Lunedì 15 Luglio 2024

Nuovo Patto di stabilità, c’è l’intesa nella Ue. Cosa cambia per l’Italia e chi ha “vinto”. Giorgetti: “Alcune cose positive, altre meno”

I ministri dell’Economia dei Paesi dell’Unione europea hanno raggiunto un accordo sui meccanismi che dovranno regolare il rapporto deficit/Pil

Bruxelles, 20 dicembre 2023 – I ministri dell'Economia dell'Ue, a quanto si apprende da fonti europee, hanno raggiunto l'intesa sul nuovo Patto di stabilità.

Il ministro delle Finanze, Giorgetti e la premier Giorgia Meloni
Il ministro delle Finanze, Giorgetti e la premier Giorgia Meloni

L’annuncio del nuovo Patto

L'Ecofin ha dato via libera alla riforma del Patto di stabilità, che prevede nuove regole "realistiche, equilibrate, adatte alle sfide presenti e future”. Lo scrive su X la presidenza di turno dell'Ue, detenuta dalla Spagna.

"Le nuove regole di bilancio per i Paesi membri dell'Ue sono più realistiche ed efficaci allo stesso tempo. Combinano cifre chiare per deficit inferiori e rapporti debito/Pil in calo con incentivi per investimenti e riforme strutturali. La politica di stabilità è stata rafforzata”. Lo scrive su X il ministro delle Finanze tedesco, Christian Lindner, dopo l'accordo all'Ecofin sulla riforma del Patto di stabilità.

I contenuti del Patto di stabilità

È previsto “un trattamento speciale” per le riforme e gli investimenti dei Next Generation Recovery Plan, nonché per il cofinanziamento nazionale di altri fondi europei. Ci si concentra su un unico indicatore per l'intero periodo di aggiustamento: il percorso di spesa per ciascun paese, raccogliendo le possibili deviazioni accumulate in un “conto di controllo”.

Sono previste salvaguardie per garantire la riduzione del debito e lo spazio di bilancio. In particolare si prevedono

  • soglie di riferimento per tutti i paesi al fine di garantire un'effettiva riduzione media annua del rapporto debito di 1 punto percentuale per i paesi con debito superiore al 90% (tra cui l’Italia) e dello 0,5% per quelli tra il 60% e il 90%
  • un margine di bilancio del disavanzo strutturale pari all'1,5% del Pil inferiore al 3% nel “braccio preventivo” del Patto di stabilità (quando il deficit/pil è inferiore al 3%)
  • una velocità di aggiustamento del deficit primario strutturale per questi Paesi pari allo 0,4% del pil all'anno, che potrà ridursi allo 0,25% in caso di estensione da 4 a 7 anni.

Il regime transitorio

Le norme contemplano un regime transitorio fino al 2027 che attutisce l'impatto dell'aumento del peso degli interessi, tutelando la capacità di investimento.

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Il voto e l’entrata in vigore

Si prevede che a breve inizieranno le discussioni sul testo concordato nella fase di negoziazione interistituzionale, comunemente nota come trilogo, alla quale partecipano tre istituzioni dell'Unione europea: Consiglio Ue, Parlamento europeo e Commissione.

Ora i lavori tecnici proseguiranno per completare il testo giuridico conformemente all'accordo provvisorio. Una volta finalizzato, il testo sarà presentato al comitato dei rappresentanti permanenti degli stati membri (Coreper) per l'approvazione. L'accordo rivisto dovrà essere adottato formalmente dal Parlamento e dal Consiglio prima di poter essere pubblicato nella Gazzetta ufficiale ed entrare in vigore nel 2024, con effetto dalla pianificazione di bilancio 2025.

Accordo all’Unanimità

I 27 ministri delle Finanze dell'Ue hanno raggiunto un "accordo politico unanime" sulla riforma del Patto di stabilità nell'Ecofin in videoconferenza. Lo dice, in conferenza stampa collegata da Madrid, la ministra delle Finanze spagnola Nadia Calvino. E' un accordo, aggiunge, che "dà certezza ai mercati finanziari e chiarezza e certezze ai cittadini".

Chi ha vinto?

"Sul Patto di stabilità vince la Germania, nel senso che rispetto alla proposta della Commissione ci saranno limiti automatici, numerici, quantificati alla discesa del deficit e del debito, con conseguenti multe automatiche". Lo ha detto il leader di Azione, Carlo Calenda, a margine di una conferenza stampa in Senato.

Giorgetti

"Abbiamo partecipato all'accordo politico per il nuovo Patto di stabilità e crescita con lo spirito del compromesso inevitabile in un'Europa che richiede il consenso di 27 Paesi". Così il ministro dell'economia e delle finanze Giancarlo Giorgetti al termine dell'Ecofin che ha dato il via libera al nuovo Patto di Stabilità e Crescita. "Ci sono alcune cose positive e altre meno. L'Italia ha ottenuto però molto e soprattutto quello che sottoscriviamo è un accordo sostenibile per il nostro Paese volto – aggiunge – da una parte a una realistica e graduale riduzione del debito mentre dall'altra guarda agli investimenti specialmente del Pnrr con spirito costruttivo". "Ci sono regole più realistiche – dice ancora Giorgetti – di quelle attualmente in vigore. Le nuove regole naturalmente dovranno sottostare alla prova degli eventi dei prossimi anni che diranno se il sistema funziona realmente come ci aspettiamo". “Consideriamo positiva – conclude il ministro dell'Economia – il recepimento delle nostre iniziali richieste di estensione automatica del piano connessa agli investimenti del Pnrr, l'aver considerato un fattore rilevante la difesa, lo scomputo della spesa per interessi dal deficit strutturale fino al 2027".

