Roma, 7 giugno 2024 – Chi attua investimenti ha l’obbligo di creare all’interno del proprio portafoglio un equilibrio tra operazioni ad alto rischio e altre più sicure. Solo in questo modo, infatti, si avrà la garanzia di non incappare in spiacevoli situazioni di insufficienti ritorni sugli investimenti, tale da determinare un fallimento.
Molto utili sono in tal senso i cosiddetti beni rifugio, ovvero dei beni considerati sicuri per gli investimenti. Tra questi c’è l’oro, considerato dagli investitori una garanzia di ritorno in quanto bene materiale in grado di conservare nel tempo il proprio valore, anche in caso di inflazione, calamità, eventi geopolitici, crisi economiche e finanziarie di vario genere. L’oro preserva dunque chi vi investe dall’instabilità, consentendogli di ottenere dei buoni risultati in termini di guadagni e di ridurre i rischi.
L’oro, il bene rifugio per eccellenza
L’oro è da molti inteso come il bene rifugio per eccellenza, potendo contare su uno storico di valore stabile e duraturo. Inoltre, la sua difficile reperibilità e le sue caratteristiche fisiche lo rendono un bene estremamente prezioso che può essere utilizzato come moneta di scambio o come simbolo di potere e di un certo status sociale ed economico.
Tutte queste specificità rendono l’oro il bene rifugio per eccellenza e, anche guardando alla storia, si capisce il perché nei momenti di difficoltà economica generale gli investitori puntino a investire su di esso. Nella crisi finanziaria del 1929, ad esempio, la Grande depressione portò al crollo dei titoli in Borsa, ma il prezzo dell’oro continuò a crescere a fronte della diminuzione delle valute. Molti investitori, dunque, bilanciarono la loro posizione finanziaria investendo sull’oro bene rifugio. Anche nell’epoca più recente, contraddistinta da una maggiore evoluzione delle dinamiche e delle possibilità di investimento, l’oro ha mantenuto e rafforzato il proprio status di bene rifugio: gli investitori, come detto, lo usano come schermo contro il fenomeno inflazionistico e le fluttuazione dei mercati finanziari.
L’oro da investimento
L’oro da investimento prevede che il bene sia fisicamente acquistato dall’investitore che cerca di guadagnare sulla crescita del suo valore di mercato. A differenza dell’oro utilizzato per la gioielleria e a scopi industriali, quello da investimento è da intendersi come un’attività finanziaria vera e propria che può essere acquistata in diverse forme, come lingotti o monete d’oro.
La sicurezza dell’investimento in oro deriva dal fatto che il bene riesce a mantenere nel tempo il proprio valore e, nel lungo periodo, anche ad aumentarlo. È dunque lo schermo ideale contro l’instabilità economica e l’inflazione, andando a ridurre in un portafoglio diversificato il rischio complessivo.
Oro, legge e quotazioni
In Italia l’oro da investimento è sottoposto alla Legge 7 ottobre 2014, n. 192 (Decreto Oro) che stabilisce i requisiti necessari dei prodotti affinché questi possano essere considerati dei beni rifugio per gli investitori. Solo sottostando a questi requisiti, l’oro da investimento potrà contare sulle relative agevolazioni fiscali. Più nel dettaglio:
- per i lingotti d’oro la purezza minima deve essere di 995‰
- per le monete d’oro la purezza minima deve essere di 900‰
- lingotti e monete devono essere stati coniati da una zecca accreditata e avere un valore nominale.
A definire il prezzo dell’oro da investimento è la purezza (espressa in sistemi di millesimi o carati) e il suo peso (espresso in grammi od once). A incidere sulla quotazione sono naturalmente anche la domanda e l’offerta del bene sul mercato internazionale, l’inflazione, il tasso di cambio e le decisioni di politica monetaria delle Banche centrali.
Nei momenti di incertezza, il prezzo dell’oro (in quanto bene rifugio) tende a salire, soprattutto per via del fatto che gli investitori preoccupati dallo scenario problematico cercano maggiori sicurezze per il proprio portafoglio.