Milano, 4 maggio 2020 - Voglia di ripresa. Il via libera oggi alla Fase 2 con il ritorno in azienda dopo il lockdown di circa 4,4 milioni di lavoratori (il 72% uomini secondo lavoce.info) segnala il desiderio dell’Italia di rialzare la testa. Anche se la ripartenza, tra misure di sicurezza anti-Coronavirus, aumenti dei costi, carenza di liquidità (solo l’1% delle Pmi avrebbe chiesto il prestito da 25mila euro, avverte la Cgia) avviene ancora con più di un’incognita su tempi e modi nei quali l’economia possa recuperare il terreno perduto, con il crollo del 4,7% del Pil nel primo trimestre.
Eppure tra chi riapre, dalla manifattura ai cantieri a una parte del commercio (ingrosso e alcune categorie, esclusi ancora negozi, bar e ristoranti), non mancano segnali di speranza per l’occupazione. In particolare nei settori votati all’innovazione e al digitale che, dallo smart working all’e-commerce, hanno risposto al cambiamento del nostro modo di vivere e lavorare.
Se Linkedin segnala come dall’8 marzo il tasso di assunzioni abbia registrato una flessione del 40%, come in Cina (dove però superata l’emergenza dal meno 45% si è passati a un meno 26%) ci sono casi di nuove assunzioni sulla scia di quel che è successo per esempio nel Regno Unito nell’e-commerce e nella logistica, con i supermercati Morrisons che hanno annunciato 3.500 nuovi posti per le consegne a domicilio.
Negli Stati Uniti Amazon ha deciso di assumere 100mila persone. In Italia il gigante dell’e-commerce di Jeff Bezos non ha finora varato un maxi piano come quello americano ma la ricerca di personale non si è mai interrotta. Anche perché, dalle piattaforme online alla logistica fino alle catene tradizionali del commercio (a partire dalla gdo) pronte a investire sulla consegna a domicilio della spesa, il settore è cresciuto in questi mesi di oltre il 100%. Lo spiega – anticipando i dati che saranno presentati mercoledì – Roberto Liscia, presidente del consorzio del commercio digitale NetComm.
E un motore della ripresa saranno anche, aggiunge Marco Gay, presidente di Anitec-Assimform, le imprese dell’Itc e dell’elettronica di consumo. Aziende che, sebbene abbiano risentito della frenata generale delle attività, hanno e avranno una forte esigenza di personale specializzato da inserire. Come lo stesso gruppo torinese di Gay (l’incubatore di start up Digital Magics) o Sogei, la piattaforma tecnologica dell’amministrazione finanziaria, che nei giorni scorsi ha annunciato un programma di 164 assunzioni quest’anno. Non mancano esempi di ripartenza all’insegna di un allargamento del personale pure sul fronte della manifattura come nel caso della Sdf (trattori) di Treviglio dove, per gestire la ripresa degli ordini – con la convinzione che la ripartenza sarà rapida anche qui come in Cina – arriveranno entro giugno 50 nuovi addetti.
Ma le imprese metalmeccaniche – che garantiranno la sicurezza in fabbrica – non riprenderanno tutte con la stessa forza, avverte il presidente di Federmeccanica Alberto Dal Poz. E il settore, almeno all’inizio, non sarà in grado di riassorbire tutti i cassintegrati, dovendo capire come evolverà la domanda del mercato. Prudenza arriva anche dal mondo dei cantieri: ripartiranno con la fiducia di potercela fare ma, avverte il presidente di Ance Gabriele Buia lanciando un messaggio al governo, sapendo che da sola l’edilizia non può sopportare gli oneri imposti dall’introduzione delle necessarie misure di sicurezza, l’allungamento dei tempi di produzione (e quindi dei costi) e il rischio – in base alle norme Inail che andrebbero modificate – che un caso di Coronavirus in cantiere sia considerato sempre infortunio sul lavoro, con le procedure penali che escluderebbero l’impresa dalle commesse pubbliche.