L’opposizione: “Bonus di 3 anni per Meloni e i problemi a chi arriverà dopo”

"Un bonus di tre anni, con i parametri di deficit e debito ancora flessibili, solo dopo, a conclusione dell'attuale legislatura, il Patto di Stabilità farà sentire la morsa dei vincoli su deficit e debito. Secondo un certo malvezzo della politica, Giorgia Meloni ha negoziato in Europa per garantirsi ancora tre anni sabbatici e arrivare al limite della legislatura. Dopo, chi vivrà vedrà”. Lo dichiara in una nota Daniela Ruffino (Azione). “Meloni non ha saputo resistere alla politica-spettacolo. Urlare vittoria per nascondere la durezza della realtà e la sostanziale sconfitta politica riportata in Europa, solo che gli effetti della sconfitta li vedranno gli italiani fra tre anni – aggiunge Ruffino –. Per lei è stato importante comprare tempo, l'unica merce in vendita. Stessa musica per il Patto sui migranti: i Paesi di primo approdo rimangono i Paesi di primo approdo. L'accoglienza è obbligatoria per chi non vuole o non può pagarsi il rifiuto. Però tutta la maggioranza esulta presentando come una vittoria l'ennesimo sbadiglio con cui l'Europa ha sistemato le nostre lamentele. Non c'è da gioire, e lo dico con rammarico. Il punto è la scarsa credibilità del governo e di chi lo guida. Pagheremo tutti la supponenza di chi ha pensato di trasformare un negoziato difficile in un facile ricatto”, conclude.

La Lega: “Niente più austerità”

"La Lega esprime soddisfazione per il compromesso sul Patto di stabilità annunciato dal ministro Giorgetti. Niente più austerity: la riduzione del debito sarà realistica e graduale. Tutelati gli investimenti, soprattutto quelli del Pnrr, per continuare a far crescere il Paese". Così fonti della Lega.

Gentiloni

"L'Italia ha contribuito in modo rilevante, direi decisivo, soprattutto nell'ultimissima fase, insieme alla Francia e alla Germania, a raggiungere questa intesa” sul Patto di stabilità. Lo ha detto il commissario Ue per l'Economia, Paolo Gentiloni. “Penso che per l'Italia siano molto importanti alcuni aspetti che riguardano il percorso di correzione del deficit che tenga conto dei maggiori costi per i tassi di interesse, il riconoscimento dell'importanza degli investimenti nel Pnrr per ottenere un periodo più lungo dell'aggiustamento e il riconoscimento dell'importanza delle spese della difesa”, ha sottolineato Gentiloni.

Crosetto: “Grande successo esclusione spese Difesa”

"Ringrazio il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il Ministro dell'economia Giancarlo Giorgetti per il grande risultato ottenuto nella ridefinizione delle regole e dei parametri europei per i prossimi anni. Per quanto riguarda la Difesa, sono contento che sia stata recepita la posizione italiana e che gli investimenti per la difesa siano stati considerati fattore rilevante per l'esclusione dal calcolo degli obiettivi di bilancio. In un momento difficile come questo era giusto liberare risorse per sanità, sociale, interventi per la fiscalità e per la competitività delle aziende, senza rinunciare alla sicurezza. Il nostro lavoro di squadra e la serietà delle nostre posizioni sono state coronate dal successo". Così il ministro della Difesa, Guido Crosetto in una nota alla stampa.

Domani tocca al Mes

E domani tocca al Mes, che non è stato sottoscritto dall’Italia (unica a non approvarlo, impedendo che sia accessibile a qualunque altro Stato europeo). Il Meccanismo europeo di stabilità (European Stability Mechanism, ESM) è stato istituito mediante un trattato intergovernativo, al di fuori del quadro giuridico della Ue, nel 2012 – spiega il Sole 24 ore –. La sua funzione fondamentale è concedere, sotto precise condizioni, assistenza finanziaria ai paesi membri che –pur avendo un debito pubblico sostenibile – trovino temporanee difficoltà nel finanziarsi sul mercato. La condizionalità varia a seconda della natura dello strumento utilizzato: per i prestiti assume la forma di un programma di aggiustamento macroeconomico, specificato in un apposito memorandum; è meno stringente nel caso delle linee di credito precauzionali, destinate a paesi in condizioni economiche e finanziarie fondamentalmente sane ma colpiti da shock avversi. In sostanza un Paese in grave crisi (come è capitato ad esempio alla Grecia) può chiedere di accedere ai soldi del Mes, in cambio però deve garantire una serie di politiche di austerity (tagli stipendi, pensioni, stato sociale etc) che permettano di riequilibrare i conti.

L’impressione, di molti osservatori, è che l’Italia abbia tenuto il voto sul Mes come moneta di scambio per ottenere condizioni più favorevoli su altri tavoli (come ad esempio quello del Patto di Stabilità). Nello specifico però l’Italia ha sollevato dubbi sul funzionamento del Mes (gestito al di fuori della Eu) e sulla necessità di tenere bloccati ingenti fondi (oltre 700 miliardi di cui più di 80 versati) che potrebbero essere usati in altro modo.

Schlein

"Meloni mette una grande ipoteca sul futuro: quello sul Patto di stabilità è un cattivo compromesso per l'Italia. Perchè l'Italia è stata assente nel negoziato: l'Italia ha accettato a testa bassa l'accordo di Francia e Germania. Noi dovevamo batterci di più. Se torniamo ai rigidi parametri quantitavi è come se non avessimo imparato niente dalla pandemia. Avrebbero dovuto lottare molto più prima e io penso che questo è un accordo che farà molto male all'Italia”. Lo ha detto la segretaria del Pd Elly Schlein a Tg2 post.