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Palazzo Finanze (Foto Nicholas Gemini)
Oltre 9000 società, di cui un terzo in perdita, e di cui oltre 1200 hanno più membri del CDA che dipendenti: è questo il “tesoretto” delle partecipate in Italia a livello locale, ma oltre a queste, ci sono le “big ones”, ovvero le società a controllo dello Stato, sulle quali Giorgia Meloni ha aperto il dossier, per la prima volta, da Presidente del Consiglio, solo poche settimane fa, con le nomine dei vertici. Le partecipazioni nelle società direttamente controllate dallo Stato hanno sempre rappresentato un elemento importante nei comportamenti di spoil system, ovvero di assegnazione di ruoli e poteri a persone vicine alla parte politica in carico. Si tratta di aziende che hanno, nella maggioranza dei casi, un'importanza strategica per il Paese, per la natura dei servizi o dei prodotti offerti, come le infrastrutture, l'energia, le comunicazioni. Alcune di queste aziende offrono anche importanti dividendi allo Stato. Si tratta di società quotate, non quotate e non quotate ma con strumenti di finanziamento quotato. Tra le aziende quotate, le più note sono Banca Monte Paschi di Siena, di cui lo Stato, attraverso il MEF detiene il 64,23%, Enav (53,28%), Enel (23,59%), Eni (4,34%) oltre al 25.76% detenuto da Cassa Depositi e Prestiti, Leonardo (30,20%), Poste italiane (29,26%) oltre ad una partecipazione di Cassa Depositi e Prestiti detiene del 35%.
Tra le non quotate, vi sono 23 società, tra cui le più note, come ITA Airways, Equitalia, Cinecittà, ma anche alcune meno conosciute dal pubblico generale, come Sogim, che si occupa dello smantellamento degli impianti nucleari italiani e della gestione dei rifiuti radioattivi, STMicroelectronics, gruppo attivo nei semiconduttori, di cui lo Stato controlla circa il 14%.
Quanto valgono le partecipazioni?
Se calcoliamo soltanto il valore delle partecipazioni nelle società quotate, direttamente o attraverso CDP (come nel caso di ENI), quindi moltiplicando la quota per il valore di mercato della società, lo Stato italiano controlla circa 41 miliardi di euro di capitalizzazione. A questi vanno aggiunti i valori delle quote delle società non quotate o con strumenti finanziari quotati, per fare questo è necessario analizzare indicatori finanziari differenti, e spesso più complessi. Secondo le stime del Centro Studi Comar, il fatturato aggregato tra tutte le tipologie di società in cui il MEF detiene quote di partecipazione, si attesta intorno ai 190 miliardi di euro, integrando oltre 288.000 dipendenti e 610 organi sociali.
Un tesoro che interessa a diversi stakeholders della politica, fatto di potere, di denaro, di occupazione.
Le nomine del Governo tra sorprese e riconferme
Pur dovendo seguire un procedimento "super partes", fatto di candidature e selezioni, di fatto le nomine all'interno delle società partecipate seguono logiche di tipo politico, che rispecchiano gli equilibri in corso.
Tra le nomine di questi giorni, alcune ricalcano decisioni del passato, come la riconferma di Paolo Scaroni all'ENI e la nomina dell'ex Ministro Cingolani in Leonardo.