Roma, 19 dicembre 2024 – E’ da sempre un tema caldo, sul quale dibattono governi e opposizioni, legislatura dopo legislatura. La costante negli ultimi decenni sembra una soltanto: in Italia il trasporto rimane sempre col freno a mano tirato, con forti differenze fra Nord e Sud, interventi mai adeguati e finanziamenti insufficienti secondo gli addetti ai lavori, pendolari scontenti e tanti disagi sia alla rete sia alle macchine circolanti.
Il Report Pendolaria
Sono questi i punti salienti del Report di Legambiente, che reputa insufficiente i 120 milioni previsti nella proposta di Legge di Bilancio 2025 per il Fondo Nazionale Trasporti. In valori assoluti, i finanziamenti nazionali per il trasporto su ferro e su gomma sono passati da circa 6,2 miliardi di euro nel 2009 a 5,2 miliardi nel 2024, un -36% se si considera l’inflazione di questi ultimi 15 anni. Un altro degli aspetti criticati dal report riguarda il fatto che l’87% degli stanziamenti infrastrutturali fino al 2038 riguarderanno il Ponte sullo Stretto, lasciando incomplete alcune opere mal concepite, come l’ovovia di Trieste e lo Skymetro di Genova, e interventi fondamentali fermi da anni, come la riqualificazione della Roma-Giardinetti e la tranvia Termini-Vaticano-Aurelio.
"Le risorse economiche necessarie per una efficace cura del ferro, ossia almeno 3 miliardi di euro aggiuntivi al Fondo Nazionale Trasporti, 500 milioni di euro l’anno per l’acquisto di treni regionali, 5 miliardi di euro per la costruzione e riqualificazione di linee metropolitane, tranvie e ferrovie suburbane, oltre a 200 milioni di euro all'anno per migliorare i servizi Intercity, sono recuperabili eliminando una parte dei sussidi alle fonti fossili – si legge nella nota dell’associazione – e abbandonando progetti inutili come il Ponte sullo Stretto di Messina e quelli dannosi per l’ambiente e l’economia, come nuove superstrade e autostrade in aree già dotate di queste infrastrutture".
Le peggiori linee d’Italia
Ritardi cronici, stazioni chiuse da anni e treni poco frequenti sono la sfida quotidiana dei pendolari che utilizzano le linee peggiori d’Italia. Tra le conferme le linee ex Circumvesuviane, segnata da avarie, soppressioni, tagli, sovraffollamenti; la Roma Nord-Viterbo che nel 2024 ha visto oltre 5.000 corse soppresse, la Milano-Mortara-Alessandria, che serve 19.000 persone al giorno, ed è caratterizzata da guasti frequenti e ritardi, e la Catania-Caltagirone-Gela di cui una tratta, la Caltagirone-Niscemi-Gela, è sospesa da ben 13 anni e mezzo.
Per la Roma-Lido si vede un leggero miglioramento ma sono ancora molti i problemi dei pendolari su questa linea. Tra le new entry: la rete di Ferrovie del Sud Est, il cui completamento delle opere di elettrificazione e potenziamento è in ritardo di anni; il Sistema Ferroviario Metropolitano di Torino che nel 2024 ha visto un preoccupante peggioramento dei livelli di efficienza e puntualità; la Avellino-Benevento, dove i lavori di elettrificazione dovevano terminare nel 2021, ma la scadenza è stata rimandata di anno in anno; la Torino-Cuneo-Ventimiglia-Nizza, con ripetute e quotidiane interruzioni del già scarno servizio; la rete di Ferrovie della Calabria, dove le due linee del taurense (la Gioia Tauro–Palmi–Sinopoli e la Gioia Tauro–Cinquefrondi) sono state sospese integralmente nel 2011 e giacciono in stato di abbandono; la Firenze-Pisa, che, nell’ultimo report disponibile di ottobre 2024, è stata la peggiore in affidabilità fra quelle toscane e la Vicenza-Schio, molto frequentata da studenti e da lavoratori, ma ancora a binario singolo e non elettrificata. Preoccupanti anche i tagli avvenuti negli ultimi anni dei collegamenti interregionali come quelli tra Torino-Bologna, Milano-Venezia e Milano-Ventimiglia.
Il Sud, il grande dimenticato: qui la situazione del trasporto su ferro resta critica: l’età media dei treni, pari a 17,5 anni, è ancora superiore a quella del Nord, dove si è scesi a 9 anni. Inoltre, la rete ferroviaria del Mezzogiorno è ancora in gran parte non elettrificata e sono diverse le linee dismesse come la Palermo-Trapani via Milo, chiusa dal 2013, o la Caltagirone-Gela, chiusa dal 2011 o quelle delle linee che da Gioia Tauro portano a Palmi e a Cinquefrondi in Calabria, il cui servizio è sospeso da 13 anni.
Qualche buona notizia c’è
Non mancano, però, le buone notizie come l’apertura della linea M4 a Milano, della linea 6 a Napoli e di un nuovo prolungamento della metro di Catania (a fronte però di una parziale dismissione della Circumetnea), e un miglioramento dell’età media dei treni (che scende a 14,8 anni rispetto ai 15,8 dell’anno precedente). Tra le buone pratiche, in Valle d’Aosta è stato introdotto un abbonamento unico da 20 euro al mese, che copre l’intera rete regionale. A Milano, la linea M4 collega l’aeroporto di Linate al centro città, evitando 3,7 milioni di spostamenti in auto all’anno. A Bologna è stato implementato un sistema di trasporto metropolitano integrato con abbonamenti unificati per l’intera regione Emilia-Romagna.