Milano, 26 ottobre 2023 – Bisticciamo spesso su cosa ci piaccia o non ci piaccia di quanto troviamo sui menu delle piattaforme di streaming. Ma, forse, dovremmo iniziare a chiederci che cosa piaccia a loro. O, meglio, che cosa dovremmo proporre, se di mestiere facessimo i produttori, per finire nella prima stringa della home page di Netflix e fare impazzire di gioia il mitico algoritmo.
Citiamo proprio Netflix non perché sia il massimo (o l'unico) punto di arrivo di chi produca film, serie tv e documentari (anzi, sono lontani i tempi in cui la società di Los Gatos dominava incontrastata il mercato), ma perché recentemente la vice presidente capo dei contenuti originali di Netflix Italia, Eleonora Tinny Andreatta, ha lanciato un preciso appello. “Vogliamo storie originali e vere, con radici ben piantate nella nostra cultura, nazione e tradizione - ha scandito Andreatta durante un incontro al Mia di Roma -, che parlino in primis alla audience locale e, poi, adatte a tutto il mondo”. E non si tratta di una deriva sovranista, bensì della necessità, ormai ineludibile, di fidelizzare gli utenti nazione per nazione, considerando più importante la somma rispetto al totale. E c'è di più, visto che le storie di cui parla Andreatta dovranno “andare oltre lo stereotipo dell'Italia dell'Italia anni '60, provando a parlare alle audience più giovani, creando un'immagine della donna più moderna, complessa e completa e cambiando anche il modello maschile proposto, o quello di famiglia”. Insomma, molto italiane ma non “troppo italiane”, per fare il verso a una famosa battuta ricorrente di una grande serie nostrana come 'Boris', con tanto di promozione di modelli culturali più sani e contemporanei. E gli esempi passati e futuri, giusto per chiarire il concetto, non mancano. Da “i lavori di Zerocalcare, un artista puro” alla recente “docu-serie su Vasco Rossi” che Netflix ha da poco pubblicato. Poi, pollice alto anche per un italiano di adozione come Ferzan Ozpetek, che “sta lavorando con noi per il suo film 'Nuovo Olimpo', presentato al Festival di Roma” e per Alessandro Borghi, “legato a Netflix a doppio filo prima con la serie 'Suburra' poi col film 'Sulla mia pelle'” e, ora, prossimo “protagonista di 'Supersex', la storia di Rocco Siffredi”. Mentre il futuro dell'italianità a marchio Netflix passerà da 'Il mostro di Firenze' e da 'Il treno dei bambini', i nuovi lavori di Stefano Sollima e Cristina Comencini, con Fabri Fibra, Geolier e Rose Villain che saranno invece i protagonisti “in tema di diversity, del nostro primo talent-show, 'Nuova scena'”. Ossia di un progetto modellato sul talent a stelle e strisce 'Rhytm and flow', che andrà in cerca di nuove promesse del rap fra Napoli, Roma e Milano. Basterà questo rilancio italofilo per continuare a fare ricca Netflix e a sostenere contemporaneamente gli sforzi della nostra industria tele-cinematografica anche a fronte del previsto calo del numero di produzioni originali che da qui ai prossimi anni sconteranno i colossi dello streaming? Non possiamo ancora saperlo. Ma, per ora, possiamo consolarci con i numeri dell'ultimo rapporto Apa (Associazione produttori audiovisivi), che parlano di 41 titoli originali (115 ore di prodotto tra serie e film) realizzati in Italia nella stagione 2022/23 dal trio Netflix/Prime/Disney. Per un +11% sulle 104 ore del 2021/22 che, in attesa dell'addensarsi delle nubi, fa tirare ai produttori un sospiro di sollievo.