Roma, 1 gennaio 2023 – Chi e come potrà andare in pensione nell’anno che comincia? Una mappa aggiornata con le nuove regole approvate o confermate nella legge di Bilancio ci permette di individuare i percorsi e le vie d’uscita dal lavoro nel 2023. In maniera tale che ciascuno potrà verificare se rientra in una delle caselle possibili sulla strada del pensionamento.
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Sommario
- I nati nel ‘56 e la pensione di vecchiaia
- I nati dal ‘57 al ’63-’64 e la pensione anticipata
- I nati dal ’60 al ’67 e l’Ape sociale, il canale precoci e Quota 103
- I nati nel ’61-’62 e l’uscita per il lavoro usurante
- Le nate dal ’62 al ’64 e Opzione donna
I nati nel ‘56 e la pensione di vecchiaia
Nel corso dell’anno, a seconda del mese di nascita, potranno lasciare il lavoro innanzitutto i nati nel 1956, che raggiungeranno i 67 anni nel corso dei prossimi dodici mesi e che potranno lasciare il lavoro con la pensione di vecchiaia che è la via principale per il pensionamento: oltre all’età, saranno sufficienti 20 anni di contributi. E’ del tutto evidente che, a maggiore ragione, potranno uscire i nati negli anni precedenti che sono rimasti in attività.
I nati dal ‘57 al ’63-’64 e la pensione anticipata
Potranno conquistare la cosiddetta pensione anticipata della riforma Fornero anche i nati dal 1957 fino al 1964. Anche in questo caso, a seconda del mese di raggiungimento dei requisiti nel corso dell’anno, potranno uscire i nati dal ’57 al ’63, se uomini, o le nate dal ’57 al 1964, se donne, alla maturazione dei 41 o 42 anni e dieci mesi di contributi, a seconda che si tratti di donne o di uomini. Perché questo accada, per gli anni finali, l’attività lavorativa deve essere stata cominciata tra il 1980 e i primi mesi del 1982, se donne. Come si è detto, la pensione anticipata può valere anche per chi abbia raggiunto i requisiti negli anni passati e non sia uscito dal lavoro.
I nati dal ’60 al ’67 e l’Ape sociale, il canale precoci e Quota 103
I nati tra il 1960 e il 1967 hanno a disposizione anche altri canali più flessibili e agevoli per il pensionamento. I nati nel 1960, per esempio, arrivano a 63 anni, che è la soglia di accesso all’Ape social, che è stata prorogata per un altro anno: devono rientrare, però, in una delle categorie disagiate (disoccupati, coloro che assistono familiari disabili, persone con invalidità pari almeno al 74% e chi, con 36 anni di contributi, svolge lavori gravosi), ma la condizione prioritaria è quella dell’età che si raggiunge esattamente nel 2023. I nati nel 1961, invece, raggiungono il requisito dell’età dei 62 anni per Quota 103 nell’anno che comincia, ma serviranno anche 41 anni di contributi. Potranno, infine, avere una chance addirittura i nati del 1965-1967 se hanno almeno 41 anni di contributi, con un anno di lavoro durante la minore età e, dunque, se hanno cominciato a lavorare nel 1980-1982, intorno ai 14-15 anni, e se rientrano in una delle categorie disagiate (disoccupati, invalidi civili con una invalidità non inferiore al 74%, soggetti che assistono disabili, addetti a lavori usuranti o a lavori gravosi).
I nati nel ’61-’62 e l’uscita per il lavoro usurante
Nel 2023 i nati nel 1961-1962 possono andare in pensione in anticipo, a 61 anni e sette mesi di età, se rientrano nelle categorie dei lavoratori che hanno svolto attività usuranti o lavoro notturno.
Le nate dal ’62 al ’64 e Opzione donna
Opzione donna, per come è stata riveduta e ristretta, può essere una via d’uscita per le nate nel ’64 (se hanno due figli), le nate nel ’63 (se hanno un figlio) e le nate del ’60 (anche con zero figli), ma a condizione che rientrino nelle tre categorie ipotizzate (caregiver, disoccupate, invalide), ben sapendo però che il loro assegno sarà calcolato interamente con il sistema contributivo, più penalizzante di quello retributivo.
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