Roma, 12 febbraio 2023 - Dal primo gennaio 2012 siamo ormai entrati nell’era del contributivo a pieno titolo. Il sistema di calcolo delle pensioni si applica interamente a coloro che hanno cominciato a lavorare dal 1° gennaio 1996. Ma si applica in parte più o meno rilevante anche a coloro che avevano meno di 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995 per tutti gli anni di lavoro e di contribuzione effettuati sempre dal 1° gennaio 1996 in avanti. Vale ancora, proprio per effetto della riforma Fornero, anche per coloro che avevano almeno 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995 per i periodi – che non saranno tanti – successivi al 1° gennaio 2012. Come indica lo stesso aggettivo, il nuovo metodo si basa: sull’ammontare dei contributi versati o accreditati e rivalutati durante l’intera vita lavorativa o durante gli anni di lavoro ai quali si applica; e sulla età al momento del pensionamento alla quale è collegato un numeretto (coefficiente di trasformazione) che traduce i contributi in rendita. Le 'parti' dell’ingranaggio sono, dunque, la somma dei contributi del periodo di riferimento; l’età; il numeretto che fa da collante tra i due 'pezzi'.
- Cos'è il montante contributivo
- L'età e il coefficiente di trasformazione
- Come si calcola la pensione contributiva: tutti i passaggi
Cos'è il montante contributivo
Cominciamo dalla somma dei contributi (di tutti i tipi, obbligatori, volontari, figurativi, da riscatto, da ricongiunzione). Questa si chiama 'montante contributivo individuale'. Non è altro che il 'capitale' accumulato attraverso i versamenti. Esattamente come se si fossero depositato i contributi su un conto o un libretto di risparmio. Come si costruisce, è presto detto. In pratica, sulla retribuzione o sul reddito di ogni anno si applica una certa aliquota (che è chiamata aliquota di computo e che è pari in linea generale all’aliquota, detta di finanziamento, utilizzata per determinare i contributi da versare): l’importo che ne deriva rappresenta l’accantonamento contributivo per quell’anno. Anno dopo anno quel deposito originario viene alimentato con altri accantonamenti e rivalutato: in sostanza frutta un interesse che si somma di volta in volta al capitale.
L'età e il coefficiente di trasformazione
Il secondo elemento da tenere presente è dato dall’età al momento del pensionamento. Come sappiamo, non può essere inferiore a una certa soglia (età pensionabile), ma può benissimo essere più elevata. Ebbene, in relazione all’età alla quale si decide di andare in pensione sono fissati – ed ecco il terzo elemento – dei parametri, che si chiamano coefficienti di trasformazione. Non sono altro che numeretti o indici che servono proprio per trasformare il capitale accumulato in rendita sulla base di un criterio semplice semplice: più si è avanti negli anni, quando lasciate il lavoro, più questi numeretti sono vantaggiosi o meno penalizzanti. E il perché è evidente: più tardi si esce, più tardi e prevedibilmente per un tempo più limitato dovrà essere erogata la rendita e, dunque, il capitale accumulato potrà essere restituito in rate più consistenti.
I coefficienti di cui parliamo sono costruiti e modificati periodicamente, dal 2012 ogni tre anni e dal 2019 ogni due anni, tenendo conto di una serie di variabili demografiche (incrementi dell’età media e della speranza di vita, indici di mortalità) e economiche (in particolare l’andamento del Pil di lungo periodo). Il che conferma ancora una volta che esiste un nesso tra l’andamento generale dell’economia, i fattori demografici e le modalità di trasformazione dei contributi in rendita. Se l’economia tira e tira a lungo, i 'nostri' numeretti saranno più favorevoli. In caso contrario, la loro modifica periodica inciderà nel ridurre i futuri assegni previdenziali.
Come si calcola la pensione contributiva: tutti i passaggi
A questo punto, conoscendo dunque le due parti (montante e età) del congegno e il collante (i coefficienti), il gioco per il calcolo della pensione è subito fatto. L’importo della pensione si ottiene moltiplicando il montante contributivo individuale per il coefficiente di trasformazione relativo alla età al momento della decorrenza della rendita stessa (o alla data del decesso, nel caso di pensione ai superstiti). A guardare il meccanismo nel suo insieme, i passaggi-chiave del metodo contributivo sono i seguenti: 1. determinazione anno per anno dell’accantonamento contributivo, applicando alla retribuzione l’aliquota stabilita per il vostro fondo (33% per i dipendenti); 2. rivalutazione annua dell’accantonamento sulla base della variazione media del Pil nel quinquennio precedente; 3. determinazione, al momento del pensionamento, del montante contributivo, come somma dei contributi accantonati e rivalutati; 4. determinazione dell’importo annuo della pensione attraverso la moltiplicazione del montante contributivo per il coefficiente di trasformazione fissato per l’età che avete al momento del pensionamento; 5. determinazione dell’importo mensile della rendita attraverso la divisione dell’importo annuo per 13.