Venerdì 29 Novembre 2024
ANTONIO TROISE
Economia

Miliardi a film e Bonus 110. Per ora briciole all’editoria. Pressing sul governo Meloni

Due emendamenti di FI e Pd alla manovra per sostenere il settore con 140 milioni. Le risorse potrebbero essere destinate alla rete di vendita nei piccoli comuni

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni

Roma, 29 novembre 2024 - Oltre un miliardo e 60 milioni, nella legge di bilancio di quest’anno, per sostenere il cinema e gli spettacoli dal vivo. Secondo le ultime stime, dal suo varo, nel 2017 ad oggi, il cosiddetto ‘tax credit’ è costato circa 3,5 miliardi. Senza contare, poi, l’emorragia del superbonus 110% per l’edilizia: 123 miliardi di euro che hanno creato un vero e proprio buco nei conti dello Stato. Eppure, per un settore strategico per la vita democratica e la qualità dell’informazione offerta ai cittadini, come quello dell’editoria, sono state stanziate solo “briciole”.

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni
La presidente del Consiglio Giorgia Meloni

Nella legge di Bilancio in discussione in Parlamento, gli interventi a sostegno del settore all’inizio non erano nemmeno previsti. Le risorse, ora, potrebbero attestarsi sui 140 milioni se arriverà il via libera agli emendamenti presentati nei giorni scorsi dalle forze politiche. Il primo, che prevede una spesa di 136,6 milioni, proposto da Forza Italia e il secondo, firmato dal Pd, che arriva fino a quota 145,6 milioni di euro. I conti sono presto fatti.

Destinare 140 milioni all’editoria giornalistica, nel bilancio dello Stato del prossimo anno, distribuendoli fra le imprese della filiera (editori, rete di vendita e distribuzione della stampa, radio e televisioni) significa destinare a garanzia di una informazione plurale e di qualità un settimo di quanto si dà al cinema, alla lirica, alla danza e ai circhi e poco più di un millesimo di quanto si è speso per il superbonus del 110%.

I fondi richiesti sono destinati a garantire un’offerta di informazione di qualità, cartacea e online, con un contributo rapportato alle copie vendute e agli utenti dei siti di informazione professionale e ad incentivare gli investimenti orientati all’innovazione tecnologica e alla transizione digitale nel settore dell’editoria (quotidiani, periodici, agenzie di stampa e imprese radiofoniche e televisive).

Inoltre, le risorse dovrebbero sostenere la rete di vendita e di distribuzione della stampa, in particolare nei piccoli comuni e nelle aree sprovviste di edicole. Strumenti fondamentali per sostenere un settore alle prese con le profonde trasformazioni indotte dalle innovazioni tecnologiche ma che rappresenta un volano fondamentale per un paese moderno. Il sostegno all’editoria giornalistica è, infatti, uno strumento fondamentale per dare voce al pluralismo dell’informazione, un valore fondante del funzionamento della democrazia. Senza considerare che nel nuovo ecosistema delle notizie, hanno sempre più spazio fake news o notizie inattendibili che possono disorientare l’opinione pubblica e condizionare la stessa vita democratica.

Tutti temi sui quali più volte è intervenuto lo stesso Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Eppure, la stampa con la sua offerta di informazione autorevole, attendibile e verificata è presidio essenziale alla libertà e pilastro della vita democratica. Per garantire tale ruolo le imprese che operano nell’informazione cartacea e nella Rete devono avere risorse adeguate. Non si tratta di una semplice attività assistenziale: il sostegno pubblico è volto a sostenere l’attività editoriale di quotidiani e periodici in osservanza del principio del pluralismo dell’informazione, con particolare riguardo alle voci informative radicate nelle realtà locali e con una visione rivolta all’evoluzione del mercato editoriale verso il digitale. Temi che il governo Meloni conosce bene, contando tra i ministri diversi giornalisti (come Antonio Tajani e Matteo Salvini, e la stessa premier).