Sabato 31 Agosto 2024
MADDALENA DE FRANCHIS
Economia

Le miniere abbandonate in Italia: dove sono e cosa sono diventate. Da parchi minerari a ecomusei

Sono sparse per il Paese, fino alle recenti dichiarazioni del ministro Urso nessuno sembrava interessarsene tranne l’Ispra

La mappa delle ex miniere diventate parchi minerari e musei

La mappa delle ex miniere diventate parchi minerari e musei

Roma, 18 luglio 2023 – Le recenti dichiarazioni del ministro delle Imprese e del made in Italy Adolfo Urso, che ha reso nota l’intenzione del governo di riaprire le miniere per assicurare all’Italia  l’approvvigionamento delle materie prime cosiddette ‘strategiche’, hanno destato una rinnovata attenzione nei confronti dei siti di estrazione, molti dei quali dismessi nel corso del Novecento. Nessuno sembrava interessarsene più, tranne l’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale): l’ente di ricerca, controllato dal ministero per l’Ambiente, ha proceduto in questi anni non solo a un dettagliato censimento delle miniere presenti in Italia (più di 3mila, cui si aggiungono oltre 14mila cave), ma ha promosso anche importanti progetti di valorizzazione e recupero ambientale delle aree minerarie, culminati nella costituzione della ‘Remi – Rete nazionale dei parchi e musei minerari italiani’.

Le ex miniere diventate parchi e musei in Italia
Le ex miniere diventate parchi e musei in Italia

Il turismo da miniera

Ne è scaturito un nuovo tipo di turismo, detto geologico-minerario o, più semplicemente, ‘geoturismo’: un’occasione per riscoprire le testimonianze di una storia collettiva in larga parte rimossa, che vedeva l’essere umano sfidare, ogni giorno e con un lavoro duro e pericoloso, le asprezze del sottosuolo. In occasione della Giornata nazionale delle miniere, istituita dall’Ispra 15 anni fa (quest’anno è stata celebrata nel weekend del 27 e 28 maggio), è possibile visitare quelle trasformate in musei e parchi minerari: sono almeno una settantina, dislocate da un capo all’altro del Paese.

Gli ecomusei al Nord – settore occidentale

Chi vuole esplorare la penisola muovendosi sulle tracce dei minatori partirà sicuramente dal parco minerario regionale della Val d’Aosta, che comprende la miniera d’oro di Chamousira, nella località di Brusson, e i siti di Cogne e Saint Marcel. Si passa dunque in Piemonte, il cui sottosuolo è notoriamente ricco di metalli preziosi: si trovano qui tre importanti ecomusei di montagna, ovvero l’ecomuseo Colombano Romean in Valle di Susa (dedicato al coraggioso minatore Colombano Romean, autore di uno scavo in solitaria, lungo oltre 500 metri), quello delle miniere della Valle Germanasca e quello dell’Alta Val Sangone. Distano pochi chilometri l’uno dall’altro, ma appartengono a tre differenti vallate del Torinese. Da ricordare, fra gli altri, anche quello nella località di Coazze, in cui si trova l’ex miniera di talco di Garida. A proposito di talco, quello più prezioso del mondo, per qualità e consistenza, viene tuttora estratto a Prali, in Val Germanasca: qui ci si può infilare fin nella pancia della montagna, a bordo di un trenino che porta a scoprire come vivono davvero i minatori.

Si entra nella sala mensa, si fa saltare l’esplosivo, si scava nella roccia, si spinge un carrello colmo e poi si esce a rivedere la luce. Percorso educativo per adulti e bambini. Interessanti anche i siti musealizzati della Lombardia, fra cui spicca l’Ecomuseo delle miniere di Gorno, in Val Seriana, nel quale si ipotizza l’esistenza di un’attività estrattiva di zinco fin dal Medioevo. Un’escursione in miniera può essere un’occasione per approfondire la conoscenza di rocce e minerali con la guida di un geologo, per esempio alla miniera Gambatesa, in provincia di Genova, ancora in parte attiva e ricca di quarzo, calcite, rame nativo, pirite, ma anche pirolusite, rodonite, rodocrosite e tinzenite.

