Dopo l’ultima maratona notturna di cinque ore, ieri attorno all’ora di pranzo la Commissione Bilancio del Senato ha terminato la lettura degli emendamenti e approvato le modifiche al testo della Manovra, che arriverà adesso nella sua versione definitiva in aula da mercoledì e il voto finale è previsto per venerdì 22, con la fiducia posta dal governo, prima che il testo passi alla Camera per il via libera definitivo, che si stima potrà arrivare nella settimana tra Natale e Capodanno. Plaude l’Anci: "Esprimiamo soddisfazione per l’emendamento che permetterà ai Comuni di redistribuire parte delle risorse straordinarie Covid assegnate nel biennio 2020-2022. La situazione – chiarisce il presidente Antonio Decaro – rimane molto critica per i tagli che, dopo sette anni, sono tornati a colpire i Comuni ma almeno oggi abbiamo ricevuto un segnale di attenzione”.
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Roma, 19 dicembre 2023 – L’ultima battaglia sulle pensioni nella legge di Bilancio è quella sui trattamenti dei medici e di altre categorie del pubblico impiego. E, almeno, per il prossimo anno è finita con un alleggerimento del taglio previsto per l’assegno. Ma la manovra per il 2024 ha un corposo capitolo previdenza che va dal passaggio da Quota 103 a Quota 104 per le uscite anticipate all’opzione donna mantenuta ma corretta, dalla sforbiciata sull’adeguamento degli importi al costo della vita alla conferma dell’Ape sociale, con un ritocco dell’età da 63 a 63 anni e 5 mesi.
Sommario
- Medici salvi, ma solo per la vecchiaia
- Quota 104 con penalizzazioni
- Ape sociale
- Rimane opzione donna
- La sforbiciata sulle rivalutazioni
Medici salvi, ma solo per la vecchiaia
Il governo ha corretto la stretta sulle pensioni (fino a un taglio del 25% della fetta retributiva) per il personale sanitario, degli enti locali, degli ufficiali giudiziari e dei maestri. Saranno salvi i diritti acquisiti al 31 dicembre 2023 e non saranno toccate le pensioni di vecchiaia, mentre resteranno penalizzate quelle anticipate. Medici e infermieri potranno godere di un ulteriore ammorbidimento prolungando la loro permanenza in servizio una volta maturati i requisiti per l’uscita anticipata. I sanitari potranno rimanere in ospedale anche dopo i 40 anni di servizio fino al limite di 70 anni di età (ma con altro provvedimento non si esclude di arrivare a 72). Per compensare l’impatto sui conti pubblici, per tutte le categorie saranno dilatate le finestre d’uscita: a 3 mesi nel 2024, a 4 mesi nel 2025, a 5 mesi nel 2026, a 7 mesi nel 2027 fino a 9 mesi a partire dal 2028.
Quota 104 con penalizzazioni
La scarsità di risorse destinate alla flessibilità in uscita ha determinato un giro di vite sui requisiti delle formule previste per l’anno in corso. Da qui il passaggio da Quota 103 (62 anni di età e 41 di contributi) a Quota 104 (63 anni di età e 41 di contributi). Ma, a ridurre la platea dei possibili pensionandi, oltre che l’aumento di un anno dell’età contribuirà anche il doppio meccanismo penalizzazioni/premi per coloro che andranno via o che resteranno al lavoro.
Ape sociale
Nessuna stretta sull’Ape sociale. Ma sarà possibile accedere al meccanismo per tutto il 2024 con 63 anni e 5 mesi invece degli attuali 63, per i disoccupati, le persone con invalidità almeno del 74%, i lavoratori impegnati in attività gravose e i lavoratori che assistono persone con handicap. Nessun incremento, però, per i contributi richiesti.
Rimane opzione donna
Non si è arrivati all’eliminazione della norma, ma le donne lavoratrici che hanno raggiunto almeno 35 anni di contributi entro il 2023 potranno accedere alla pensione con la formula indicata purché abbiano compiuto 61 anni, requisito ridotto di un anno per ogni figlio fino a massimo due. L’importo della pensione sarà ricalcolato con il metodo contributivo. Restano le restrizioni previste nel 2023 (bisogna essere disoccupate, caregiver o con una invalidità almeno del 74%) così come rimane la finestra mobile di un anno per le dipendenti e 18 mesi per le autonome una volta raggiunti i requisiti per ottenere l’assegno.
La sforbiciata sulle rivalutazioni
Il pacchetto è accompagnato dalla conferma dell’attuale meccanismo di adeguamento all’inflazione. Dunque solo per gli assegni fino a quattro volte il minimo Inps è previsto il recupero pieno dell’aumento dei prezzi, quelli fino a 2.272,96 euro lordi, con incrementi che potranno arrivare fino a 122 euro. Per i redditi più alti scatterà un taglio progressivo: chi ha pensioni oltre le dieci volte il minimo avrà una percentuale sull’aumento dei prezzi del 22% quindi solo l’1,188% a fronte di un’inflazione nel 2023 valutata al 5,4%.