Mercoledì 8 Gennaio 2025
MADDALENA DE FRANCHIS
Economia

Summit Brics a Johannesburg: ecco i nuovi Paesi che entrano nel club delle economie emergenti

L’allargamento, in vigore dal prossimo 1° gennaio, voluto dalla Cina. Iran, Argentina, Egitto, Etiopia, Arabia Saudita e Emirati Arabi Uniti si uniscono nella sfida alle élite occidentali

Fino al 2023 è stato il Brics di Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica. Ma ora aprirà le porte anche a Iran, Argentina, Egitto, Etiopia, Arabia Saudita e Emirati Arabi Uniti. Un ampliamento di rilievo, quello deciso a Johannesburg, in Sudafrica, dove in questi giorni il gruppo si è riunito per la quindicesima volta, celebrando i nuovi annunciati ingressi (in vigore dal 1° gennaio 2024). Quaranta Paesi erano interessati a entrare nel summit e in 23 avevano fatto domanda per unirsi alla sfida alle élite occidentali, che finora avevano colpevolmente trascurato il vertice delle economie del Sud globale.

Il presidente cinese Xi Jinping
Il presidente cinese Xi Jinping

L’origine del termine Brics

Risale a un rapporto della banca d’investimento Goldman Sachs, firmato dall’economista Jim O’Neill e datato 2001, l’acronimo Bric, coniato per indicare le quattro economie mondiali in più rapida crescita (Brasile, Russia, India e Cina). Nel 2011 si è poi passati a Brics, poiché al ristretto club dei Paesi emergenti si è aggiunto il Sudafrica. Proprio nella città sudafricana più popolosa, Johannesburg, si è tenuto nei giorni scorsi il vertice dei Brics: l’edizione è caduta in una fase particolarmente delicata per gli equilibri geopolitici globali, incrinati sia dalla crescente rivalità tra Cina e Stati Uniti, sia dall’invasione dell'Ucraina, che ha amplificato a dismisura fratture e tensioni.

Putin in videoconferenza per scongiurare l'arresto

A proposito del conflitto russo-ucraino, il presidente russo Vladimir Putin, che in un primo momento aveva manifestato l’intenzione di volare in Sudafrica, ha partecipato solo in videoconferenza: su di lui pende un mandato d’arresto per crimini di guerra, spiccato dalla Corte penale internazionale de L’Aia, di cui fa parte anche il Sudafrica.

L’allargamento voluto dalla Cina

La proposta di aprire il club a sei nuovi componenti è stata sostenuta in primis dal presidente cinese Xi Jinping. Oltre venti stati, tra cui Argentina, Indonesia, Arabia Saudita, Iran e Venezuela (questi ultimi colpiti da sanzioni internazionali), avevano chiesto di aderire. Se i cinque Paesi membri rappresentano oggi oltre il 40% della popolazione mondiale e il 26% del Pil globale (nel 2001, questa percentuale era pari all’8%), con i nuovi ingressi il gruppo arriverà a rappresentare il 36% del Pil e il 46% della popolazione globali. Secondo Xi Jinping, arruolare nuovi membri potrà accrescere il peso economico e politico del club e creare, così, una valida alternativa al blocco delle potenze occidentali, riunite nel G7.

Divisioni e criticità

Creare un contrappeso alle economie occidentali è, in realtà, più difficile di quanto si pensi, essendo i Brics notoriamente divisi dal punto di vista geopolitico e mancanti di una visione d’insieme solida: su cinque componenti, due sono autocrazie (Russia e Cina) e le altre tre democrazie, caratterizzate da divergenze economiche e ben pochi risultati condivisi. Uno di questi è la cosiddetta ‘banca di sviluppo dei Brics’, costituita nel 2015: finora, ha prestato complessivamente 33 miliardi di dollari, investiti in un centinaio di progetti. Ben poca cosa, tuttavia, rispetto alla Banca mondiale, che nel solo 2022 ha erogato almeno il triplo della cifra. Se India e Sudafrica, alla vigilia del vertice, avevano mostrato perplessità rispetto alla prospettiva di un Sud globale a trazione spiccatamente cinese, analoghe incertezze aveva suscitato la proposta brasiliana di dare vita a una valuta comune dei Brics per affrancarsi dalla dipendenza dal dollaro Usa. Per ora, in seno al vertice si è convenuto che, per contrastare il primato della moneta statunitense, il gruppo cercherà di incrementare la raccolta di fondi e prestiti in valuta locale all’interno della ‘banca Brics’. “L’uso delle valute locali aiuterà a ridurre l’impatto delle fluttuazioni dei cambi”, ha dichiarato il ministro delle Finanze sudafricano Enoch Godongwana. L’ipotesi di una valuta comune Brics è stata, per il momento, accantonata.