Martedì 16 Luglio 2024
CLAUDIA MARIN
Economia

Scatta l'aumento dello stipendio per chi rinuncia alla pensione con Quota 103

Il lavoratore che sceglierà questa soluzione potrà ottenere in busta paga i contributi previdenziali a suo carico pari a circa il 9,19%

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Roma, 24 settembre 2024 – Mancava solo la circolare dell’Inps, ma anche questa, sia pure con notevole ritardo, è arrivata. E così il bonus-incentivo a restare a lavoro per chi, potendo utilizzare Quota 103, decide di non andare in pensione, potrà finalmente diventare operativo. Il lavoratore che sceglierà questa soluzione potrà, dunque, ottenere in busta paga i contributi previdenziali a suo carico pari a circa il 9,19 per cento. Con un effetto netto di aumento dello stipendio.

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Destinatari del bonus

Destinatari del premio sono i lavoratori dipendenti che entro quest’anno arrivano o sono arrivati a 62 anni e a 41 anni di contributi e che, dunque, potrebbero o avrebbero potuto andare via con Quota 103 e che, invece, non lo hanno fatto e non lo faranno. La previsione rilancia il vecchio ‘bonus Maroni’ di qualche decennio fa e lo modella sulla nuova Quota 103. E, dunque, ai lavoratori dipendenti, del settore pubblico o privato, che abbiano raggiunto, o che raggiungano entro il 31 dicembre 2023, i requisiti di 62 anni di età e 41 anni di contributi, sarà permesso di chiedere al datore di lavoro di trasformare in stipendio la quota di contributi a loro carico: si tratta del 9,19 per cento della retribuzione.

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La scelta del posticipo della pensione

La facoltà di rinuncia all’accredito contributivo della quota a carico del lavoratore dipendente – si legge nella circolare - costituisce il presupposto applicativo dell’incentivo al posticipo del pensionamento. L’esonero contributivo e il pagamento dei contributi in busta paga non possono avere una decorrenza antecedente al 1° aprile 2023 con riferimento ai lavoratori dipendenti di un datore di lavoro privato e al 1° agosto 2023 per i dipendenti delle Pubbliche amministrazioni. Ferme queste condizioni, l’operazione scatta dal mese successivo alla domanda.

Effetti del bonus

Il lavoratore avrà una busta paga più alta per tutta la durata dell’incentivo, ma andrà in pensione con un assegno più basso. Per il datore di lavoro non cambia niente perché dovrà continuare a versare all’Inps la quota di contribuzione a suo carico (di regola il 23,81%) sulla retribuzione pensionabile. A titolo di esempio, un lavoratore con 2 mila euro di stipendio riceverà un aumento netto in busta paga di circa 70 euro al mese per tutta la durata dell'incentivo, da 62 a 67 anni. A 67 anni, quando andrà in pensione di vecchiaia, dovrà, però, rinunciare ad un netto mensile di circa 35 euro per sempre.

Durata

Il bonus dura per gli anni che mancano al raggiungimento dell’età pensionabile dei 67 anni. La scelta è revocabile nel corso della sua durata.

Tre possibilità

I quotisti 103, insomma, avranno tre possibilità: lasciare il lavoro con Quota 103, restare al lavoro senza utilizzare il bonus nello stipendio o rimanere in attività con il 9,19 per cento in più di salario.