Venerdì 22 Novembre 2024
ALESSANDRO FARRUGGIA
Economia

Pale eoliche, Italia divisa. Il governo: andiamo avanti, nel rispetto del paesaggio. “Ma serve snellire gli iter”

In Maremma rivolta di amministratori e residenti per due nuovi impianti già approvati. La viceministra Gava: accordo con i ministeri di Cultura e dell’Agricoltura per la scelta delle aree

Otto pale eoliche potrebbero arrivare a Montauto

Otto pale eoliche potrebbero arrivare a Montauto

Roma, 20 agosto 2023 – Viceministra Vannia Gava, il Governo ha ribadito l’intenzione di rispettare gli impegni sulla transizione energetica, ma il cammino delle rinnovabili resta accidentato, specie per l’eolico. Ci sono ben 1.828 impianti in attesa di approvazione. Cosa intende fare il ministero dell’Ambiente?

"Aprire una nuova stagione, fatta di semplificazioni normative e accelerazione degli iter burocratici per lo sblocco degli impianti. Lo abbiamo già fatto con il decreto semplificazioni che interviene su temi di cruciali come la valutazione di impatto ambientale, le bonifiche, la green economy. E continueremo su questa strada. Stop, dunque, a procedure lunghe e farraginose che frenano la crescita. Come dico sempre, agli investitori, alle imprese, servono poche regole ma chiare. Anche la Commissione Pnrr-Pniec nasce in seno al ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica con questo precipuo scopo. Volendo dare qualche numero concreto, nel 2022 abbiamo concluso procedimenti per 4 gw e per circa 10 gw di scoping (o analisi preliminare); al 31 luglio di quest’anno, invece, le procedure concluse ammontano a 1,5 gw, 10,6 gw di scoping. A settembre, inoltre, giungeranno a finalizzazione altri decreti con ulteriori novità".

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Qual è il giusto bilanciamento tra garantire una maggiore produzione di energia pulita e tutelare il paesaggio? Un equilibrio è possibile?

"È chiaro che deve esserci il giusto bilanciamento tra energia, ambiente e territorio. Questo significa che gli impianti devono essere realizzati, naturalmente tenuto conto delle peculiarità del paesaggio in cui andranno ad insistere. A questo fine, è in dirittura d’arrivo, ad esempio, il decreto Aree idonee a cui il Mase, di concerto con i ministeri della Cultura e dell’Agricoltura, ha molto lavorato e che individua, appunto, i criteri da rispettare per l’individuazione delle aree adeguate ad ospitare gli impianti. Il testo è ora all’esame della Conferenza Unificata. Entro l’anno contiamo di chiudere l’iter. L’obiettivo è il raggiungimento di 80 nuovi gw di capacità rinnovabile entro il 2030".

Dove è il ‘collo di bottiglia’? Le regioni, i comitati locali che si oppongono, le soprintendenze...

"La storia del nostro Paese ci racconta che, ogni qualvolta viene annunciato un impianto di qualsiasi tipo, sistematicamente spunta un’associazione, un comitato, che magari senza svolgere un’analisi approfondita del progetto o, peggio, affidandosi a fake news, avvia un moto di contestazione dell’opera. A prescindere. Siamo il Paese dei no, dei freni ideologici, delle opportunità mancate. Mentre gli altri Stati corrono. Probabilmente il vero ‘collo di bottiglia’ sta nell’assenza di comunicazione coi territori e di corretta informazione alla popolazione, da parte dei soggetti proponenti o delle amministrazioni che intendono realizzare gli impianti. La transizione verde, prima che economica, deve essere culturale. Occorre formazione, offrire alle comunità le giuste informazioni e spiegazioni rispetto a cosa verrà realizzato e al relativo impatto".

Il governo sembra voler lasciar aperta una ipotesi di ritorno al nucleare. Ma in un paese che fa con tempi biblici centrali eoliche e fotovoltaiche, crede sia realistico?

"Assolutamente. Non solo perché quei tempi biblici stanno subendo una profonda revisione in termini di accelerazione, ma soprattutto perché si tratta di due tematiche distinte e separate. Il nucleare deve uscire dal tabù ideologico nel quale è rimasto imbrigliato ed entrare nel mix energetico dell’Italia di domani. E’ questa la sfida. Ciò non significa che a breve avremo una centrale nucleare nel nostro Paese, anche perchè la tecnologia è ancora in fase di studio e ricerca. Quello che occorre oggi è uno sforzo culturale per uscire dal buco nero della demonizzazione".