Roma, 16 dicembre 2018 - Siamo al rush finale. Questa sera, alle 20, a Palazzo Chigi, ci sarà l’ennesimo vertice sulla manovra economica con il premier, Conte. Presenti i vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini, i ministri Riccardo Fraccaro e Giovanni Tria e i viceministri Massimo Garavaglia e Laura Castelli. Obiettivo: risolvere i nodi politicamente più complicati, dall’ecotassa alle pensioni d’oro e mettere a punto la proposta da presentare al massimo entro lunedì a Bruxelles. Ieri, nella capitale belga, i tecnici del ministero dell’Economia hanno continuato a lavorare sui numeri. Ma è a Roma che, per l’intera giornata, Tria, ha lavorato con Conte, per smussare gli angoli e trovare una quadra. La tensione fra i due azionisti dell’esecutivo, Lega e Cinque Stelle, continua ad essere alta. Nonostante i tentativi del leader leghista, Matteo Salvini, di ridimensionare le polemiche sul Reddito di cittadinanza, innescate dal suo luogotenente a Palazzo Chigi, il sottosegretario Giancarlo Giorgetti. «Ci vogliono far litigare da sei mesi, ma noi andiamo avanti. Taglieremo il numero dei parlamentari e faremo le riforme costituzionali». Sul Reddito, annuncia il leader del Carroccio, «rispetteremo quello che c’è nel contratto, siamo uomini di parola». Si fa sentire anche l’altro vicepremier, Luigi Di Maio: «Se ci sarà un accordo con l’Ue sarà per mantenere le promesse, non per tradirle. Altrimenti l’accordo non si fa».
La proposta italiana di portare il disavanzo nominal dal 2,4 al 2,04%, non intacca per niente quello che è considerato a Bruxelles il parametro-chiave per azzerare la procedura di infrazione, ovvero, il deficit strutturale, calcolato al netto del ciclo economico e delle misure una tantum. Qui, i problemi da risolvere sono due. Il primo: i 7 miliardi messi in campo dal governo per ridurre il deficit nominale hanno un effetto nullo su quello strutturale che, secondo gli impegni già assunti, avrebbe dovuto calare dello 0,6%. Per centrare questo obiettivo occorrerebbe fra i 9 e i 10 miliardi. Bruxelles potrebbe concedere una nuova dose di flessibilità accontentandosi anche di una riduzione fra i 2 e i 3 miliardi. Quelli che Tria sta cercando di mettere insieme in queste ore. Ma non basta. Per ottenere la flessibilità Quota 100 dovrà essere considerata una misura temporanea, una sorta di deroga triennale alla riforma Fornero. Di qui la decisione di inserire forti clausole di salvaguardia (con lo slittamento trimestrale delle finestre di uscita) per evitare uno sfondamento della spesa che da 6 scenderà a 4 miliardi Ma di più Salvini non vuole concedere. Un sistema simile si sta studiando per il reddito di cittadinanza, che passerà da 9 a 7 miliardi: una volta raggiunta la platea massima dei beneficiari (4,5 milioni di cittadini) scatterà una lista di attesa e i posti si libereranno non appena i percettori del reddito troveranno un lavoro.
Ma Di Maio resiste: «No a nuovi palletti». Altri 3 miliardi arriveranno dal piano di dismissioni immobiliari che potrebbero transitare attraverso la Cassa Depositi e Prestiti. Per raccogliere le richieste dell’Ue si starebbe ragionando su due ipotesi. La prima, impegnarsi a fare una manovra correttiva dei conti dopo l’aggiornamento del Def. La seconda ipotesi è quella di mettere in campo un aumento graduale dell’Iva fra il 2019 e il 2020. Proposte che, però, prima di essere tradotte in atti concreti, dovranno avere il via libera politico. Ed è già in cantiere un nuovo vertice Conte-Di Maio-Salvini per domani.