Roma, 27 giugno 2016 - Tintarella salata per le vacanze 2016. Chi sceglie il mare come meta per quest'estate dovrà fare i conti con il caro ombrellone. Secondo un'indagine dell'Adoc quest'anno infatti i prezzi degli stabilimenti balneari sono in leggero rialzo. Da nord a sud in media le maggiorazioni registrate nelle regioni italiane sono del 2,4%. Con picchi in Sardegna, la più cara, (+5,2%) e Campania (+4,1%), seguite da Puglia e Abruzzo (+3,8%), Basilicata e Marche (+3,7%).
Una gita al mare di un giorno può trasformarsi in un piccolo salasso. L'indagine Adoc stima come in media una famiglia per una giornata sulla spiaggia arrivi a spendere intorno ai 59 euro. Mediamente, i costi da sostenere per il solo utilizzo dei servizi standard degli stabilimenti è pari a poco meno di 30 euro per famiglia, con punte massime in Sardegna (40 euro) e Liguria (39 euro). Ma, a meno che non si scelga l'opzione pranzo al sacco, vanno calcolati i costi destinati alla ristorazione, con una spesa media di 25 euro a famiglia, e gli extra (come parcheggio e docce calde quando non comprese nei servizi standard), in media poco più di 5 euro al giorno. Si fa presto così a raggiungere quota 59 euro, cifra che lievita per una giornata in Sardegna (78 euro). Il Molise è invece la regione in cui si spende meno, con 48 euro per una giornata.
Nonostante il lieve rialzo dei costi, il mare e le località balneari italiane continuano ad essere le mete preferite dai turisti italiani, scelte dal 65% dei partenti. La Sicilia è la Regione più gettonata (19% delle preferenze), seguita da Puglia e Lazio. Il periodo preferito per il soggiorno è ovviamente agosto, ma anche settembre, che mediamente prevede prezzi inferiori del 30% rispetto all'alta stagione. "Gli stabilimenti balneari, se ben gestiti, possono diventare il primo baluardo per la tutela dell'ambiente costiero e marittimo ed essere il giusto viatico per il rilancio del turismo, sia balneare che culturale, e dell'economia blu, legata al mare", dice il presidente dell'Adoc, Roberto Tascini. "Il settore sicuramente non vive un buon momento, il calo delle presenze e degli investimenti degli ultimi anni, dovuto anche alla continua incertezza sulla durata delle concessioni, ha inciso profondamente sulla loro economia, soprattutto al Sud. E' un punto, quello delle concessioni, che deve necessariamente essere chiarito, in modo da poter gettare le basi per futuri investimenti e definire, una volta per tutte, chi ha il diritto e l'onere di investire nel settore. Per i consumatori tali investimenti potrebbero tradursi in vantaggi sia in termini di qualita' dei servizi offerti sia di prezzi più concorrenziali.
"Crediamo - continua Tascini - che si debba investire nelle imprese balneari e che queste possano e debbano rilanciarsi anche con iniziative intelligenti. Crediamo che possa essere avviata una sinergia tra turismo prettamente balneare e turismo culturale, collegando le meraviglie naturali delle coste alla grande ricchezza culturale e storica dell'entroterra, prevedendo percorsi e iniziative congiunte al fine di rinnovare e rilanciare l'intero settore turistico. Inoltre, sarebbe opportuno mantenere aperta la stagione balneare anche dopo la fine dell'estate, in particolare nelle Regioni più favorite dal clima. I prezzi più bassi nei periodi classicamente fuori stagione possono costituire un incentivo in più per le famiglie".