Roma, 23 novembre 2024 – Il monitoraggio settimanale di Aretè, società indipendente di analisi e previsione sui mercati delle materie prime agrifood, si focalizza oggi sulla frutta secca, o meglio, su un particolare tipo di frutta in guscio, che riveste un’importanza strategica sul mercato agroalimentare mondiale. Parliamo della nocciola, ingrediente fondamentale innanzitutto per l’industria dolciaria, essendo alla base della produzione di creme spalmabili, cioccolato, snack e bevande vegetali. Accanto ad altri generi di frutta in guscio (mandorle, noci, pistacchi, carrube), le nocciole hanno conosciuto, inoltre, un recente ulteriore rialzo della domanda globale, perché associate a uno stile di vita sano e ritenute un’importante fonte di vitamine e acidi grassi essenziali nei regimi vegani e vegetariani.
L’andamento del mercato delle nocciole
Il prezzo all’export della varietà denominata ‘Natural 11/13’ (riferita al calibro, che misura indicativamente 11 – 13 millimetri) ha registrato, da fine settembre, un aumento del 9%. Una risalita avvenuta dopo una fase di calo generalizzato dei prezzi, iniziata nel secondo trimestre del 2024.
Le criticità della stagione 2024/25 e il rincaro
Secondo l’analisi di Areté, l’aumento dei prezzi è dovuto, da un lato, all’incertezza qualitativa sul raccolto 2024/25 e, dall’altro, alle dinamiche di acquisto globali. Infatti, sebbene il nuovo raccolto sia stato quantitativamente superiore rispetto a quello della scorsa campagna (l’incremento è pari a +10%, +20% rispetto alla stagione 2023), la qualità risulta in sensibile peggioramento. La disponibilità di calibri medio-grandi (14 – 15 millimetri) è limitata. A ciò si aggiungono gli ingenti danni causati, in alcune aree di produzione, dall’imperversare della cimice asiatica e, più in generale, dalla crisi climatica. Estati troppo secche, gelate tardive o inverni troppo rigidi compromettono, infatti, la produzione di questo frutto e determinano, pertanto, ulteriori oscillazioni di prezzo sui mercati internazionali.
Dalla Turchia il 70% della produzione mondiale
Al momento, il mercato turco (la Turchia, è bene ricordarlo, è il primo produttore mondiale di nocciole, seguito, a grande distanza, da Italia e Stati Uniti) è sostenuto da un buon ritmo della domanda. Lo conferma il dato relativo alle esportazioni turche dall’inizio della campagna (settembre 2024), balzate del +19% rispetto allo stesso periodo di un anno fa. Nel nostro Paese, gli ettari dedicati alla sua coltivazione sono cresciuti del 25% negli ultimi dieci anni – da 67 a 85mila ettari – e la produzione è arrivata a superare abbondantemente le 100mila tonnellate (con un picco di 140mila nel 2020). Nonostante ciò, l’Italia è costretta a importare prodotto dall’estero per coprire almeno metà del proprio fabbisogno: nel solo 2022, le importazioni di nocciole (tra prodotto in guscio e sgusciato) hanno superato le 75mila tonnellate.