Venerdì 31 Gennaio 2025
FRANCA FERRI
Economia

Mutui, l’Italia è spaccata in due. Più convenienti al nord che al sud

Stime Fabi: il reddito delle famiglie eroso di oltre un punto percentuale dai tassi d’interesse in aumento

L’aumento del costo del denaro al 4,25, con il rialzo di 0,25 deciso dalla Bce questa settimana, provocherà un vero e proprio "choc finanziario" per le famiglie, il cui reddito viene continuamente eroso. L’allarme arriva dalla Fabi (Federazione autonoma bancari italiani), che in un rapporto sull’impatto degli incrementi dei tassi stima che, rispetto al 2019, oggi un punto percentuale degli stipendi delle famiglie italiane è stato "mangiato" dai tassi d’interesse su mutui, prestiti e credito al consumo. La quota delle rate rispetto al reddito disponibile è passata dal 9,50% del 2019 al 10,55% di marzo scorso e, visti i successivi aumenti del costo del denaro, questa percentuale è destinata salire.

Christine Lagarde, presidente della Bce
Christine Lagarde, presidente della Bce

La situazione, peraltro, non è omogenea, con l’Italia divisa in due: i prestiti per comprare casa sono meno cari al Nord, mentre gli interessi sono alle stelle nel Mezzogiorno e nelle isole. In Sicilia e Sardegna la media dei tassi d’interesse è del 4,23% e nel Mezzogiorno è al 4,18%, contro il 4,10% del dato nazionale. Condizioni sui mutui più favorevoli: nel Nord Ovest, dove la media dei tassi è pari al 4,09%; nel Nord Est i tassi medi sono quelli più bassi d’Italia, cioè 3,99%.

Ma anche per le aziende, spiega Confindustria, il "credito è troppo caro e più scarso", e le imprese italiane stanno subendo un continuo aumento del suo costo, salito al 4,8% a maggio, mentre lo stock di finanziamenti si riduce del 2,9%. Le indagini Istat e Banca d’Italia mostrano un irrigidimento dei criteri di offerta, una domanda frenata dal costo eccessivo, una quota significativa di imprese che non ottiene credito (6%), soprattutto perché rinuncia per le condizioni onerose (56,3%).

D’altra parte sono proprio questi gli obiettivi, seppur dolorosi, a cui mira la Bce per raffreddare l’economia e ricondurre la dinamica dei prezzi, cresciuti del 5,5% nella Ue a giugno, verso il target del 2%. Il rialzo di 25 punti base deciso giovedì, il nono consecutivo, che ha portato il tasso di rifinanziamento principale ai massimi dal 2001, al 4,25%, non è detto che sia l’ultimo. Giovedì Lagarde ha spiegato che la stretta sta producendo i suoi effetti e dunque, d’ora in avanti, la Bce si farà guidare solo dai dati per decidere se stringere ancora la cinghia. Gran parte degli analisti si attende un ultimo giro di vite di 25 punti base alla fine dell’estate.