Mercoledì 17 Luglio 2024
COSIMO ROSSI
Economia

Verso la manovra. Il governo incalza l’Ue: "Faccia la sua parte per tutelare l’Italia"

Il ritorno di Meloni dopo le vacanze: dureremo 5 anni e faremo le riforme Tajani in pressing su Gentiloni: "Il patto di stabilità sia anche di crescita"

Giorgia Meloni con Marcello Gemmato, sottosegretario alla Salute, e Angelo Palmisano, sindaco di Ceglie Messapica (Brindisi)

Giorgia Meloni con Marcello Gemmato, sottosegretario alla Salute, e Angelo Palmisano, sindaco di Ceglie Messapica (Brindisi)

Roma, 24 agosto 2023 – Bisogno di deficit. Sta tutto qui il problema del governo Meloni in vista della prossima manovra finanziaria e della reintroduzione del patto di stabilità dopo la sospensione causa Covid, che si intreccia con la ratifica del Mes a novembre. Non è un caso che in tre giorni ben tre ministri – Fitto, Giorgetti, Tajani – abbiano fatto presente le difficoltà economiche della manovra e rispetto ai vincoli di bilancio e ancor più comunitari. E non è un caso che nell’intervista sotto l’ombrellone rilasciata a Chi la premier Giorgia Meloni ci abbia tenuto tanto a fare presente quanto l’Italia sia brava a seguire la strada del rigore tracciata da Mario Draghi, giurando che il governo andrà avanti per cinque anni e farà le riforme.

Il governo ha bisogno di poter fare il cosiddetto deficit buono e di superare quel parametro del rapporto del 3 per centro tra deficit e Pil che i Paesi del rigore già giudicano lassista. Questo il messaggio che da tre giorni viene lanciato verso Bruxelles. E che ieri il vicepremier Tajani, in qualità di uomo di collegamento con le istituzioni europee di cui ha presieduto il Parlamento, ha mandato a dire chiaro e conto dal Meeting ciellino di Rimini. "Dobbiamo impedire che anche il Patto di stabilità diventi un Patto che porti alla recessione e al blocco dell’economia europea" come già fa la politica della Bce, dice il ministro degli Esteri. Il messaggio a Bruxelles è chiaro: "Noi da sempre riteniamo che il Patto di stabilità deve essere anche di crescita – dice Tajani –. Non andava bene quello che è stato sospeso con il Covid, la proposta della Commissione Ue va un po’ meglio ma noi riteniamo che si debba portare ancora qualche correttivo per permettere a Paesi come l’Italia di poter non essere aggravati nel rapporto deficit/Pil da spese che non sono volute dal governo" come quelle per la guerra e il Pnrr.

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Perché l’Italia, questo è il senso, sta facendo in tutto la propria parte sul fronte del rigore. "L’Ocse e la Commissione europea hanno rivisto al rialzo le previsioni sul Pil italiano, con una stima di previsione del Pil al più 1,2 per cento nel 2023 – dice infatti Meloni a Chi –. Stiamo dimostrando un’affidabilità maggiore rispetto al resto dell’Eurozona, con una crescita oltre le aspettative e superiore a quella media europea". Meglio di Francia e Germania, rivendica la premier. "Per non parlare dei dati sull’occupazione, con il record di numero di occupati, di contratti stabili e con un tasso di disoccupazione ai minimi dal 2009 – dice Meloni –. Un quadro macroeconomico positivo che, però, ci impone di fare ancora di più e meglio, per consolidare e rafforzare la tendenza".

Il governo , insomma, chiede che anche l’Europa faccia la propria parte allargando un poco i cordoni. E in questo si inserisce anche la trattativa sulla ratifica del Mes, che per l’appunto sarà approvata a novembre dal Parlamento italiano, e su cui gli ambienti di maggioranza si stanno orientando a trovare una mediazione, tantopiù nel caso che l’Europa aiuti sulla finanziaria e il Patto. Il ministro dell’economia Giorgetti, eurodraghiano doc, è stato chiaro sulla manovra: "Non si può fare tutto". Di certo va prorogato l’intervento sul cuneo fiscale (che costa circa 11 miliardi di cui pochissimi coperti al momento). Difficile invece che si possano portare da 600 a 700 le pensioni minime come chiede FI. "Troppo costoso", calcolano a Via XX settembre.

Mentre , riguardo gli interventi a tutela del potere di acquisto delle famiglie e i redditi bassi, la linea è stata declinata senza troppi clamori dal sottosegretario alla presidenza Alfredo Mantovano davanti alla platea del Meeting di Cl, quando ha dichiarato che la sola riforma utile è "la natalità", mentre il viceministro all’Economia Maurizio Leo ha annunciato interventi "solo per le famiglie numerose".