Milano, 26 dicembre 2024 – Detengono il 72% della ricchezza totale, eppure sino ad oggi non sono stati particolarmente considerati dai principali brand di moda, con prodotti ad hoc. E' il destino della cosiddetta “Silver generation”, la generazione di persone con età superiore ai 50 anni. Il 2025 sarà l'anno della loro consacrazione come consumatori prediletti. O almeno così sperano i grossi marchi, alle prese con un calo complessivo di volume d'affari e di gradimento.
I dati del rapporto McKinsey
McKinsey in un report ha osservato che gli over 50 detengono oltre il 70% della ricchezza complessiva, eppure non vengono coinvolti abbastanza dai brand della moda. L'indagine “Lo stato della moda 2025” sottolinea che negli Stati Uniti il 63% dei marchi è in ritardo rispetto agli obiettivi da centrare entro il 2030 per la decarbonizzazione. Inoltre, sono sempre di più i clienti attenti a comprare capi d'abbigliamento rispettosi dell'ambiente, o usati, e questo ritardo delle aziende non favorisce le vendite.
Il report poi indaga sul settore non-lusso, quello che dovrebbe guidare l'aumento dei profitti, e che fino ad oggi non ha abbastanza performato nell'e-commerce, dove si predilige il brand noto. Il prossimo anno dovrebbe far registrare una crescita dei ricavi lenta ma stabile, ma l'ascesa della Silver generation potrebbe modificare gli attuali equilibri del mercato. In particolare, con gli aumenti legati in gran parte all'inflazione, e una maggiore attenzione all'etica, i consumatori preferiscono capi usati, o comunque non di marchi famosi, comodi e che inquinino meno, puntando sulla comodità, la praticità e una minore attenzione al lusso e alla moda.
Un settore da 2,5 trilioni di dollari
Il settore della moda, valutato globalmente 2,5 trilioni di dollari, nell'indagine McKinsey è visto in miglioramento solo per il 20% degli executive, mentre per il 41% degli intervistati resterà invariato. Invece, il 39% prevede un peggioramento, complici vari fattori fra cui l'inflazione, le guerre in atto e una generale percezione di maggiore incertezza dei consumatori. Il 70% dei dirigenti ha indicato nella mancanza di fiducia dei consumatori la preoccupazione maggiore per il prossimo anno. A salvare la situazione potrebbero essere i cosiddetti “challenger brand”, cioè quei marchi nuovi, con meno storia ma anche meno negozi e dipendenti, che puntano sulla dinamicità e sulla leggerezza con cui vengono percepiti dai consumatori che vogliono acquistare “alternativo”, optando per l'economicità e sul non sentirsi legati alla fidelizzazione che da sempre è il punto di forza di brand storici. Stando al report, il 57% dei profitti arriveranno proprio da questi marchi emergenti.
Il fenomeno del “dupe”
Un altro dei business in più rapida ascesa è il cosiddetto “dupe”, vale a dire l'acquisto di prodotti repliche di marchi famosi, ovviamente venduti a prezzi ridotti. E' un modo sia per arrivare a clienti che altrimenti mai potrebbero permettersi capi di marca, sia a quelli che vogliono apparire alla moda, non abbandonando l'idea di sentirsi legati a brand storici, che percepiscono come sinonimo di qualità e di attenzione ai nuovi trend. Gemma D'Auria, Senior Partner di McKinsey, ha dichiarato che il prossimo anno porterà nuove opportunità per le aziende, perché quando ci sono nuove sfide, la creatività delle case di moda è stimolata a trovare nuove vie per uscire dall'impasse. “Per crescere sarà determinante accelerare l’innovazione e rivolgersi ai mercati asiatici con le maggiori prospettive di crescita, come l’India per l’high-street o il Giappone per il lusso, e a fasce demografiche ancora sottovalutate come la Silver generation".