Roma, 6 novembre 2024 – ‘Facciamo due conti’ è la nuova rubrica del Quotidiano Nazionale online, che ogni mese pubblicherà un approfondimento a cura di Isnec, l'Istituto nazionale esperti contabili, con infografiche interattive di Withub. Questo primo appuntamento è dedicato alle partite Iva e in particolare a chi ha intenzione di percorrere la strada del lavoro autonomo o vuole diventare un imprenditore individuale.
Come aprire la partita Iva?
Aprire la partita Iva è il primo passo da compiere e l'iter si differenzia secondo che la richiesta arrivi da un professionista o un imprenditore. In questo secondo caso si deve presentare una domanda di iscrizione al registro delle imprese della provincia in cui chi svolge l'attività imprenditoriale ha la residenza anagrafica, e contestualmente all’Agenzia delle entrate, tramite la Comunicazione unica in via telematica, che viene inoltrata dalla piattaforma Telemaco del sistema camerale.
Se invece è un professionista che vuole aprire la partita Iva, o comunque un soggetto che svolge un'attività per la quale non è obbligatoria l'iscrizione al Registro delle imprese, è necessario compilare il modello AA9/12 e presentarlo entro 30 giorni dalla data di inizio attività all’Agenzia delle entrate. Il modello può essere inviato tramite Pec, specificando nell’oggetto “Dichiarazione di inizio attività”, di persona in un qualsiasi ufficio dell'Agenzia delle entrate, prenotando un appuntamento a questo link o tramite raccomandata, allegando la copia di un documento di identità da inviare ad un qualunque ufficio dell'Agenzia delle Entrate. In alternativa è possibile conferire l’incarico ad un intermediario abilitato che provvederà a inviare la domanda.
Nel caso di invio via pec, il modello può essere sottoscritto con firma digitale, oppure con firma autografa ma allegando una copia del documento di identità. La richiesta può essere trasmessa ad una qualunque direzione provinciale. L’elenco degli indirizzi pec è disponibile qui. Le dichiarazioni si considerano presentate nel giorno in cui risultano spedite. L’attribuzione della partita Iva verrà comunicata all’indirizzo Pec che è stato utilizzato per la trasmissione della richiesta.
Come funziona il regime forfettario?
Chi decide di aprire una partita Iva deve scegliere quale regime fiscale, forfettario, ordinario o semplificato, vuole adottare. Per farlo deve necessariamente conoscere le differenze tra i diversi profili, in modo da trarre il miglior vantaggio fiscale per la propria attività lavorativa.
Il regime forfettario è l’unico regime fiscale agevolato presente in Italia. Introdotto nel 2015, è stato modificato con la legge di bilancio 2020. Rivisto nuovamente anche dall’ultimo Governo, una delle modifiche apportate riguarda la possibilità di accedere al regime forfettario se l’anno precedente non si sono fatti ricavi superiori a 85mila euro: questo limite adesso è unico per tutti, indipendentemente dall’attività. La cessazione del regime forfettario avviene nell'anno stesso in cui i ricavi o i compensi percepiti superano i 100mila euro. In questo caso, è prevista l'imposta sul valore aggiunto a partire dalle operazioni che comportano il superamento del limite.
Per il periodo d'imposta 2024, se i ricavi sono compresi tra 0 e 85mila euro, il contribuente resta nel regime forfettario. Se invece ricavi sono superiori a 85mila euro ma inferiori a 100mila, il contribuente mantiene il regime forfettario nel 2024, ma esce dal regime agevolato a partire dal 2025. Infine, se i ricavi sono superiori a 100mila euro, il contribuente esce dal regime forfettario già nel 2024.
Può accedere al regime forfettario chi ha sostenuto spese per dipendenti e collaboratori senza superare i 20mila euro, mentre coloro che stanno iniziando l’attività possono richiedere l’accesso al regime fiscale forfettario e avvalersene da subito.
