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Riccardo Petrantoni, founder di Instants
Roma, 8 luglio 2023 – Quando si parla di Thailandia, il primo pensiero è rivolto, spesso, a spiagge e hotel in riva al mare. Il Paese, però, ha in realtà diversificato molto le sue industrie e scelto di scommettere nel settore dei servizi e terziario.
Dal 2000 ad oggi, il PIL del Paese è cresciuto di sei volte, grazie ad un ecosistema vivace di imprese, microimprese e startup, presenti soprattutto a Bangkok, capitale politica e finanziaria. Per i prossimi cinque anni la crescita stimata è oltre il 38%.
L’occasione di investire in un Paese in forte crescita non è passata inosservata tra gli imprenditori italiani. Per capire meglio le opportunità di un Paese trainato da crescita economica e di capitale umano, QN ha intervistato Riccardo Petrantoni, imprenditore seriale, passato da Milano a Capetown in Sudafrica, fino a Bangkok. Dopo diverse esperienze imprenditoriali in ambito startup e alcune exit nel settore delivery ed eventi (Food Hero, BuonAppetitoMilano e Club Haus 80) Petrantoni ha fondato una società media in Sud Africa, e si è occupato dell’espansione internazionale di Beauty Pass, app che mette in contatto attività commerciali e modelle. Nel 2020 la svolta: Petrantoni si trasferisce a Bangkok per lavorare con un importante cliente, e fonda Instants, servizio che mette in comunicazione il mondo retail, in particolare ristorazione, con micro-influencer per campagne marketing, con sede a Singapore e branch a Bangkok. Petrantoni è uno dei tanti giovani imprenditori italiani che hanno avuto successo all’estero, e questa volta, grazie al digitale.
Cosa l’ha portata in Thailandia?
“Abbiamo avuto l’opportunità di conoscere McDonald’s che ci ha dato fiducia e ci ha permesso di costruire una prima campagna di nano-influencers, con oltre 300 influencer, poi una seconda e una terza con Coca-Cola, utilizzando la nostra piattaforma di gestione. Tutto questo è avvenuto durante la pandemia, lavoravamo da casa. È arrivato prima il cliente del prodotto”.
Cosa può trovare un imprenditore in Asia che non si trova in Italia?
“Un imprenditore che viene da mercati più maturi si trova di fronte ad un mondo molto avanzato, perché abbraccia tecnologia e dall’altro, però, può scontrarsi con alcuni elementi considerati complessi. Le regolamentazioni sono flessibili, i consumatori sono giovani e orientati alla tecnologia. Un imprenditore in Asia trova molte opportunità e molto ottimismo. Ogni mercato asiatico è diverso, per cultura, religione e strutture. Non dobbiamo pensare agli Stati Uniti, bisogna prendere ogni mercato singolarmente. Alcuni imprenditori pensano che il successo in un Paese asiatico determini lo stesso successo in un altro Paese della regione, ma questo è un errore. Per entrare nel mercato bisogna studiare a fondo. Ad esempio nell’industria dei servizi il modello SAAS Software as a Service, considerato scalabile in tutto il mondo, in Asia fa fatica a decollare. Infine, si tratta di mercati più lenti rispetto a Stati Uniti, con negoziazioni molto diverse, dove lo straniero viene accettato, ma non sempre, e dove è importante avere delle figure locali di riferimento, specialmente per le startup”.
Cosa si aspettano le nuove generazioni di Bangkok dai posti di lavoro?
"Il mercato del lavoro è molto flessibile: i giovani possono permettersi di licenziarsi, cambiare lavoro e fare un upgrade di carriera in pochissimo tempo. Chi ha studiato ha delle opportunità di crescita che non sono indifferenti. Qui c’è un’ottima prospettiva di lavoro per i giovani. La disoccupazione è bassissima. Persone qualificate thailandesi guadagnano più degli italiani in Italia. I giovani vogliono essere indipendenti, molti giovani infine scelgono l’imprenditoria, ad esempio come l’e-commerce.
Come vede l’industria degli Influencer e della creative economy a Bangkok?
“Bangkok è il centro nevralgico della creator economy in Thailandia, la maggior parte dei creator vivono qui. L’industria è in fermento e a differenza di mercati maturi come Singapore, Stati Uniti o Australia, non ci sono forti regolamentazioni. La sfida per i creator è monetizzare: i micro-influencer sono quelli che creeranno il mercato di domani. Bangkok, dopo l’Indonesia (per demografia), è il mercato Asiatico più interessante in questo ambito. C’è molta frammentazione e molte agenzie che operano nel mercato. Ogni giorno tantissimi ragazzini approcciano i social per monetizzare la propria audience. Si dice che il mercato della creator economy valga tra 100 e 200 miliardi di dollari. Il Sud Est Asiatico presenta molte opportunità: il mercato crescerà moltissimo. Il sentiment è positivo. Da quando sono qui, negli ultimi tre anni ho visto in prima persona l’evoluzione di TikTok, dove i micro-influencer riescono a convertire meglio le attività commerciali, parte importante della creator economy. Qui, rispetto ad altri mercati interessa la conversione, più che la brand awareness. Su TikTok stanno nascendo dei veri e propri shop e i brand investiranno sempre di più in questi canali. Il legale tra e-commerce e social media è fortissimo in Sud Est Asiatico, già da quando sono nate piattaforme come Lazada o Shopee. Ai Thailandesi piace apparire, a differenza degli indonesiani o malesiani. Anche per questo la creator economy è destinata a fiorire.