Giovedì 10 Ottobre 2024

Multinazionali e abusi fiscali, l’Italia al 29 posto

La classifica dei paradisi fiscali che più prestano il fianco a trattamenti fiscali più vantaggiosi in particolare per le multinazionali: la posizione dell’Italia e degli altri Paesi europei

Paradisi fiscali - Crediti iStock Photo

Paradisi fiscali - Crediti iStock Photo

Roma, 12 ottobre 2024 – L’universo delle multinazionali è, alcune volte, segnato anche dalla presenza di abusi fiscali che vengono compiuti dalle realtà economiche per trarre dei vantaggi. L’organizzazione Tax Justice Network ha di recente pubblicato il suo Corporate Tax Haven Index, evidenziando quale sia il ruolo esercitato da diversi Paesi del mondo (70 quelli oggetto di analisi) nel facilitare l’evasione fiscale globale. In vetta alla classifica redatta troviamo la Svizzera, seguita dall’Olanda e da Jersey, dall’Irlanda e dal Lussemburgo. In graduatoria c’è anche l’Italia, alla posizione numero 29 per l’esattezza.

Multinazionali e abusi fiscali

Così come evidenziato dal rapporto di Tax Justice Network, circa due terzi degli abusi fiscali che vengono compiuti al mondo interessano le multinazionali che trasferiscono i loro profitti all’estero, in Paesi fiscalmente più permissivi e vantaggiosi. Il restante terzo del totale degli abusi fiscali globali può essere attribuito agli individui che nascondono le proprie finanze offshore.

Nel 2023 (anno di riferimento del rapporto) le giurisdizioni che più si sono dimostrate essere favorevoli alle grandi corporation che intendono pagare meno tasse sono le stesse che, già nel 2021, occupano le prime tre posizioni di questa classifica. Si tratta delle Isole Vergini Britanniche, delle Isole Cayman e delle Bermuda. Dei paradisi fiscali che attraggono capitali dall’estero, cui fanno seguito in graduatoria dei Paesi decisamente meno esotici per l’Europa, ovvero la Svizzera (quarta posizione), l’Olanda (settima), Jersey (l’isola più grande del Canale della Manica, tra il Regno Unito e la Francia è ottava), l’Irlanda (nona) e il Lussemburgo (decima). La top ten è completata da Singapore e Hong Kong, rispettivamente in quinta e sesta posizione.

L’impatto generato dai paradisi fiscali, conferma il rapporto di Tax Justice Network, è estremamente negativo per la fiscalità globale, visto che viene perso mezzo trilione di dollari ogni anno in entrate fiscali. Sono soldi che chi compie l’abuso toglie a tutti, visto che questi fondi potrebbero essere utilizzati per finanziare servizi pubblici essenziali (ospedali e scuole).

La posizione dell’Italia sugli abusi fiscali

Focalizzando l’attenzione sull’Europa e sull’Italia, il Corporate Tax Haven Index dimostra che molte realtà nella top ten appartengano al Vecchio Continente. Alle già note Svizzera, Olanda, Jersey, Irlanda e Lussemburgo, nel 2023 si è aggiunta anche l’Irlanda, mentre il Regno Unito e la Francia sono più in basso. L’Italia, invece, è alla posizione numero 29, in quella che viene identificata come la terza fascia di Paesi che consentono l’abuso fiscale su scala minore. Va tuttavia sottolineato che il Bel Paese è nella lista delle giurisdizioni che offrono delle pratiche fiscali vantaggiose, seppur meno aggressive rispetto a quanto si verifica nei casi sopra indicati.

Gli investimenti diretti esteri

Per ogni fondo che arriva nei paradisi fiscali c’è qualcuno che lo invia, con il rapporto che sottolinea come la quota più alta di investimenti diretti esteri globali sia degli Stati Uniti, il 13,5%. A distanza seguono i Paesi Bassi con il 9,6% e il Lussemburgo con il 7,6%. Le 70 giurisdizioni analizzate dal rapporto, infine, rappresentano l’86,67% degli investimenti esteri globali, con i singoli governi del mondo che ogni anno perdono circa 84 miliardi di dollari di entrate fiscali.