Milano, 15 novembre 2016. L’olio di palma è l'olio vegetale più utilizzato al mondo ed è ricavato dalla polpa dei frutti di alcune tipologie di palme diffuse nelle regioni dell’Africa occidentale, in prossimità del Golfo della Guinea. Ma sono l’Indonesia e la Malesia le responsabili dell’86% della produzione totale di palma. Il processo di estrazione. I frutti, grandi come delle grosse olive, sono ricchi di olio che viene estratto riscaldando e pressando la polpa del frutto. Il processo di estrazione è suddiviso in più fasi: si inizia con un trattamento al vapore, necessario per rendere la polpa dei frutti il più possibile permeabile al rilascio della parte oleosa. Si passa poi alla pressatura, dove si separa la parte liquida oleosa da quella solida fibrosa. Da quest’ultima frazione sono recuperati i gherigli e la fibra, spesso riutilizzata come fonte energetica. A questo punto l’olio grezzo ottenuto viene chiarificato e depurato per rimuovere impurità e umidità. L’olio a questo punto è pronto per lo stoccaggio e la spedizione come Crude Palm Oil. Perché viene usato. Sono molte le aziende che ne fanno un largo uso: ha un ottimo rapporto qualità/prezzo, ha un’alta produttività, e in più a differenza di altri olii, necessita di una quantità di fertilizzanti e pesticidi nettamente inferiore. Ben si presta quindi ad essere utilizzato nelle preparazioni industriali per diversi motivi. Intanto ha una maggiore resistenza all’ossidazione rispetto ad altri olii, in secondo luogo ha un sapore neutro che non copre il gusto di altri ingredienti ed è molto versatile. Inoltre l’olio di palma è considerato l’alternativa primaria ai grassi idrogenati contenenti acidi grassi trans che sono ritenuti nocivi alla salute umana.
(Leggi: la scelta della Nutella) Dove viene utilizzato. Chiunque abbia un po’ di dimestichezza con il supermercato e la cucina saprà bene che l’olio di palma, in forma raffinata, è utilizzato in molti prodotti alimentari che si trovano sugli scaffali dei market. Tra loro, ricordiamo la margarina, la pasticceria e i cibi pronti; e ancora le merendine al cioccolato, i gelati, i crackers o i grissini e molti prodotti non alimentari come saponi e cosmetici. Effetti e criticità. Tuttavia la grossa crescita della produzione di olio di palma ha avuto effetti controversi sia a livello ambientale che sociale. Nel 2004, come risposta alle criticità legate alla produzione di olio di palma, è stata costituita RSPO, ovvero un’organizzazione che rappresenta i diversi attori coinvolti nell’industria (produttori, trasformatori/traders, aziende manifatturiere, grande distribuzione, banche ed investitori, Ong sociali e ambientali). L’obiettivo di promuovere lo sviluppo e l’utilizzo di olio di palma sostenibile attraverso degli standard credibili, si è declinato quindi in parametri di sostenibilità ambientale e sociale.
(Leggi: il convegno di Ferrero sull'olio di palma) I principi dell'Rspo. Secondo i ‘Principi e Criteri’ definiti dall’RSPO, la coltivazione di olio di palma implica, tra i vari aspetti, che dal 2005 non sia più ammesso l’insediamento di nuove piantagioni dove esistano foreste primarie o aree ad alto valore di conservazione. E’ inoltre previsto che venga effettuato il controllo dell’impatto ambientale e sociale delle nuove piantagioni, o loro estensioni, con la predisposizione di un piano atto a mitigarli, e che il nuovo uso della terra non leda i diritti delle comunità locali. Infine, si prevede che le pratiche agricole debbano mantenere nel tempo la fertilità del terreno e che i prodotti chimici utilizzati non costituiscano un danno per la salute e l’ambiente.