Roma, 1 settembre 2024 – Debito meno costoso e rendimenti un po’ più avari per le obbligazioni e i titoli di stato. È il duplice effetto che si vedrà a breve per i risparmi e gli investimenti delle famiglie, quando inizierà il ciclo di riduzione dei tassi di interesse da parte delle principali banche centrali: la Banca centrale in Europa e la Federal Reserve (Fed) negli Stati Uniti. "Secondo le previsioni di gran parte analisti, i tagli al costo del denaro partiranno già da settembre", dice Annacarla Dellepiane, manager della casa di investimenti HANetf, che ricopre la carica di head of sales per l’Italia. La sforbiciata negli Stati Uniti, sottolinea Dellepiane, sarà probabilmente nell’ordine dello 0,75% entro fine anno e la Bce andrà più o meno nella stessa direzione, tenendo però presente che si è già mossa nei mesi scorsi, con una sforbiciata ai tassi dello 0,25% prima dell’estate.
"Un costo del denaro più basso è ovviamente una buona notizia per chi è indebitato, per esempio chi ha sulle spalle un mutuo a tasso variabile, che diventerà meno oneroso", dice Dellepiane, "così come scenderà la spesa per interessi sul debito pubblico degli stati". La manager di HANetf ricorda però che questo scenario si concretizzerà in maniera graduale visto che le banche si muoveranno comunque, per piccoli passi, con cadenza mensile o bimestrale. Occorrerà attendere un po’, dunque, prima di vedere effetti significativi sui bilanci delle famiglie indebitate. Esiste però anche il rovescio della medaglia.
Nell’ultimo biennio, l’aumento dei tassi di interesse ha infatti ridato molto appeal ai Buoni del Tesoro e a tutte le obbligazioni, che sono tornate a offrire rendimenti ben più corposi che in passato, superiori al 3-5% a seconda delle scadenze. Lo scenario è ora destinato a cambiare. "Un ciclo di ribasso dei tassi porterà inevitabilmente con sé anche un calo dei rendimenti delle obbligazioni che verranno emesse in futuro sul mercato", spiega ancora Dellepiane. Chi investe in azioni, invece, deve guardare con maggiori interesse ai titoli di quelle aziende che traggono maggiore vantaggio da un minor costo del debito e dei finanziamenti.
Si tratta nello specifico delle aziende a piccola e media capitalizzazione (small e mid cap) che nell’ultimo anno, ricorda la manager di HANetf, hanno avuto in Borsa performance ben inferiori a quelle delle grandi aziende, i cui prezzi sono oggi molto "tirati" soprattutto per quel che riguarda i giganti del settore tecnologico come le cosiddette Magnifiche 7 del big tech, ovvero Nvidia, Tesla, Meta Apple, Amazon, Microsoft e Alphabet.