Roma, 14 ottobre 2024 – Giorgia Meloni, a sorpresa, accelera sul varo della legge di Bilancio e fissa già per domani sera il via libera in Consiglio dei Ministri. L’obiettivo politico è duplice: dare un segnale di determinazione del governo sulla gestione dei conti pubblici ed evitare nuove polemiche e ulteriori scontri tra il ministro dell’Economia e gli altri ministri sui tagli di spesa.
E, dunque, entro la nottata di domani il governo varerà i provvedimenti di politica economica per il 2025 da 25 miliardi di euro: un decreto-legge fiscale, il cosiddetto Dpb, Documento programmatico di bilancio, e la legge di Bilancio. Un’operazione che vede la conferma dei principali interventi annunciati: dalla riduzione strutturale del cuneo e dell’Irpef alle misure per la famiglia e la natalità, dalla conferma della flessibilità previdenziale anche per l’anno prossimo alla controversa sforbiciata alle spese degli enti pubblici, fino all’aiuto delle banche, su cui si tratterà fino all’ultimo minuto, ma che non prenderà la forma della tassa sugli extraprofitti, ma di una sorta di anticipo di liquidità degli istituti di credito allo Stato, attraverso la rimodulazione delle scadenze dei crediti di imposta. Mentre, nel decreto, troveranno posto gli anticipi della rivalutazione delle pensioni e degli aumenti nel pubblico impiego, oltre che la revisione delle accise.
L’irritazione della premier per lo stillicidio di annunci, indiscrezioni e polemiche delle ultime settimane è stata crescente. “Ma come? – si sarebbe sfogata con i più stretti collaboratori e anche con qualche ministro –. Teniamo in ordine i conti, e riusciamo anche a dare a famiglie e imprese e dobbiamo passare per quelli che mettono nuove tasse e chiedono sacrifici? Basta. Arriviamo alle misure e si capirà che cosa abbiamo fatto”.
Basta, dunque, con lo stillicidio di dichiarazioni, di fughe in avanti, di proposte e controproposte che hanno agitato, e non poco, anche la maggioranza. E niente bozze in circolazione che aumentano il tasso di caos attorno alla manovra.
È così che Giorgia Meloni ha meditato la mossa, arrivata a sorpresa anche per molti ministri, di portare già domani in Consiglio dei ministri la legge di Bilancio. Per blindare la manovra e mettere al riparo il governo da altre giornate di scossoni e polemiche. Equilibrismi non semplici, per una manovra che già si presentava complicata dal nuovo quadro di regole europee. E che va comunicata con cura, altro nervo scoperto nella fase preparatoria, con quell’evocazione di “sacrifici” che ha fatto saltare sulla sedia la premier, costretta poi a intervenire per aggiustare il tiro.
Il messaggio che deve passare è quello che il governo aiuta i ceti più deboli, sostiene le imprese che trainano un buon andamento dell’economia messo già abbastanza in difficoltà dalle crisi internazionali. E chiede un “contributo” a chi può. A partire dai ministeri che saranno costretti a tirare la cinghia, scegliendo loro però che cosa tagliare per rientrare nei target. Certo difficile, anche con un via libera formale, che a brevissimo i parlamentari possano davvero sfogliare l’articolato del disegno di legge. Il confronto con le banche è ancora in corso per ammissione stessa del ministero dell’Economia.
Anche se una intesa di massima, almeno tra le forze di governo, sarebbe stata raggiunta. Si chiederà un contributo, che altri definiscono aiuto, (con ogni probabilità non solo al comparto del credito) ma saranno messe al riparo le banche del territorio, i piccoli istituti cari a Forza Italia. Nello specifico si lavora sui Dta (Deferred Tax, le imposte differite attive), per allungare le ascendenze come crediti di imposta e garantire maggiore liquidità allo Stato. Sembra escluso un aumento dell’Ires e dell’Irap, ma si è ipotizzato un intervento sulle stock option date ai manager. In discussione anche la norma ribadita anche dal ministro dell’Ambiente Pichetto Fratin, per riallineare le accise di benzina, più alte, e diesel, più basse (la correzione sarà graduale, con l’ipotesi di un cent all’anno in meno per la benzina e uno in più per il gasolio), ed evitare l’infrazione europea.