L’ultimo nodo da sciogliere è quello delle bollette. Per il resto, il primo modulo della riforma fiscale è stato completato. Dovremmo sentire i primi effetti negli stipendi di marzo, a causa dei tempi tecnici necessari per aggiornare i software dell’Agenzia delle Entrate. In compenso, almeno la prima busta paga sarà più pesante, dal momento che conterrà il conguaglio dei primi due mesi. Ecco, nel dettaglio, le principali novità.
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La nuova Irpef
Ci saranno 4 scaglioni rispetto agli attuali 5. L’imposta sull’Irpef sarà del 23% fino a 15mila euro, del 25% da 15.001 a 28mila euro, del 35% da 28.001 a 50mila e del 43% oltre questa soglia. Sparisce, quindi, l’aliquota intermedia del 41% per i redditi fra i 50mila e i 75mila euro, mentre vengono ridotte le attuali aliquote del 27 e del 38% rispettivamente di 2 e di 3 punti. E la no-tax area (ovvero dove il prelievo è zero) sale fino a 8mila euro (5.500 per i pensionati). Complessivamente il primo modulo della riforma costerà nel 2022 circa 4,8 miliardi per attestarsi, poi, sui 7 miliardi a regime. I 2,2 miliardi risparmiati saranno utilizzati l’anno prossimo per la decontribuzione una tantum di 1,5 miliardi e per consentire di rimpinguare la dote destinata ad alleggerire i maxi-aumenti delle bollette di luce e gas.
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Ecco chi ci guadagna
Nel dettaglio, il risparmio sarà di 61 euro per i redditi fino a 15mila euro, di 150 euro per quelli tra 15mila e 28mila, di 417 euro per quelli tra 28mila e 50mila, di 692 per quelli tra 50mila e 55mila, di 468 per quelli tra 55mila e 75mila e di 247 euro per quelli oltre i 75mila euro. Complessivamente, l’85% del beneficio dovrebbe andare a chi si colloca al di sotto dei 50mila euro.
Le detrazioni
La nuova curva degli sconti fiscali ingloberà anche l’ex bonus di Renzi che il governo Conte 2 aveva portato da 80 a 100 euro. Non sparirà del tutto, ma resterà per i redditi fino a 15mila euro che sarebbero altrimenti esclusi dai vantaggi della nuova curva dell’Irpef.
L’assegno per i figli
Sulle buste paga dell’anno prossimo impatterà l’avvio a regime dell’Assegno Unico Familiare, che prevede l’assorbimento con conseguente taglio delle detrazioni per i figli a carico, oltre a quello degli assegni al nucleo familiare.
Il cuneo fiscale
Previsto un taglio una tantum degli oneri contributivi per i redditi fino a 35mila euro con una spesa complessiva di 1,5 miliardi. L’intervento coinvolge circa 20 milioni di lavoratori e comporterà una riduzione deli oneri dello 0,5%. Su un terzo di contributi a carico dei lavoratori si pagherà non più l’8,9% ma l’8,4%. Per i lavoratori il vantaggio potrebbe arrivare fino a 235 euro all’anno. Per una retribuzione lorda di 20mila euro il vantaggio dovrebbe fermarsi a poco più di 100 euro.
L’Irap
Sarà cancellata per le partite Iva e gli autonomi. Il costo sarà di circa 1,3 miliardi. Ma, anche in questo caso, dovranno essere individuati altri 300 milioni che, per il momento, mancano all’appello.
Il nodo bollette
Per ora tutto fermo. Non c’è stato l’accordo nella maggioranza per una sorta di contributo di solidarietà per i redditi oltre i 75mila euro che non avrebbero effetti dal taglio delle aliquota dell’Irpef. Alla fine lo stanziamento contro il caro bollette in manovra salirà in tutto di circa 800 milioni: le risorse arriveranno per circa 500 milioni dal "tesoretto" alimentato dai minori costi per il 2022 della riforma di Irpef e Irap e per circa 300 milioni da altri fondi reperiti in bilancio e non utilizzati appieno. In tutto quindi per il primo trimestre del prossimo anno ci sarà un intervento da 2,8 miliardi.