Monza, 9 ottobre 2024 – Da Silvio Berlusconi a Mario Gabelli? Fininvest, rimasta proprietaria del Monza dopo la scomparsa del presidente che ha portato i biancorossi dalla serie C alla serie A, per ora smentisce, ma i ben informati sono convinti nell’indicare il miliardario italoamericano come il possibile futuro numero uno del club brianzolo.
Gabelli è alla guida – guarda caso – di un fondo, la Gamco di New York, che gestisce un portafoglio di 31 miliardi di dollari.
Se anche la società brianzola dovesse finire in mani americane, si estenderebbe il dominio a stelle e strisce sul football (pardon, soccer) lombardo, dato che già tre squadre di serie A sono a proprietà Usa. Il Milan, infatti, è di Red Bird, l’Inter dopo l’addio di Suning è finita nella pancia del fondo Oaktree, mentre l’Atalanta è “a metà” fra il costruttore orobico Antonio Percassi e l’imprenditore yankee Stephen Pagliuca, proprietario di metà dei Boston Celtics nella Nba.
Chi è Mario Gabelli
Mario Gabelli, classe 1942, ha fondato Gamco nel 1977, a 35 anni. Nativo del Bronx, popolare “block” newyorkese, figlio di una coppia di italiani (la madre è nata nel nostro Paese, mentre il padre tornò in Italia dalla Pennsylvania a due anni, dopo la morte del nonno di Mario in un incidente accaduto all’interno di una miniera).
Gabelli si è laureato nel 1965 all’università di Fordham, con il massimo dei voti. Successivamente ha ottenuto un master in business administration alla Columbia business school. Anche la moglie, Regina Pitaro, si è laureata a Fordham, nel 1976.
I primi passi
Mario Gabelli ama raccontare di essere diventato imprenditore a cinque anni quando, dopo aver trovato una vecchia scatola per munizioni, la trasformò in una valigetta per pulire le scarpe, con la quale girava in lungo e in largo il Bronx per guadagnare qualche spicciolo.
A dodici anni iniziò a lavorare come caddy in un golf club, assistendo spesso durante le partite gli assistenti di borsa. Fu in quest’occasione, ascoltando le loro conversazioni, che iniziò ad appassionarsi a scambi e titoli. Acquistò le sue prime azioni e, in contemporanea, iniziò a lavorare come commercialista, oltre che come venditore di cartoline natalizie e spazi pubblicitari.
La fortuna
Dopo aver lavorato come analista finanziario per una banca d’affari di Wall Street, decise di mettersi in proprio. “Gli inizi furono difficili – ha ricordato – Nel mio studio non avevo nemmeno una macchina per scrivere e per fare le telefonate ero costretto a usare un apparecchio pubblico”.
Lavoro, impegno e una dose di fortuna, ama ripetere Gabelli, gli hanno consentito di fondare Gamco e di farlo crescere fino alle dimensioni attuali, con un portafoglio di 31 miliardi e più di 250 dipendenti. La sua prossima avventura potrebbe essere nel calcio italiano, ereditando il timone del Monza dalla famiglia Berlusconi.