Venerdì 22 Novembre 2024
CLAUDIA MARIN
Economia

La fuga dei medici, il governo corre ai ripari. Stop al taglio delle pensioni o nelle corsie sarà il caos

Ministri al lavoro per evitare lo sciopero dei camici bianchi il prossimo 5 dicembre. La scure dovrebbe calare solo su chi vorrà andare via prima dell’età dell’assegno di vecchiaia

Il ministro del Lavoro, Marina Calderone

Il ministro del Lavoro, Marina Calderone

Roma, 10 novembre 2023 – Il governo corre ai ripari per evitare lo sciopero dei camici bianchi del 5 dicembre ma, innanzitutto, che la fuga dalle corsie di medici e operatori sanitari diventi inarrestabile (con oltre 6 mila pensionamenti entro fine anno, oltre i 5mila ordinari) e metta definitivamente in crisi ospedali, pronto soccorsi e strutture di base.

E così, dopo le rassicurazioni del sottosegretario Giambattista Fazzolari, tocca ai ministri del Lavoro e della Salute, Marina Calderone e Orazio Schillaci, avvisare che il temutissimo taglio degli importi delle pensioni non scatterà dal primo gennaio prossimo, ma o sarà rinviato di qualche anno o sarà riservato solo a coloro che vorranno andare via prima dell’età per l’assegno di vecchiaia. Una soluzione che, come sostengono fonti governative, dovrà riguardare tutti i 700mila dipendenti pubblici coinvolti nel cambio del sistema di calcolo delle prestazioni.

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All’origine della contesa la norma inserita nella legge di Bilancio che modifica la cosiddetta aliquota di rendimento della quota retributiva (precedente al 1996) delle pensioni liquidate dal 2024 per determinate categorie di lavoratori che conservavano un meccanismo più favorevole degli altri lavoratori: si tratta dei dipendenti degli enti locali, dei lavoratori della sanità pubblica (medici, infermieri), degli insegnanti delle scuole primarie paritarie, pubbliche e private, degli asili di enti morali e delle scuole dell’infanzia comunali e degli ufficiali giudiziari e loro ausiliari.

Il risultato del cambio di sistema avrebbe comportato risparmi crescenti negli anni per le casse pubbliche: oltre 2 miliardi. Con una decurtazione degli assegni, però, compresa tra il 5 e il 25 per cento che colpirebbe oltre 50mila dirigenti medici e sanitari. Nell’ipotesi più sfavorevole il taglio potrebbe arrivare anche a oltre 450 euro mensili per i medici, ma non sarebbe tanto più bassa per gli infermieri. Da qui la mobilitazione degli ordini e dei sindacati delle categorie colpite: medici e infermieri, in primo luogo, con la proclamazione dello sciopero generale del settore per il 5 dicembre prossimo. Da qui il rischio che, oltre ai pensionamenti ordinari, possano decidere di andare via altri 6mila camici bianchi entro fine anno. Con tutte le conseguenze del caso per il sistema che presenta già 30mila vuoti di organico. Si spiega l’allarme rosso scattato nel governo. Tanto che sia il sottosegretario alla Presidenza Fazzolari sia il sottosegretario al Lavoro Durigon hanno anticipato l’apertura dell’esecutivo per una soluzione meno drastica. E ieri in campo sono scesi Calderone e Schillaci.

La responsabile del Lavoro è andata oltre l’apertura, di fatto dissociandosi dalla decisione originaria. Ha fatto sapere di star valutando alcune soluzioni "per andare incontro alle comprensibili rivendicazioni dei medici" in merito alle pensioni e definire "nei prossimi giorni" l’intervento più opportuno. La titolare del dicastero di via Veneto è stata interessata soltanto nei giorni scorsi della questione, dopo che la norma sull’inasprimento del regime previdenziale dei professionisti sanitari era già entrata nella manovra economica. Sul nodo delle pensioni dei medici a rischio tagli, "stiamo lavorando e speriamo di risolvere il problema, non solo per i medici", ha fatto sapere, a sua volta, il titolare della Salute, anche lui contrario all’operazione fin dall’inizio.

Le ipotesi in ballo per alleggerire l’impatto della misura riguardano sia la revisione delle aliquote solo per chi sceglie di andare in pensione anticipatamente e non anche per i trattamenti pensionistici di vecchiaia sia il differimento dell’operazione al 2026-2027. Certo è che, da un lato, il sindacato, con il leader della Cisl Luigi Sbarra, rivendica l’estensione a tutti dello sconto. Ma, dall’altro, al ministero dell’Economia intendono tenere fermi i saldi fino all’ultimo euro. E, dunque, caccia alle coperture: e tra le ipotesi in campo per finanziare le correzioni sul fronte della previdenza potrebbe arrivare anche un ulteriore taglio dell’indicizzazione delle pensioni oltre 50mila euro.

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