Martedì 12 Novembre 2024
CLAUDIA MARIN
Economia

La corsa per Confindustria tra veleni e lettere anonime. I saggi convocano Orsini

La commissione che valuta le candidature avrebbe ricevuto indiscrezioni su presunte incompatibilità. Ma l’imprenditore emiliano (che ha raccolto il maggior numero di firme) annuncia: "Non mi ritiro"

Emanuele Orsini, classe 1973, è amministratore delegato di Sistem Costruzioni e di Tino Prosciutti

Emanuele Orsini, classe 1973, è amministratore delegato di Sistem Costruzioni e di Tino Prosciutti

Roma, 16 febbraio 2024 – La corsa per la presidenza di Confindustria si fa sempre più accidentata e carica di veleni, senza esclusione di colpi. E così a pochi giorni dalla formalizzazione delle quattro candidature (da Edoardo Garrone, Antonio Gozzi, Alberto Marenghi e Emanuele Orsini) si apre un primo scontro senza precedenti. I tre saggi nominati per vagliare i candidati hanno convocato Orsini, attuale vicepresidente, imprenditore emiliano del legno e dell’alimentare, colui che ha presentato il maggior numero di firme per la candidatura, per chiedergli di ritirarsi dalla corsa. Ma il diretto interessato ha risposto picche, con un’opposizione decisa alla richiesta. E così la vicenda è finita per ora sul tavolo dei probiviri: una scelta anch’essa contestata da Orsini.

Più o meno paradossalmente, in questo quadro di scontri, accuse e controaccuse, fonti beninformate raccontano che l’attuale presidente, Carlo Bonomi, avrebbe scritto una lettera nella quale si propone come pacificatore e, dunque, sollecita la prosecuzione del suo mandato per far calare la tensione che la contrapposizione tra candidati sta producendo nella principale associazione degli industriali italiani.

Ma torniamo alla vicenda Orsini: i saggi scelti a inizio febbraio (Mariella Enoc, Andrea Moltrasio e Ilaria Vescovi) hanno convocato Orsini per metterlo di fronte all’esigenza di tenere conto della "campagna mediatica", che nei giorni scorsi ha fatto riferimento, anche sulla scorta di lettere anonime, a vicende degli scorsi anni legate alla sua presidenza di Federlegno e di una società collegata. Nelle indiscrezioni pubblicate si parla di una Porsche utilizzata a titolo personale, ma acquistata dall’associazione di categoria, e di consulenze non chiare. Orsini, però, ha spiegato che si tratta di vicende ampiamente chiarite anni fa, prima della sua nomina a vicepresidente di Confindustria, da parte sua e che ci sono formali querele mentre contro di lui ci sarebbero, appunto, solo lettere anonime. Orsini, dunque, ha confermato, in accordo con la sua base di sostegno, la sua intenzione di candidarsi alla presidenza.

I saggi, a loro volta, fanno sapere che questa fase di verifica sulle candidature presentate lunedì è prevista dallo statuto: "Una volta ricevute le eventuali candidature, la Commissione, d’intesa con il consiglio di indirizzo etico e dei valori associativi e con il collegio speciale dei probiviri, ne verifica il profilo personale, imprenditoriale, professionale e associativo, il possesso dei requisiti richiesti dal regolamento di attuazione del presente statuto per accedere alla massima carica confederale nonché la piena e conforme adesione all’impianto etico e valoriale del sistema associativo".

In realtà, in questo clima non propriamente pacifico (anzi), c’è chi racconta come sarebbero state diverse le lettere anonime, che chiamano in causa più di un candidato, arrivate in Viale dell’Astronomia. E, del resto, mai come in questa occasione la contesa per la successione a Bonomi è aspra e difficile. Orsini ha, per esempio, un vantaggio in termini di grandi elettori, ma Garrone può già contare sul superamento della soglia del 20 per cento, richiesta per partecipare alla volata finale, avendo dietro la potente Assolombarda (e, dunque, il presidente uscente Carlo Bonomi). Con quest’ultimo, del resto, si sono schierati anche il Piemonte, metà del Veneto, Varese, la Liguria (dove, però, non mancano i consensi per Gozzi). Mentre Orsini ha dalla sua gli emiliani, metà Toscana, metà Veneto, una parte consistente del Lazio, tutti i giovani e anche pezzi di Sud.

Entrambi, insomma, sono ben messi, ma non al punto da non avere bisogno di alleanze. E qui entrano in gioco gli altri due competitori: Garrone punta a un accordo con il mantovano Marenghi. Orsini, invece, potrebbe raggiungere un patto con Gozzi, che a quel punto potrebbe far schierare con l’attuale vicepresidente anche l’industriale bresciano Pasini.