di Claudia Marin
A fine giugno, con la scadenza delle moratorie bancarie per circa 300 miliardi di euro introdotte per la pandemia, 2,7 milioni di famiglie e imprese potrebbero trovarsi a dover fare i conti con il rischio incombente di un default finanziario. Con un impatto travolgente per centinaia di migliaia di posti di lavoro. Il dossier è segnato con il codice rosso, tra quelli più delicati da affrontare da parte governo: e a richiamare l’urgenza di mettervi mano è stato ieri il nuovo segretario del Pd.
"Il prossimo intervento – avvisa Enrico Letta - deve essere sui mutui e sui prestiti, perché a giugno c’è una scadenza importante. Bisogna trovare una forma di proroga, e poi un sostegno al sistema delle imprese, soprattutto delle Pmi che oggi sono molto in difficoltà".
A lanciare l’allarme, con tanto di numeri e pericoli, era stata nei mesi scorsi l’Abi, poi qualche giorno fa è tornato sull’argomento il segretario generale del sindacato dei bancari della Fabi, Lando Maria Sileoni: mancano poco più di 90 giorni alla scadenza della moratoria sui debiti verso le banche prorogata dal governo con la legge di Bilancio al 30 giugno. Una misura che ha permesso il congelamento delle rate per prestiti e mutui per 1,3 milioni di imprese (per 198 miliardi) e per 1,4 milioni di cittadini, per altri 95 miliardi.
Il problema è che non sarà così automatico e agevole procedere con una nuova proroga della moratoria in corso. Da gennaio scorso sono diventati operativi vincoli e regole varati dall’Eba, l’Autorità bancaria europea, in base alle quali si determina una stretta per le banche e di conseguenza per i clienti sui cosiddetti non performing loan. L’effetto è che la miscela composta dalla possibile fine delle moratorie e della mancanza di liquidità per rimborsare i debiti arretrati e le rate future rischia di far dichiarare in default centinaia di migliaia di imprese e famiglie.
"Con la crisi attuale – spiega Sileoni – è impensabile che imprese e famiglie possano ricominciare a pagare i loro debiti. In assenza di proroga, le banche, attualmente, hanno due possibilità: pretendere il pagamento delle rate oppure mettere a sofferenze i clienti insolventi".
Uscire da questo vicolo cieco è, però, indispensabile. Ma, per farlo, occorre muoversi tempestivamente. "Governo e Banca d’Italia – insiste il leader sindacale – devono fare la loro parte con determinazione: il governo deve convincere la Commissione europea, la Banca d’Italia deve agire a livello dell’Autorità bancaria europea (l’Eba). Identica proroga va chiesta anche per le garanzie statali sui prestiti, perché anche questa misura scade a giugno. E, oltre a prorogare la scadenza, come giustamente sostiene Abi, va allungata la garanzia da 6 anni a 15 anni e va applicata anche per prestiti superiori a 800 mila euro, per le grandi aziende".
Dalla stessa Banca d’Italia, non a caso, è arrivato un avviso netto: alla fine del 2020 circa 350mila famiglie avevano aderito alla moratoria, l’1,5% del totale e il 12% di quelle indebitate. "Al termine del periodo di sospensione, una quota di nuclei familiari che hanno beneficiato della misura potrebbe avere difficoltà a riprendere il regolare pagamento delle rate".