Roma, 3 marzo 2025 – Mutui a tasso variabile sempre più competitivi, surroghe in crescita così come gli importi finanziati. E, forse, l’epoca del tasso fisso è ai titoli di coda perché, non siamo ancora al sorpasso ma i mutui a tasso variabile hanno recuperato competitività in maniera decisa rispetto al fisso. Il dato emerge dall’ultimo Osservatorio mensile di MutuiOnline.it relativo a gennaio 2025.
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Mutui, i tassi Euribor e Irs
Nel primo mese dell’anno l’Euribor a un mese (che è il parametro di riferimento per la messa in campo dei mutui a tasso variabile) si è attestato al 2,79% dal 3,57% del 2024, mentre la scadenza a tre mesi è passata da 3,57% al 2,70%. Quanto all’IRS (che è invece il tasso di riferimento del fisso), il tasso varia dal 2,29% (scadenza a 30 anni) al 2,50% (a dieci e vent’anni). Il tutto si spiega alla luce dei forti ribassi già registrati sul tasso fisso nel corso del 2024. Se poi consideriamo i cosiddetti “tassi finiti”, prendendo come riferimento le richieste di mutui a 20 e 30 anni, il TAN medio del variabile a gennaio è sceso al 3,71%, rispetto al 3,96% di dicembre e al 4,66% di luglio 2024.
Il risparmio
Un risparmio che sembra minimo ma diventa consistente se lo si proietta sul lungo periodo, come accade per il piano di rimborso di un mutuo. A questo proposito viene in aiuto un comparatore (come quello di MutuiOnline.it) che consente di verificare agevolmente quale sia l’offerta più conveniente. E a gennaio 2025 la migliore offerta del mutuo a tasso variabile si è attestata al 3,26%, anche in questo caso con un consistente risparmio rispetto al 3,54% di dicembre e al 4,23% di luglio.
Fisso o variabile? I tassi migliori
Se, invece, si passa ad analizzare il tasso fisso, si può osservare un frazionale aumento, probabilmente un assestamento dopo i forti ribassi dello scorso anno. A gennaio il TAN medio è stato del 2,83% rispetto al 2,75% di dicembre e al 3,08% di luglio. Mentre il tasso migliore nell’ultimo mese è passato dal 2,39% al 2,45%, con il confronto a sei mesi che continua ad essere ampiamente positivo (2,66% a luglio).
Le surroghe
Se poi guardiamo alle ragioni per le quali vengono richiesti i mutui, la componente relativa alle surroghe è il dato che emerge con più forza. Infatti, a gennaio le surroghe sono al 37,2% contro il 34,4% dello scorso anno. Una crescita che si spiega alla luce del calo del costo del denaro; infatti, chi ha acceso i mutui due o tre anni fa, e ha pagato solo una quota limitata di interessi, trova spesso grande convenienza nella surroga. Di conseguenza perdono quota tutte le altre finalità, a cominciare dall’acquisto prima casa, che si ferma al 54% rispetto al 55,6% del 2024. Quanto alla tipologia di tassi, stante ancora la convenienza del fisso, le domande di questa tipologia sono quasi totalitarie (99,6% dal 99,2% del 2024), con il variabile e il misto su livelli assolutamente marginali.
La durata
Tutto questo mentre si allunga la durata media dei mutui generata in primis da una dinamica salariale che fatica a tenere il passo del carovita. Nel mese di gennaio la media è stata di 24 anni e 10 mesi, con un balzo in avanti rispetto ai 24 anni e 4 mesi del 2024. Un’accelerazione registrata dopo che per molto tempo il livello medio è rimasto intorno ai 24 anni. Infine cresce il valore medio degli immobili transati e di conseguenza gli importi dei mutui. A gennaio 2025 il valore medio delle case è stato di 230.267 euro, il 2,3% in più rispetto al 2024 mentre gli importi dei mutui sono saliti del 3,5%, a quota 145.416 euro con una quota del valore finanziato che sfiora il 70% (eravamo al 68,7 a inizio 2024). L’importo medio richiesto più elevato si registra in Trentino-Alto Adige (195.992 euro) mentre seguono la Lombardia e il Lazio.