Roma, 21 dicembre 2023 – Che cosa succederà ora che l’Europa ha approvato le nuove regole sul Patto di Stabilità e il Parlamento Italiano ha bocciato le modifiche al trattato del Mes, il fondo salva-Stati? Ecco una piccola guida per orientarsi.
CHE COSA COMPORTA LA BOCCIATURA DA PARTE DELL’ITALIA DEL MES?
Il nostro Paese è l’unico a non aver firmato la modifica al cosiddetto fondo salva-Stati. La prima conseguenza, quindi, è che il nuovo trattato non potrà entrare in vigore e resterà congelato per tutti gli altri 19 membri dell’Unione che avevano già dato il via libera alla modifica del Mes. Il no dell’Italia potrebbe avere conseguenze politiche contribuendo a isolare la posizione del Paese in Europa.
CHE COSA SUCCEDERÀ ORA ALLE NOSTRE BANCHE?
Le modifiche al trattato attribuirebbero al Mes una nuova funzione, quella di fornire una rete di sicurezza finanziaria ( backstop ) al Fondo di risoluzione unico (Single Resolution Fund) nell’ambito del sistema di gestione delle crisi bancarie. In sostanza, un paracadute finanziario per salvare gli istituti di credito in difficoltà. Il 31 dicembre finirà la fase transitoria del Fondo di Risoluzione Unico già finanziato. A questo punto i Paesi potrebbero decidere di prorogarlo o lasciare le banche senza il nuovo paracadute finanziario anti-crisi.
LA RIFORMA DEL MES AUMENTA LA PROBABILITÀ DI UNA RISTRUTTURAZIONE DEL NOSTRO DEBITO?
No, la riforma non prevede né annuncia un meccanismo automatico di ristrutturazione dei debiti sovrani. Come nel Trattato già oggi in vigore, non c’è scambio tra assistenza finanziaria e ristrutturazione del debito. Insomma, per i risparmiatori che hanno acquistato titoli pubblici, la riforma non avrebbe comportato conseguenze.
CON IL NUOVO PATTO DI STABILITÀ CI SARÀ UNA MANOVRA CORRETTIVA?
Le regole entreranno in vigore ad aprile ed è probabile che subito dopo, per l’Italia (ma anche per altri 8 Paesi, compresa la Francia) possa essere apertura una procedura di infrazione per deficit eccessivo. L’inserimento nel braccio correttivo del patto di Stabilità comporterà un percorso di rientro nel parametro del 3% da concordare con la Commissione e che dovrebbe oscillare fra lo 0,5 e lo 0,2% di riduzione del deficit strutturale all’anno. Non è detto, quindi, che l’Italia sarà costretta già nel 2024 a una manovra bis sui conti pubblici.
L’ITALIA CI GUADAGNA O CI PERDE?
Il primo effetto della riforma del patto di stabilità è che non potremo più fare manovre economiche in deficit come è successo nel periodo post pandemico e anche con l’ultima Finanziaria. In sostanza, se il governo vorrà confermare anche nel 2025 il taglio del cuneo fiscale e il primo modulo della riforma dell’Irpef con l’accorpamento delle aliquote intermedie, dovrà trovare nel bilancio circa 15 miliardi di euro, senza poter ricorrere all’extra deficit. Se a questa cifra aggiungiamo la quota di 20 miliardi del Superbonus, la prossima manovra economica parte già con una zavorra di circa 35 miliardi di euro. Al netto degli aggiustamenti che saranno decisi a Bruxelles.