Gli ecomusei al Nord – settore orientale

Passando in Trentino, ecco innanzitutto l’ecomuseo Argentario: si chiama così l’altopiano, vicino alla città di Trento, che per secoli è stato oggetto di un’attività di ricerca quasi esasperata dell’argento. L’ecomuseo è nato grazie all'impegno della comunità e delle amministrazioni comunali di Trento, Civezzano, Fonace e Albiano. In Alto Adige occorre segnalare il Museo provinciale delle miniere, che comprende diversi siti fra Corvara e Valle Aurina, ma anche le gallerie del rame di Predoi, diventate una stazione climatica. Estremamente ricco anche il parco naturale delle Prealpi Giulie, articolato nel sito minerario di Resartico e nel parco internazionale geominerario di Tarvisio. Quest’ultimo, con l’ex miniera di piombo e zinco, si trova nel paese di Cave del Predil, a 900 metri sul livello del mare, tra il monte Re, il monte Cinque Punte e il lago di Raibl, circondato da fitti boschi di faggio e abete rosso, pascoli e rocce: un panorama unico sul territorio italiano. Per finire, inoltrandosi già nel centro Italia, ecco il Parco museo minerario delle miniere di zolfo di Emilia-Romagna e Marche, articolato in più siti tra il Cesenate e l’entroterra della provincia di Pesaro-Urbino.

Ecomusei al Centro

In Toscana è possibile effettuare escursioni a cavallo, in barca o passeggiate tra gli scavi sull’Isola d’Elba e la macchia mediterranea. Alcune delle miniere del Parco minerario dell’isola d’Elba, tra Rio Marina, Rio Albano e Capoliveri, sono infatti tra le più antiche d’Italia, risalendo addirittura al periodo etrusco-romano. Assai esteso è il parco delle colline metallifere del Grossetano, mentre quello archeominerario di San Silvestro è localizzato a Campiglia Marittima (Li), nel cuore della Val di Cornia. Non è ancora finita, essendo la Toscana una delle regioni italiane più ricche di giacimenti minerari, dal rame al magnesio, dal manganese all’antimonio. Gli appassionati di geoturismo non possono perdere il Parco nazionale museo delle miniere dell’Amiata, realizzato nel 2002 per raccontare la storia delle antiche miniere di mercurio e del suo minerale, il cinabro, da cui ha avuto origine l’area industriale circostante. Nel Lazio ecco, invece, il parco archeominerario di Allumiere, che testimonia l’attività estrattiva di alunite nella zona dei monti della Tolfa; mentre in Abruzzo, a Lecce nei Marsi, un interessante geosito ricorda la presenza di una miniera di bauxite.

Sud e isole

Se, in Calabria, si incontra il sito archeominerario della miniera di Salgemma (la cui principale attrazione è la cattedrale di sale presente al suo interno, a circa 100 metri di profondità), sono soprattutto le isole maggiori, Sicilia e Sardegna, a custodire i giacimenti e i luoghi d’interesse più numerosi. In Sicilia sono stati creati veri e propri itinerari dello zolfo: dal parco delle zolfare di Comitini al parco minerario di Gabara, dalla greenway delle zolfare alla miniera-museo Trabia Tallarita, fino ad arrivare a Enna, nel Parco minerario di Floristella Grottacalda. Ultimo, ma non certo per importanza, il parco geominerario storico e ambientale della Sardegna: è il primo al mondo a essere stato riconosciuto dall’Unesco per il suo interesse tecnico-scientifico, culturale e paesaggistico. Fondato nel 2001, comprende otto aree minerarie, per un’estensione di 3.500 km quadrati, e interessa il territorio di 81 comuni. Oggi sono visitabili 16 siti, tra miniere e musei dedicati alla storia mineraria. Una delle più note è senza dubbio la miniera di Porto Flavia, un’opera ingegneristica tra cielo e mare, che si affaccia su uno strapiombo davanti al faraglione di Pan di Zucchero. Attraverso un tunnel di 600 metri, scavato dai minatori nella roccia a picco sulle onde, i minerali destinati alle fonderie nordeuropee erano imbarcati direttamente sulle navi, con una drastica riduzione di tempi e costi di trasporto. La creazione del parco ha consentito la valorizzazione in chiave turistica di paesi che contano poche migliaia di abitanti. Quanto alle cave abbandonate, proprio dal Sud Italia arriva un esempio virtuoso di rigenerazione di un’area destinata a sicuro degrado: a tre chilometri da Grottaglie, in Puglia, le architetture tufacee delle ex cave di Fantiano sono oggi un teatro all’aperto. Un recupero riuscito dopo oltre quarant’anni di abbandono e un precedente impiego come discarica abusiva.