Giovedì 21 Novembre 2024
REDAZIONE ECONOMIA

Patto di Stabilità, ok del Parlamento europeo. Centrodestra astenuto. Cos’è e cosa cambia ora per l’Italia

Compiuto il penultimo passo verso l’approvazione definitiva. Sarà più difficile per la Commissione sottoporre uno Stato membro a una procedura per disavanzo eccessivo se sono in corso investimenti essenziali. Pd: è bocciatura di Meloni e Giorgetti. Conte all’attacco

Bruxelles, 23 aprile 2024 - Il Parlamento europeo ha dato il via libera al nuovo Patto di Stabilità e Crescita, che sostituisce quello che era in vigore fino alla sua sospensione temporanea in seguito all'emergenza Covid. I partiti italiani del centrodestra si sono astenuti sul testo, frutto delle trattative concluse a febbraio tra Parlamento europeo e i negoziatori nazionali. Anche il Pd si è astenuto, "per non approvare un Patto negoziato dal governo Meloni". Nonostante l'abbia proposto il commissario europeo all'Economia, Paolo Gentiloni. La spiegazione - fornita dalla segretaria nazionale Elly Schlein le scorse settimane - è che questo non è il Patto presentato dalla Commissione, è stato pesantemente modificato dagli Stati sul tavolo del Consiglio. 

Comunque, con i voti favorevoli di oggi (367 sì, 161 contrari e 69 astenuti per il nuovo braccio preventivo, 368 voti favorevoli, 166 voti contrari, 64 astenuti e per la nuova parte correttiva del PSC: 368 voti favorevoli, 166 voti contrari, 64 astenuti e 359 voti favorevoli, 166 voti contrari, 61 astenuti per la direttiva che modifica i requisiti per i quadri di bilancio degli Stati membri), l'Europa ha compiuto il penultimo passo verso l'approvazione definitiva, in attesa dell'ok finale del Consiglio.

Cosa prevede il nuovo patto di stabilità Ue
Cosa prevede il nuovo patto di stabilità Ue

Cosa cambia col nuovo Patto

Con il nuovo Patto sarà più difficile per la Commissione sottoporre uno Stato membro a una procedura per disavanzo eccessivo se sono in corso investimenti essenziali, e tutta la spesa nazionale per il cofinanziamento dei programmi finanziati dall'UE sarà esclusa dal calcolo della spesa del governo, creando maggiori incentivi investire. Sono però stabiliti dei meccanismi molto precisi di riduzione del deficit e del debito: i paesi con debito eccessivo saranno tenuti a ridurlo in media dell'1% all'anno se il loro debito è superiore al 90% del Pil, e dello 0,5% in media all'anno se è compreso tra 60% e 90%. Se il deficit di un paese è superiore al 3% del Pil, dovrebbe essere ridotto durante i periodi di crescita per raggiungere l'1,5% e creare un buffer di spesa per le difficili condizioni economiche. 

Le nuove norme contengono diverse disposizioni per concedere più respiro: in particolare, concedono tre anni in più rispetto ai quattro standard per raggiungere gli obiettivi del piano nazionale, che potranno essere concessi per qualunque motivo il Consiglio ritenga opportuno, e non solo se vengono soddisfatti criteri specifici, come inizialmente proposto. I paesi con un disavanzo o debito eccessivo possono richiedere un processo di discussione con la Commissione prima che questa fornisca indicazioni sul percorso di spesa, e uno Stato membro potrà richiedere di presentare un piano nazionale rivisto se esistono circostanze oggettive che ne impediscono l'attuazione, ad esempio un cambio di governo. Tutti i paesi forniranno piani a medio termine che delineeranno i loro obiettivi di spesa e le modalità con cui verranno intrapresi gli investimenti e le riforme.

Gli Stati membri con livelli elevati di deficit o debito riceveranno indicazioni pre-piano sugli obiettivi di spesa. Per garantire una spesa sostenibile, sono state introdotte garanzie di riferimento numerico per i paesi con debito o deficit eccessivi. Le norme aggiungeranno anche un nuovo obiettivo, vale a dire la promozione degli investimenti pubblici nei settori prioritari. Infine, il sistema sarà più adattato a ciascun paese caso per caso piuttosto che applicare un approccio unico per tutti e terrà conto meglio delle preoccupazioni sociali.

