni, ripartito dopo quattro mesi di stop.
Una proposta alla quale si accompagna l’ipotesi di prorogare per un altro anno, nel 2024, Quota 103. Anche se non manca il pressing soprattutto della Lega per arrivare direttamente a Quota 41, e, dunque, all’uscita anticipata con 41 anni di contributi a prescindere dall’età.
Il tavolo riparte
Riparte il confronto sulle pensioni tra governo e parti sociali. Flessibilità in uscita, allargamento della platea relativa all’Ape sociale, previdenza complementare con un nuovo semestre di silenzio assenso, deducibilità delle misure di welfare, pensione contributiva per giovani e donne, strumento unico per gli esodi incentivati. È questo il programma che Calderone ha messo sul tavolo di discussione. Temi che che nel merito saranno affrontati nell’ambito di incontri specifici, anche perché - viene ripetuto - le possibili soluzioni potranno essere valutate solo in base alle risorse che verranno messe a disposizione.
La staffetta generazionale
In primo piano il nuovo strumento unico per affrontare le crisi aziendali e favorire il ricambio generazionale. Calderone ha delineato un solo strumento per gli esodi incentivati sulla falsa riga dal contratto di espansione, della durata massima di sette anni, con un sostegno pubblico esteso alle Pmi e nuove assunzioni incentivate. Oggi, infatti, gli strumenti a disposizione delle aziende sono tre:
- isopensione
- contratto di espansione
- assegni ad personam nell’ambito di trattative aziendali.
Quota 103 e Quota 41
Quota 41 è sul tavolo, ma il governo punta a rinviarla al 2025 o, più probabilmente, al 2026 a causa degli stretti spazi di finanza pubblica a disposizione dell’esecutivo per la prossima legge di bilancio, i sindacati appaiono pronti a rilanciare la loro proposta di uscite anticipate a 62-63 anni, almeno per alcune categorie di lavoratori. Da qui l’orientamento del governo a ricorrere a misure ponte della durata di un anno. A cominciare dal prolungamento, magari in forma leggermente rivisitata, di Quota 103, con cui la soglia minima di accesso alla pensione rimarrebbe ferma ancora per 12 mesi a 62 anni d’età, seppure nel mix con 41 anni di versamenti.
Il gelo di Cgil e Uil
Sull’esito dell’incontro al ministero il primo giudizio dei sindacati è divergente. Duro il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini: "Un incontro totalmente inutile" e "negativo", nel corso del quale "hanno ridetto le cose di gennaio e sulle risorse per fare una trattativa vera non ci hanno risposto. Anche il numero uno della Uil, Pierpaolo Bombardieri, sottolinea che "non ci sono risultati concreti, su nessun tema. Il leader della Cisl, Luigi Sbarra, pur parlando di incontro "interlocutorio" considera invece "positivo" il riavvio del tavolo "perché ci ha consentito di riannodare i fili del confronto.