Venerdì 20 Dicembre 2024
COSIMO ROSSI
Economia

Il vertice a casa Meloni. Manovra, palla a Giorgetti: “Valuterà lui le coperture”

I leader di maggioranza: mandato al Mef sulla fattibilità degli emendamenti. Ma restano i nodi politici sull’autonomia e sulle elezioni regionali del 2025

La premier Giorgia Meloni con i suoi vice Matteo Salvini e Antonio Tajani, in una foto d’archivio

La premier Giorgia Meloni con i suoi vice Matteo Salvini e Antonio Tajani, in una foto d’archivio

Roma, 24 novembre 2024 – Meglio avanza la premier Giorgia Meloni, più teso diventa il clima in maggioranza. Perché la manovra “si può sempre aggiustare” in Parlamento, come osserva il vicepremier azzurro Antonio Tajani, ma i malanni elettorali degli alleati no. E l’irrequietudine della Lega e di Matteo Salvini al momento è la cosa che più preoccupa e minaccia la coalizione di centrodestra guidata da Meloni. Che ieri sera ha scelto sapientemente di ospitare tra le mura domestiche un vertice di maggioranza che non si preannunciava troppo disteso sulla manovra finanziaria e le altre impellenze politiche, a cominciare dalla sentenza della Corte Costituzionale che ha smontato l’autonomia differenziata cara al Carroccio, per continuare coi risultati delle elezioni regionali.

Il tè della domenica pomeriggio a casa di Giorgia si è reso infatti necessario più per gli inconvenienti politici delle ultime settimane che per le coperture della manovra finanziaria usualmente affidate agli uffici parlamentari. Dal voto negli Stati Uniti a quello regionale, dalla nomina di Raffaele Fitto al prossimo via libera alla Commissione europea, fino allo schiaffo della Consulta all’autonomia targata Roberto Calderoli, i rapporti con l’alleato leghista necessitavano di un aggiustamento per anticipare e ammansire eventuali insofferenze. Niente di meglio di una riunione domestica, quindi, dal momento che Salvini e Meloni sono anche compagni di partite estive di burraco. Un vertice la cui location è rimasta ovviamente sconosciuta ai giornalisti, cui tuttavia è stata aperta la sala stampa di Palazzo Chigi per seguirne l’esito.

Il primo, per non dire il solo, punto all’ordine del giorno era la manovra finanziaria coi fichi secchi che il governo si trova ad affrontare: canone Rai, flat tax per le partite Iva, tagli dell’Irpef e altri tagli impossibili allo stato attuale dei vincoli di stabilità per rientrare del micidiale debito pubblico, come il draghiano, e un po’ draconiano agli occhi dei suoi stessi alleati, ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti non manca mai di far presente. Lui, ancor più della premier, è consapevole e convinto che dalla quadra dei conti non si può scappare nella politica contemporanea. E infatti a lui, e solo a lui, è stato dato mandato di verificare le coperture necessarie alle richieste di modifica della Finanziaria avanzate dalla maggioranza.

Altra storia per quanto riguarda il quadro politico interno al centrodestra. Paradossalmente, infatti, la vittoria di Donald Trump negli Stati uniti non sta avvantaggiando in Italia il suo maggiore sponsor, che è la Lega di Salvini. Anzi. Non solo Meloni si sta ponendo, anche in Europa, come mediatrice tra il conservatorismo popolare e quello sovranista sempre più montante, il Carroccio ha anche preso una bella musata alle elezioni in Emilia-Romagna e Umbria; dove 5 anni fa, sull’onda del 34% europeo, aveva eletto la governatrice Donatella Tesei, sconfitta una settimana fa da Stefania Proeitti. Cinque anni sono un ventennio oggigiorno e la Lega oggi si ritrova ad annaspare sin troppo sotto Forza Italia e soprattutto vampirizzata dai Fratelli d’Italia di Meloni anche al nord. Questione di sopravvivenza, insomma.

Di qui i problemi sul nodo dell’autonomia differenziata, ma anche in vista delle elezioni regionali del 2025 in Campania e soprattutto nel Veneto di Luca Zaia, che proprio in contemporanea al vertice presentava il suo libro sull’autonomia alla trasmissione di Fabio Fazio. Il Carroccio, che si aspettava i rilievi della Consulta, vorrebbe che il Parlamento prendesse semplicemente atto senza troppe ciance. Ma il consenso dell’elettorato meridionale e dei cittadini preoccupati dall’emergenza sanitaria preme al partito di Meloni e a Forza Italia, che vorrebbe rimettere l’autonomia a un intervento più sostanzioso e sostanziale da parte del Parlamento.

Altra e non secondaria questione riguarda invece l’eventuale impugnazione della riforma voluta dal governatore campano Vincenzo De Luca per consentirsi il terzo mandato alla guida della Regione. La stessa norma, infatti, potrebbe essere adottata dal leghista veneto Zaia, cui Salvini ha promesso la rielezione. Salvo che il partito della premier esige il governo di una delle grandi regioni produttive del Nord e l’unica che rimane vacante è proprio il Veneto.