Roma, 16 dicembre 2024 – Potrebbe cambiare tutto con la Naspi, l’indennità di disoccupazione finora riservata solo a chi perdeva il lavoro in modo involontario.
Dal 1 gennaio 2025, se approvato il nuovo emendamento alla manovra finanziaria, il sussidio spetterà anche a chi si dimette volontariamente, ma a delle condizioni. Ecco quali, cosa cambia e come funzionerà la nuova Naspi.
Cos’è la Naspi
La Naspi, o Nuova assicurazione sociale per l'impiego, è un’indennità mensile di disoccupazione destinata ai lavoratori subordinati che perdono il lavoro in modo involontario. Introdotta il 1° maggio 2015, viene erogata per un periodo pari alla metà delle settimane contributive accumulate negli ultimi quattro anni.
Cosa cambia con l’emendamento
Fino ad oggi l’assegno non era accessibile a chi rassegnava le dimissioni in modo volontario. Dal 1° gennaio 2025, invece, se approvato l’ultimo emendamento alla legge di Bilancio, l’accesso alla Naspi potrebbe estendersi anche a chi si dimette volontariamente da un lavoro con contratto a tempo indeterminato. Tuttavia, c’è una condizione affinché questo sia possibile. Se approvata la norma, infatti, lavoratori che hanno dato dimissioni volontarie da un lavoro a tempo indeterminato nei 12 mesi precedenti avranno diritto alla Naspi in caso di licenziamento dal nuovo impiego solo se hanno almeno 13 settimane di contribuzione da quest’ultimo lavoro perso, perso il quale si richiede l’indennità.
Stretta sulla disoccupazione
L'emendamento alla manovra introduce di fatto una stretta sull'accesso alla Naspi, rendendo più difficile ottenerla in caso di dimissioni volontarie seguite da un licenziamento. Dal 2025, i lavoratori che si dimettono e vengono successivamente licenziati dopo una breve rioccupazione non potranno più richiedere l'indennità (a meno che non abbiano maturato almeno 13 settimane di contributi nel nuovo lavoro). Questo cambiamento punta a evitare dimissioni strategiche seguite da riassunzioni brevi (spesso utilizzate dai datori di lavoro per ridurre i contributi all’Inps) o licenziamenti concordati da parte dei cosiddetti “furbetti della Naspi” per ottenere l’indennità. L’emendamento “ha una finalità antielusiva – ha spiegato la ministra del Lavoro Marina Elvira Calderone –. Non è un riconoscimento della Naspi a seguito di dimissioni volontarie”.
Come funziona la Naspi
Fino a oggi, per poter beneficiare della Naspi il lavoratore doveva avere come requisiti uno stato di disoccupazione involontaria e almeno 13 settimane di contribuzione nei 4 anni precedenti l’inizio del periodo di disoccupazione. Lo stesso cittadino doveva inoltre dichiarare la propria immediata disponibilità al lavoro al sistema informativo unitario delle politiche del lavoro. L’assegno mensile era dunque previsto a partire dall’ottavo giorno successivo alla data di cessazione del rapporto di lavoro e corrisposto per un numero di settimane pari alla metà delle settimane contributive presenti negli ultimi 4 anni.
I nuovi requisiti Naspi
Il nuovo emendamento stabilisce che il lavoratore che abbia dato dimissioni volontarie da un lavoro a tempo indeterminato nell’arco dei 12 mesi precedenti abbia diritto alla Naspi, in caso di licenziamento da un nuovo impiego.