Al regime forfettario non possono aderire imprenditori e professionisti non residenti in Italia o che si avvalgono di regimi speciali inerenti all’Iva o di un regime fiscale forfettario per la determinazione dei redditi, o che esercitano operazioni inerenti alla cessione di fabbricati, terreni edificabili o nuovi mezzi di trasporto. O ancora: imprenditori o professionisti che nel 2023 hanno percepito redditi da lavoro dipendente o assimilato - ad esempio da pensione - superiori a 30mila euro, a meno che il rapporto di lavoro subordinato non sia cessato prima del 31 dicembre 2023. In questo caso possono accedere al regime agevolato. Non possono accedere inoltre all'agevolazione i professionisti che nel 2023 hanno sostenuto spese per il personale - collaboratori e dipendenti - superiori a 20 mila euro né gli esercenti attività d’impresa, arti o professioni che partecipano a società di persone, associazioni, o imprese familiari, né soggetti che controllano, direttamente o indirettamente, srl o associazioni in partecipazione, le quali esercitano attività economiche riconducibili a quelle svolte dagli esercenti attività d’impresa, arti o professioni. Questa causa di esclusione non opera se la società non deduce fiscalmente i costi corrispondenti alle fatture emesse nei suoi confronti dal soggetto in regime forfettario.
I vantaggi del forfettario
I vantaggi del regime forfettario sono numerosi sia dal punto di vista contabile che da quello fiscale, ma prima di scegliere questo regime è importante considerare come viene determinato il reddito imponibile per capire la reale convenienza di questa opzione. Infatti, con questo regime il reddito imponibile viene determinato applicando alla somma dei ricavi il coefficiente di redditività inerente all’attività che si svolge: ogni attività ha uno specifico coefficiente che va dal 40% all’86%.
Diversamente dal regime fiscale ordinario, al reddito imponibile viene applicata una imposta del 15%, ma se l’attività è in fase di avviamento l’imposta sostitutiva sarà del 5% per i primi cinque anni. Per poter usufruire di questa vantaggiosa riduzione, devono essere presenti alcuni requisiti, tra cui non aver esercitato alcune attività nei precedenti tre anni e la nuova attività non deve essere la prosecuzione di un’altra svolta come lavoratore dipendente o anche come lavoratore autonomo.
Quando è obbligatorio il regime ordinario?
Il regime ordinario viene applicato a società di capitali ed è facoltativo per le ditte individuali che l’anno prima non hanno avuto ricavi superiori a 500mila euro per prestazione di servizi, 800mila euro per le altre attività. Se queste soglie vengono superate, il regime ordinario diventa obbligatorio. La tassazione è prevista in base alle aliquote Irpef stabilite secondo scaglioni compresi tra il 23% e il 43%. Inoltre,come per il regime forfettario, è previsto l’obbligo della fatturazione elettronica. Per il regime ordinario si prevedono poi altri adempimenti a cui bisogna attenersi, ovvero la dichiarazione Iva da effettuare all’Agenzia delle entrate, la presentazione delle comunicazioni di liquidazione periodica Iva, il versamento dell’Iva mensile o trimestrale, la compilazione del modello Isa (Indici sintetici di affidabilità fiscale che hanno sostituito gli studi di settore), la tenuta e la conservazione dei registri Iva e dei libri contabili (libro giornale e libro inventari).
Se sono dipendente posso aprire una partita Iva?
I dipendenti possono aprire una partita Iva, a patto che non vi sia concorrenza tra l'attività lavorativa dipendente e quella autonoma. In particolare, è necessario verificare che il contratto di lavoro non preveda un divieto esplicito all'attività di lavoro autonomo (esempio dipendenti del pubblico impiego).
Dipendente o partita Iva, cosa conviene?
Aprire una partita Iva può essere conveniente rispetto al lavoro dipendente perché, accedendo al regime forfettario, si avranno dei guadagni più elevati rispetto a fare lo stesso lavoro da dipendente. Invece, rispetto alla prestazione occasionale si pagano meno tasse, dato che nella prestazione occasionale sono del 20%.
Considerando anche le ultime agevolazioni in materia di aliquote Inps in favore dei lavoratori dipendenti, pubblici e privati, nella scelta tra l'apertura di una partita Iva e l'assunzione come lavoratore dipendente, il datore di lavoro ha un costo aziendale molto più elevato rispetto alla semplice Ral, la retribuzione annua lorda. Diversamente il lavoratore, oltre alla tutela giuridica prevista in base alla tipologia contrattuale, a parità di reddito, ha il vantaggio di avere un netto in busta paga più alto rispetto a quanto incassato con l'apertura della partita Iva, salvo il fatto di usufruire del regime forfettario.