Il parlamento europeo ha dato il via libera al Patto di stabilità. A destra Giancarlo Giorgetti, ministro dell'Economia
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La polemica politica

Il commissario europeo all'Economia Paolo Gentiloni ammette che con il nuovo Patto “certamente chi ha il deficit più alto ha una sfida più complicata. Ma detto questo, con le regole esistenti la sfida sarebbe forse molto molto difficile da attuare, con le nuove regole sarà più compatibile”. E siccome l'Italia è proprio tra questi paesi, Gentiloni scherza commentando i voti non favorevoli di tutti i partiti italiani: “Abbiamo messo d'accordo la politica italiana…”. In realtà però la polemica politica non manca. “La delegazione di Fratelli d'Italia si è astenuta perché riteniamo che sebbene il testo sia stato migliorato rispetto alla proposta iniziale grazie al lavoro del Governo italiano, esso presenti ancora alcuni punti critici fortemente voluti dai cosiddetti Paesi frugali, come la salvaguardia di sostenibilità del debito che comporterà meno flessibilità di quella attesa, nei prossimi anni”, spiegano il copresidente del gruppo Ecr al Parlamento europeo Nicola Procaccini e il capodelegazione di Fratelli d'Italia a Bruxelles Carlo Fidanza. Ma da Roma il Pd, tramite il responsabile economico Antonio Misiani, replica “Il nuovo Patto di stabilità e crescita delinea per l'Italia un percorso a ostacoli. Vedo che la destra si sta astenendo su un accordo fatto dal loro governo e che Meloni poche settimane fa ha detto essere il miglior accordo possibile a quelle condizioni. Stanno smentendo quello che ha detto la loro premier, evidentemente non era il miglior accordo”.

"Alla fine la riforma del 'pacco' di stabilità europeo che restaura il vecchio regime finanziario rigorista che imporrà al nostro Paese tagli e manovre e lacrime e sangue, imposto dai sacerdoti dell’austerità nordeuropei e supinamente accettato dal governo Meloni e dal suo ministro dell’Economia, è stato approvato dal Parlamento europeo con l’ipocrita astensione degli europarlamentari di tutte le destre di maggioranza nel penoso e disperato tentativo di non intestarsi l’innegabile paternità di questa storica fregatura. L’unico voto coerentemente contrario a questo capolavoro, anche tra le forze italiane di opposizione in Europa, è stato quello degli europarlamentari del Movimento 5 Stelle. Gli italiani se ne ricorderanno e li ringrazieranno quando, grazie alla passività di Meloni, Giorgetti e Tajani, si vedranno imporre tagli a pensioni, sanità e istruzione per rispettare gli assurdi vincoli di bilancio reintrodotti con questa riforma", è il duro attacco del Movimento 5 Stelle. 

Sul patto di stabilità “il premio facce di bronzo va a Meloni e soci. In campagna elettorale erano i 'patrioti’ e Meloni urlava che per l'Europa sarebbe 'finita la pacchia’. Poi sono andati al Governo e nei mesi scorsi hanno dato l'ok, senza alzare un dito, a questo accordo europeo che danneggia l'Italia. Il ministro Giorgetti ha parlato di 'accordo sostenibile’, Meloni ha detto pubblicamente di essere 'soddisfatta’ da questo bel pacchetto di tagli, definendolo un 'compromesso di buonsenso. Oggi però colpo di scena. Siamo alle porte della campagna elettorale europea ed ecco che su quello stesso pacchetto di tagli e austerità, a suo tempo appoggiato da Meloni e Giorgetti, all'Europarlamento FdI e la Lega si astengono”, rincara la dose Giuseppe Conte.

"La Meloni negozia in Europa le nuove regole del Patto di stabilità e poi, al momento del voto al Parlamento Ue, il suo partito e tutta la maggioranza di governo si astengono. E' evidente che si tratta di una smentita e di una sonora bocciatura per la premier e il ministro Giorgetti! E' in atto un goffo e disperato tentativo di prendere le distanze da se' stessi perché sanno che l'accordo da loro siglato è penalizzante per l'Italia a causa della loro incapacità negoziale e della poca credibilità”, dichiara Piero De Luca, capogruppo Pd in commissione Politiche europee alla Camera.