Il governo apre sul ripristino di Opzione donna ‘vecchia maniera’, ma non scopre le carte sui dettagli dell’operazione. La vera novità, però, è soprattutto la messa in campo dell’ipotesi di concedere un anticipo di 4 mesi per ogni figlio alle lavoratrici di tutte le forme previdenziali (e non solo, come accade oggi, per le lavoratrici interamente inserite nel sistema di calcolo contributivo). Sono queste le indicazioni che emergono dal nuovo round negoziale tra governo e sindacati che ha tenuto banco ieri al ministero del Lavoro.
L'anticipo di 4 mesi
Dunque, al netto di Opzione donna, per la riforma complessiva delle pensioni il governo valuta l’ipotesi di estendere i quattro mesi di anticipo per le donne per ogni figlio (già previsti dalla riforma Dini solo per chi è nel contributivo pieno) a tutte le forme pensionistiche. Quattro mesi di anticipo equivarrebbero a 700 milioni di spesa in più: ed è su questo che il sottosegretario Claudio Durigon pone un’ipoteca, in attesa delle valutazioni dei tecnici del Lavoro e ministero dell’Economia.
Il ripristino di Opzione donna
In ballo c’è anche, ma in via più immediata, la possibilità di modificare Opzione donna. "Il governo ha messo sul tavolo una prima intenzione di modificare la norma – spiega il segretario generale della Uil, Pierpaolo Bombardieri –. Ma non ha spiegato se sarà una ulteriore modifica o il ripristino della forma precedente all’ultima legge di Bilancio che ha ristretto i criteri".
Le età e i calcoli
Attualmente possono utilizzare la via di uscita indicata (con la pensione ricalcolata con il metodo contributivo, con una penalizzazione tra il 20 e il 25 per cento) le donne dipendenti e autonome con almeno 58 anni (se con due figli), 59 (se con un figlio) e 60 (senza figli) purché abbiano almeno 35 anni di contributi e rientrino in una delle seguenti categorie: invalide, caregiver, disoccupate. I requisiti devono essere stati maturati entro il 31 dicembre scorso.
Le ipotesi e i tempi
Il problema è che la stretta ha avuto effetti drastici sul ricorso allo strumento. A questo punto, anche sulla spinta di molteplici pressioni del sindacato e dei comitati Opzione donna, il governo punta a correre ai ripari. Come? Con una correzione parziale della stretta. In sostanza, le lavoratrici che abbiano raggiunto i vecchi requisiti entro la fine di giugno dello scorso anno dovrebbero poter andare in pensione secondo la vecchia formula. La novità dovrebbe diventare operativa entro fine mese con il via libera al nuovo provvedimento in cantiere.