Mercoledì 22 Gennaio 2025
REDAZIONE ECONOMIA

I principali paradisi fiscali nel mondo e in Europa: dove si trovano e a chi convengono

Circa 8mila italiani hanno stabilito la residenza fiscale a Montecarlo, attratti soprattutto dalla tassazione a zero su redditi e immobili. Scenario simile in Lussemburgo. Il danno complessivo per lo Stato italiano è di almeno 10 miliardi di euro

Paradisi fiscali - Crediti iStock Photo

Paradisi fiscali - Crediti iStock Photo

Roma, 23 gennaio 2025 – Quando si pensa a un paradiso fiscale l’immaginario comune conduce spesso verso Paesi esotici, ben lontani dai confini nazionali, ma così non è o, almeno, non lo è nella sua interezza. Così come evidenziato dall’ufficio studi della Cgia di Mestre, in Europa ci sono molte Nazioni che, in virtù della loro legge fiscale, rappresentano degli harem a cui molte imprese guardano con sempre maggiore interesse. Non c’è da stupirsi, dunque, che proprio nel Vecchio Continente figurino i principali paradisi fiscali del mondo, dei luoghi dove sempre più realtà economiche trasferiscono la loro residenza per via della tassazione vantaggiosa.

I paradisi fiscali in Europa e nel mondo

A svettare nella classifica dei paradisi fiscali del mondo è il Principato di Monaco, seguito a stretto giro dal Granducato del Lussemburgo, dal Liechtenstein e dalle Channel Islands (situate nel canale della Manica, tra Regno Unito e Francia). Per trovare il primo paradiso fiscale esotico è necessario raggiungere la quinta posizione occupata dalle Bermuda. Si tratta di tutti Paesi contraddistinti da pochissimi abitanti che, però, hanno un reddito pro capite molto alto, senza uguali nel resto del mondo.

Cosa si intende per paradiso fiscale

Prima di addentrarci nel dettaglio di alcuni paradisi fiscali, può essere utile alla comprensione fornire una definizione di questi Paesi a tassazione molto vantaggiosa. L’Ocse, nel 1998, ha decretato che per assumere lo status di paradiso fiscale un Paese deve presentare una fiscalità in cui i redditi delle imprese sono esenti dalla tassazione e dall’obbligo di svolgere l’attività all’interno del territorio. C’è poi un altro aspetto, quello legato alla “poca trasparenza del sistema legislativo e amministrativo” e “l’assenza di meccanismi per lo scambio di informazioni fiscali con altri Stati”.

L’Italia e i paradisi fiscali

Basandosi sullo studio del World Inequality Lab, l’indagine Cgia ha analizzato quale sia il rapporto degli imprenditori/aziende italiane con i paradisi fiscali. Da quanto emerso, sono circa 8mila gli italiani che hanno stabilito la propria residenza fiscale a Montecarlo, nel principato di Monaco, attratti soprattutto dalla tassazione a zero su redditi e immobili.

Scenario simile si verifica in Lussemburgo dove, a oggi, operano 6 banche italiane, circa 50 fondi d’investimento e istituti assicurativi e multinazionali nati oppure operanti nella Penisola.

L’impatto sul fisco italiano

La grande diffusione dei paradisi fiscali in Europa, unita alla sempre maggiore pressione fiscale in Italia, fa sì che molti super ricchi del nostro Paese spostino la propria residenza fiscale in altri Paesi più vantaggiosi. Il danno per lo Stato italiano è altissimo, con le stime che riferiscono di almeno 10 miliardi di euro che, ogni anno, non finiscono nelle casse dell’Erario.

Oltre ai super ricchi, a rifugiarsi nei paradisi fiscali sono molto spesso le multinazionali e i grandi gruppi industriali che mirano a ottenere maggiore profitto pagando meno tasse. Negli ultimi anni quanto descritto interessa soprattutto le grandi realtà che operano sul web: solo nel 2022, secondo uno studio condotto da Mediobanca, le società controllate in Italia dai 25 giganti della rete hanno versato al Fisco solo 206 milioni di euro, a fronte di un fatturato di 9,3 miliardi. Soldi persi per lo Stato italiano ed emigrati in paradisi fiscali.