Roma, 25 ottobre 2024 – Non saranno tante le lavoratrici con quattro o più figli. Tanto più quelle entrare nel mercato del lavoro dal primo gennaio 1996. Ma poche o tante che siano, certo è che la manovra per il 2025 attribuisce loro uno sconto ulteriore sui requisiti di accesso alla pensione nel sistema contributivo: in sostanza potranno uscire dal lavoro con 16 mesi di anticipo, un anno e 4 mesi prima delle altre.
La novità, prevista dalla legge di Bilancio nel pacchetto pensioni, si inserisce nel solco della politica del governo di sostegno della natalità e della famiglia, ma in questi giorni è rimasta sotto traccia nell’illustrazione del pacchetto previdenza per il 2025. E vale la pena riportarla alla luce, anche perché ha un carattere strutturale e va a modificare addirittura la riforma Dini del 1995.
Quella legge prevede, quale periodo di accredito figurativo per i trattamenti pensionistici determinati secondo il sistema contributivo, che sia riconosciuto alla lavoratrice, a prescindere dall'assenza o meno dal lavoro al momento del verificarsi dell'evento maternità, un anticipo di età rispetto al requisito di accesso alla pensione di vecchiaia pari a quattro mesi per ogni figlio e nel limite massimo di dodici mesi.
Ebbene, la nuova disposizione innalza, da dodici mesi e sedici mesi complessivi, il limite massimo nei casi di quattro o più figli, così incrementando il beneficio della riduzione dei requisiti richiesti in presenza di un numero elevato di figli.
Il risultato sarà che dal prossimo anno le lavoratrici con 4 o più figli che hanno cominciato a lavorare dal primo gennaio 1996 potranno contare su un bonus di uscita anticipata di sedici mesi, con l’effetto che il loro pensionamento potrà scattare a 65 anni e 8 mesi invece che a 67 anni. Questo in attesa della revisione complessiva che si potrà avere dal 2026 con la riforma più allargata che il governo intende avviare e concludere nel corso del prossimo anno.