Quando nel 1974 Friedrich von Hayek ricevette il Nobel per l’Economia disse che, se qualcuno lo avesse consultato sulla creazione del premio, sarebbe stato decisamente contrario. A suo giudizio, infatti, "conferisce a un individuo un’autorità che in economia nessuno dovrebbe possedere". Ieri, per la terza volta, questa autorità è stata riconosciuta a una donna, la prima a non dover dividere il Nobel per l’Economia con un uomo. D’altronde Claudia Goldin è abituata ai record, essendo stata nel lontano 1990 la prima donna a diventare Professor of Economics ad Harvard. La settantasettenne americana, nata a New York da una famiglia ebrea, è stata scelta dall’Accademia di Svezia "per aver fatto progredire la comprensione degli esiti del mercato del lavoro femminile. Grazie alla sua ricerca innovativa, ora sappiamo molto di più sui fattori sottostanti e sulle barriere che potrebbero essere affrontate in futuro" ha detto Jakob Svensson, presidente del Comitato per il Nobel in Scienze Economiche, che le consegnerà un assegno da 11 milioni di corone, pari a circa un milione di dollari.
"E’ un premio molto importante – ha commentato Goldin – Non solo per me, ma per molte persone che lavorano su questo tema e cercano di capire perché ci sono ancora grandi disuguaglianze tra i sessi". Proprio di quel gender gap che impedisce la completa parità di diritti con gli uomini nel mondo del lavoro, la studiosa americana ha fatto il suo cavallo di battaglia, scoprendone i fattori chiave e fornendo il primo resoconto completo sulle retribuzioni e sulla partecipazione delle donne al mercato del lavoro nel corso dei secoli. Donne che, si legge nella motivazione del Nobel, "sono ampiamente sottorappresentate nel mercato del lavoro globale e, quando lavorano, guadagnano meno degli uomini".
Come ricordato dal comitato che le ha assegnato il premio, Goldin ha dimostrato che la partecipazione femminile al mercato del lavoro non ha avuto una tendenza all’aumento per tutto il periodo analizzato, ma ha formato una curva a U, diminuendo con la transizione da una società agricola a una industriale all’inizio del XIX secolo e poi tornando ad aumentare con la crescita del settore dei servizi all’inizio del Novecento.
Oltre alla disparità di genere, Goldin – che è co-direttrice del Gender in the Economy Study Group del Nber (National Bureau of Economic Research) – ha studiato anche temi come il valore della formazione universitaria nel mercato del lavoro, le origini delle limitazioni all’immigrazione e il ruolo della stampa nella riduzione della corruzione.
In un saggio ha scritto: "Ho sempre desiderato essere una detective e alla fine ce l’ho fatta". E detective l’ha definita Randi Hjalmarsson, uno dei membri del comitato: "Goldin ha analizzato qualcosa che molte persone – molti storici, per esempio – avevano semplicemente deciso di non studiare perché pensavano che i dati non esistessero".
Con l’economia si concludono i riconoscimenti dell’Accademia di Svezia per il 2023, che anche quest’anno hanno fatto discutere. Il Nobel per la pace è andato all’attivista iraniana Narges Mohammadi, quello per la letteratura allo scrittore norvegese Jon Fosse. Per la fisica sono stati premiati Pierre Agostini, Ferenc Krausz e Anne L’Huillier per gli studi sugli attosecondi, mentre per la chimica i riconoscimenti sono andati Moungi Bawendi, Louis Brus e Alexei Ekimov per i punti quantici. Il premio Nobel per la medicina, infine, è stato assegnato a Katalin Karikó e Drew Weissman per gli studi sui vaccini a mRna.