Roma, 3 gennaio 2025 – Cin agli affitti brevi, ma non è un brindisi. Con il Codice identificativo nazionale in vigore da ieri si attua infatti in modo definitivo l’attesa stretta anti-evasione al turismo mordi e fuggi voluta dal ministero del Turismo. Da oggi chi non rispetta i nuovi requisiti rischia fino a 8.000 euro di multa. E gli effetti sono stati immediati: già alle 8.30 di ieri mattina quasi l’80% delle strutture registrate (451.000 su 571.000) risultava in possesso della targa univoca, mentre le regioni in cui è stato rilasciato il maggior numero di Cin sono state la Toscana (54.148), il Veneto (48.751), la Lombardia (48.469), il Lazio (40.254), la Puglia (36.722) e la Sicilia (35.418).
Cos’è il Cin
Il Codice identificativo nazionale, assegnato dal Ministero del Turismo alle strutture ricettive e agli immobili destinati a locazioni brevi o turistiche, è il nuovo codice introdotto per identificare in modo univoco queste unità e garantire la trasparenza fiscale. Con l’ultima legge di Bilancio, il Cin entra ufficialmente negli adempimenti fiscali: dovrà infatti essere indicato nella Certificazione unica rilasciata dai portali di affitto (come Airbnb e Booking) e nelle dichiarazioni dei redditi dei proprietari. Inoltre, dovrà essere esposto sia all’esterno della struttura che negli annunci pubblicitari (e vale anche per intermediari e portali online, come Airbnb).
Chi deve averlo
La targa è obbligatoria per titolari o gestori di strutture ricettive turistiche, alberghiere ed extra-alberghiere, e locatori di immobili destinati a locazioni turistiche o brevi.
Come richiederlo
La domanda va presentata sul sito del ministero del Turismo tramite Spid o Carta d’identità digitale, allegando i documenti relativi all’immobile. Il termine ultimo per munirsi del Cin era fissato per il 1 gennaio, e da ieri chi ne è privo rischia sanzioni.
Le sanzioni
Chi non è in possesso del Cin può incorrere in una multa da 800 fino a 8.000 euro. Mentre per chi non espone il codice all’esterno dell’edificio o sugli annunci pubblicitari rischia una sanzione da 500 a 5.000 euro.
Sicurezza e key box
Oltre al Cin, gli immobili dovranno essere in regola anche con i requisiti di sicurezza (estintori, rilevatori di gas e monossido) e con le norme edilizie. Inoltre, stop ai check-in da remoto: l’identificazione degli ospiti nelle strutture turistiche dovrà avvenire faccia a faccia.
L’associazione
Gli affitti brevi sono finiti nel mirino delle amministrazioni locali e dell’esecutivo per la riduzione di case nel mercato residenziale, l’aumento esponenziale degli affitti e la carenza di sicurezza nelle case vacanze. In alcune città, ricoperte da key box e prese d’assalto da turisti, sono state già introdotte normative a livello comunale: nel centro storico di Firenze chi passa dalla categoria turistica a residenziale vede il rimborso Imu, a Bologna la nuova categoria turistico-ricettiva B3 richiede una superficie minima di 50 mq. Insomma, una stretta sulla falsariga di quella newyorkese, era e resta necessaria, tuona Federalberghi. “Auspichiamo contribuisca alla bonifica di un mercato che purtroppo è ancora inquinato da situazioni sommerse, illegali o borderline”, spiegano gli albergatori che da tempo denunciano abusivismo e lavoro sommerso; senza contare lo stravolgimento del tessuto sociale ed economico delle città.
La ministra
Sebbene le misure, la ministra Daniela Santanchè rassicura comunque gli host. “Procederemo insieme alle Regioni per effettuare verifiche e correzioni”, ma in modo flessibile, senza punire nessuno e “senza fare terrorismo”. Anche perché in città come “New York”, dove gli affitti brevi sono stati vietati, “non mi sembra che regole tanto restrittive abbiano funzionato”.