Roma, 20 ottobre 2018 - Cala la scure di Moody's sull'Italia. Il temuto downgrade da parte dell'agenzia di rating è arrivato. L'Italia scivola a Baa3, a un passo da essere considerata un debitore 'junk', ovvero spazzatura. L'outlook, ovvero le previsioni sul nostro nuovo indice di rischio, è stabile. Alla base del declassamento "un indebolimento della politica fiscale con un deficit di bilancio più alto per i prossimi anni". Immediato il commento di fonti di Palazzo Chigi, ieri sera: "Tutto come previsto". E stamattina Salvini rincara: "Il governo andrà avanti nonostante le agenzie di rating, i commissari europei e qualche incomprensione interna". E aggiunge: "L'Italia è un Paese solido, l'outlook è stabile, mi dicono gli esperti che l'importante è che l'outlook fosse stabile".
SAVONA - Il ministro Paolo Savona parla oggi al convegno dei Giovani di Confindustria e dice che "il debito pubblico italiano è assolutamente solvibile, non c'è nessun problema che l'Italia invochi un default". Poi aggiunge: "Non c'è nessuna possibilità che incorra in un cosiddetto rischio di denominazione, cioè di rifiutare l'euro come denominazione del suo debito. Se accadrà sarà per motivi esterni al Paese".
IL DOWNGRADE - Baa3 è l'ultimo gradino possibile, un'eventuale nuovo downgrade ci farebbe quindi sprofondare in area 'junk'. A suffragio del declassamento, l'agenzia porta la "mancanza di una coerente agenda di riforme per la crescita", che "implica" il prosieguo di una "crescita debole nel medio termine". I piani del governo non rappresentano un "coerente programma di riforme" che può spingere "la mediocre performance della crescita su base sostenuta".
Il debito pubblico italiano, spiega Moody's, si stabilizzerà in rapporto al Pil intorno all'attuale 130% nei prossimi anni piuttosto che iniziare la fase discendente come era atteso. Inoltre il trend del debito pubblico è soggetto alla debolezza delle prospettive economiche che potrebbe alla fine comportare un ulteriore aumento del debito stesso dal già alto livello attuale.
Inoltre implicazioni negative per la crescita italiana nel medio periodo per lo stop ai piani di riforme economiche e fiscali. In più l'agenzia ritiene che "lo stimolo fiscale" contenuto nella manovra "fornirà un impulso alla crescita più limitato rispetto a quanto ipotizza il governo". Dopo un temporaneo aumento della crescita dovuto alla politica fiscale espansiva, l'agenzia di rating si aspetta che il Pil torni a un livello attorno all'1%.
Le possibilità di un'uscita dell'Italia dall'euro sono al momento "molto basse", ma potrebbero aumentare "se le tensioni fra il governo italiano e le autorità europee" sulla manovra e sugli impegni sui vincoli bilancio «dovessero subire una ulteriore escalation".